Mario Lovelli sui piccoli comuni: “Serve riforma della carta delle autonomie”
Anche l'onorevole Mario Lovelli interviene nel dibattito sui piccoli comuni e sulla loro possibile soppressione e invita ad una pausa di riflessione, per evitare di distruggere realtà locali importanti. La proposta è quella di partire da una riforma ragionata della carta delle autonomie.
Anche l'onorevole Mario Lovelli interviene nel dibattito sui piccoli comuni e sulla loro possibile soppressione e invita ad una pausa di riflessione, per evitare di distruggere realtà locali importanti. La proposta è quella di partire da una riforma ragionata della carta delle autonomie.
“Davvero crediamo che gli enti intermedi non servono? Davvero pensiamo che si possa difendere il nostro territorio, contrastandone l’abbandono e la desertificazione, e garantire servizi adeguati ai residenti senza le Province e sopprimendo i piccoli Comuni sotto i mille abitanti? Per questo parteciperò alla manifestazione promossa da Anci e Uncem lunedì prossimo a Torino: sulla difesa dei Comuni al di sotto dei 1000 abitanti, sulla salvaguardia dei presidi istituzionali in montagna e sul no al drastico taglio dei trasferimenti statali agli enti locali, non è più il momento delle chiacchiere ma dei comportamenti coerenti e lineari. C’è bisogno di uno stop o perlomeno di una pausa di riflessione che non pregiudichi rappresentanze democratiche e servizi erogati ai cittadini. La strada da seguire è quella del riordino e della razionalizzazione dell’amministrazione statale e regionale: non cancellare tout court, ma accorpare le Province rivedendone i confini, istituire le città metropolitane, favorire l’associazionismo tra i Comuni. In Parlamento è ferma da un paio di anni la riforma della Carta delle autonomie: è quella la sede per discutere degli assetti istituzionali”.
“Ciò è tanto più vero anche per quanto riguarda la fusione dei Comuni sotto i mille abitanti e il contestuale accorpamento progressivo delle funzioni per i Comuni sotto i 5000 mila abitanti (quest’ultima prevista nella manovra di luglio), due norme che rischiano di entrare in contrasto e di procurare del male ai cittadini. Se la manovra non verrà prontamente corretta, l’unica conseguenza sarà quella di aver umiliato e indebolito il Piemonte, la sua montagna e i suoi Comuni”.