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Esche avvelenate, Ariel l’ultima vittima
Dopo il ritrovamento di questi giorni di Ariel, rinvenuta a Pratolungo di Gavi senza vita probabilmente a causa dei bocconi avvelenati, si diffondono timore e rabbia tra i cittadini
Dopo il ritrovamento di questi giorni di Ariel, rinvenuta a Pratolungo di Gavi senza vita probabilmente a causa dei bocconi avvelenati, si diffondono timore e rabbia tra i cittadini
Migliaia di animali selvatici e domestici sono vittima, ogni anno, delle esche avvelenate. Ariel, è solo l’ultima vittima dei bocconi che avrebbero lo scopo di eliminare animali ritenuti nocivi per l’agricoltura o la caccia.
Posizionare esche avvelenate allo scopo di provocare la morte di animali è una pratica del tutto illegale, che nasce da un’usanza del mondo venatorio (una volta consentita per legge) diretta ad eliminare le potenziali concorrenti dell’uomo nella caccia, come volpi, lupi e altri carnivori selvatici, ma anche corvi, gazze e cornacchie, che si cibano anche di uova di altri uccelli.
I bocconi avvelenati, banditi dal 1977, non colpiscono, oltretutto, solo la specie a cui sono diretti. Nelle campagne, oggi sempre più popolate a scopo residenziale e dove sono sempre più presenti animali domestici, ad essere colpiti sono principalmente cani, gatti ma anche rapaci quali poiane e falchi di diverse specie. Sono soggetti all’avvelenamento, infatti, tutti gli individui legati alla stessa catena alimentare. Senza contare i gravi danni provocati all’ambiente. La stricnina, ad esempio, rimane molto a lungo nei tessuti delle vittime, innescando una lunga successione di morti, inquinando suolo e falde acquifere.
Afferma Silvia Berni, responsabile della Lav Alessandria: “Un altro caso che si aggiunge alla lista delle vittime innocenti che finiscono in trappola per l’incoscienza e l’incuria di persone che si devono definire ‘delinquenti’. Questi gesti sono compiuti da persone che non riescono a rendersi conto dei possibili danni che sono in grado di causare ad animali e, potenzialmente, anche alle persone.
Siamo a conoscenza che le Guardie Provinciali della zona stanno facendo il possibile per identificare gli autori di queste nefandezze, e confidiamo nella loro capacità investigativa e perseveranza affinché sia fatta giustizia per gli animali uccisi e perché questi gesti non abbiano da ripetersi.
Chiediamo a tutte le persone che avessero sospetti, di sporgere denuncia, perché tale azione, oltre a rendere possibile l’identificazione e la punizione degli avvelenatori, testimonierà la gravità del problema e renderà meno difficile il percorso per fermare il fenomeno.
Per queste ragioni la LAV ha chiesto al Prefetto di Alessandria di istituire un Tavolo tecnico, così come previsto dall’Ordinanza del Ministero della Salute, tra le istituzioni preposte al contrasto di questo fenomeno criminale.”
Il Codice Penale, nonché la legge quadro sulla caccia n.157/92, vietano espressamente l’uso di esche avvelenate prevedendo sanzioni penali per chi li impiega per abbattere fauna selvatica e animali domestici.
Sono previste sanzioni penali per chi “per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale” o “per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale”, per chi “incrudelisce verso animali senza necessità” e per chi “getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone” (art.544 bis, ter, 727, 674 Codice Penale).
Si tratta di una pratica illegale che – per quanto concerne il fenomeno in zone non urbanizzate – ha le sue radici nello stesso mondo venatorio. Fino al 1977, infatti, l’uso dei bocconi avvelenati era consentito allo scopo di eliminare gli animali carnivori, naturali competitori dei cacciatori. Oggigiorno l’uso dei bocconi avvelenati si configura come bracconaggio.
Posizionare esche avvelenate allo scopo di provocare la morte di animali è una pratica del tutto illegale, che nasce da un’usanza del mondo venatorio (una volta consentita per legge) diretta ad eliminare le potenziali concorrenti dell’uomo nella caccia, come volpi, lupi e altri carnivori selvatici, ma anche corvi, gazze e cornacchie, che si cibano anche di uova di altri uccelli.
I bocconi avvelenati, banditi dal 1977, non colpiscono, oltretutto, solo la specie a cui sono diretti. Nelle campagne, oggi sempre più popolate a scopo residenziale e dove sono sempre più presenti animali domestici, ad essere colpiti sono principalmente cani, gatti ma anche rapaci quali poiane e falchi di diverse specie. Sono soggetti all’avvelenamento, infatti, tutti gli individui legati alla stessa catena alimentare. Senza contare i gravi danni provocati all’ambiente. La stricnina, ad esempio, rimane molto a lungo nei tessuti delle vittime, innescando una lunga successione di morti, inquinando suolo e falde acquifere.
Afferma Silvia Berni, responsabile della Lav Alessandria: “Un altro caso che si aggiunge alla lista delle vittime innocenti che finiscono in trappola per l’incoscienza e l’incuria di persone che si devono definire ‘delinquenti’. Questi gesti sono compiuti da persone che non riescono a rendersi conto dei possibili danni che sono in grado di causare ad animali e, potenzialmente, anche alle persone.
Siamo a conoscenza che le Guardie Provinciali della zona stanno facendo il possibile per identificare gli autori di queste nefandezze, e confidiamo nella loro capacità investigativa e perseveranza affinché sia fatta giustizia per gli animali uccisi e perché questi gesti non abbiano da ripetersi.
Chiediamo a tutte le persone che avessero sospetti, di sporgere denuncia, perché tale azione, oltre a rendere possibile l’identificazione e la punizione degli avvelenatori, testimonierà la gravità del problema e renderà meno difficile il percorso per fermare il fenomeno.
Per queste ragioni la LAV ha chiesto al Prefetto di Alessandria di istituire un Tavolo tecnico, così come previsto dall’Ordinanza del Ministero della Salute, tra le istituzioni preposte al contrasto di questo fenomeno criminale.”
Il Codice Penale, nonché la legge quadro sulla caccia n.157/92, vietano espressamente l’uso di esche avvelenate prevedendo sanzioni penali per chi li impiega per abbattere fauna selvatica e animali domestici.
Sono previste sanzioni penali per chi “per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale” o “per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale”, per chi “incrudelisce verso animali senza necessità” e per chi “getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone” (art.544 bis, ter, 727, 674 Codice Penale).
Si tratta di una pratica illegale che – per quanto concerne il fenomeno in zone non urbanizzate – ha le sue radici nello stesso mondo venatorio. Fino al 1977, infatti, l’uso dei bocconi avvelenati era consentito allo scopo di eliminare gli animali carnivori, naturali competitori dei cacciatori. Oggigiorno l’uso dei bocconi avvelenati si configura come bracconaggio.