Pernigotti, l’advisor cerca aziende interessate ma la proprietà vende la gelateria
Tre aziende sono interessate alla reindustrializzazione dello stabilimento di Novi Ligure, sia nel comparto cioccolato che in quello della gelateria. Ma la proprietà della Pernigotti va verso la vendita separata
Tre aziende sono interessate alla reindustrializzazione dello stabilimento di Novi Ligure, sia nel comparto cioccolato che in quello della gelateria. Ma la proprietà della Pernigotti va verso la vendita separata
«Il lavoro dell’advisor è stato positivo – ha commentato Tiziano Crocco, segretario provinciale della Uila-Uil – C’è un’azienda seriamente interessata alla reindustrializzazione del sito di Novi, con un piano industriale che guarda al triennio 2020-2022». Se la proposta fosse confermata, circa metà dei dipendenti potrebbe essere reimpiegata. In totale sono cinque gli imprenditori interessati e tre di questi sono intenzionati a produrre sia cioccolato che preparati per gelato. L’advisor ha chiesto che vengano presentati piani industriali dettagliati.
La notizia negativa arriva invece dal settore dei prodotti per gelaterie e pasticcerie, ed era già nell’aria: «Il comparto delle creme, insieme al marchio, alle ricette e a 22 commerciali, è in vendita. A breve ci faranno sapere chi è l’acquirente. Questa divisione rappresentava la “banca” della Pernigotti, e la notizia della vendita ci preoccupa», ha detto Crocco.
«La proprietà ha confermato la volontà di chiudere entro il prossimo 30 aprile la procedura di vendita del marchio del comparto preparati per gelato artigianale e la relativa parte commerciale», ha aggiunto il sindaco Muliere. «Mi pare evidente l’intenzione della proprietà di voler spezzettare l’azienda con l’unico obiettivo di fare cassa senza interessarsi del futuro dei lavoratori. Un comportamento preoccupante perché lo spezzettamento rischia di indebolire il marchio Pernigotti e lo stabilimento novese, e perché non è chiaro se il personale continuerà a lavorare a Novi. Mi auguro che tra le varie proposte la scelta ricada su una azienda intenzionata a produrre sia il cioccolato che i preparati per gelato», ha commentato Muliere.
«Purtroppo la Pernigotti per come l’abbiamo conosciuta è finita oggi», ha aggiunto Piero Frescucci delle Rsu di fabbrica. «Speriamo di riuscire a salvare il maggior numero di posti di lavoro. Abbiamo fatto quattro mesi di dura battaglia, ce l’abbiamo messa tutta, purtroppo le leggi sono tutte a favore di questi signori [la multinazionale turca Toksoz; ndr] che hanno decretato la fine ingloriosa della Pernigotti».
Il 29 maggio si tornerà al ministero per un ulteriore aggiornamento della situazione. Intanto si registrano le prime reazioni politiche. «Con l’annuncio dell’imminente cessione del ramo d’’azienda del gelato e della pasticceria, la proprietà turca sceglie di vendere la Pernigotti a pezzi, facendo quello che in gergo si chiama spezzatino. Una scelta sbagliata dettata unicamente da esigenze di cassa che rischia di indebolire anche il progetto di reindustrializzazione dello stabilimento di Novi Ligure. Siamo ancora in tempo: la proprietà turca venda la Pernigotti nella sua interezza permettendo di salvare un patrimonio del made in Italy e con esso le lavoratrici e i lavoratori da mesi impegnati in una lotta straordinaria», ha detto ad esempio Federico Fornaro, capogruppo di LeU alla Camera e firmatario, lo scorso 17 gennaio, della prima proposta di legge per la tutela dei marchi storici italiani.