“Chiudere le Province sarebbe un costo, non un risparmio”
I lavori pubblici, la manutenzione delle strade e quella degli edifici scolastici. Dal suo osservatorio di Palazzo Ghilini lassessore Graziano Moro ci spiega, numeri alla mano, come razionalizzare davvero una serie di attività, e perché invece abolendo le amministrazioni provinciali le spese aumenterebbero. E sulla sua candidatura a sindaco di Novi Ligure rivela che
I lavori pubblici, la manutenzione delle strade e quella degli edifici scolastici. Dal suo osservatorio di Palazzo Ghilini l?assessore Graziano Moro ci spiega, numeri alla mano, come razionalizzare davvero una serie di attività, e perché invece abolendo le amministrazioni provinciali le spese aumenterebbero. E sulla sua candidatura a sindaco di Novi Ligure rivela che?
Allora assessore, non vorrà farci la solita difesa corporativa vero? Con l’aria che tira…
Per niente guardi. Consideri che io ho 57 anni, e sono anagraficamente tra coloro che finora il governo Monti ha penalizzato maggiormente, dal punto di vista del posticipo della pensione. Però riconosco che sta impostando un lavoro serio, in condizioni drammatiche per il Paese. Ma sulle Province mi pare davvero che ci sia in giro troppa demagogia.
Proviamo a fare un po’ di chiarezza?
Allora: se si abolissero le Province domattina, si risparmierebbero sul fronte della retribuzione dei politici (presidenti degli enti, assessori, consiglieri ecc) una cifra largamente inferiore a quella che si andrebbe a spendere su altri fronti, per riorganizzare le attività. Non lo dico io: c’è al riguardo un bellissimo studio dell’Università Bocconi, consultabile anche on line sul sito dell’Upi, l’Unione delle Province Italiane. A meno naturalmente che non si intendano eliminare compiti e funzioni, e licenziare i dipendenti: ma questa ipotesi per fortuna mi pare che nessuno la prenda in considerazione, anche perché porterebbe al caos sul fronte della gestione del territorio.
I lettori più pazienti lo leggeranno tutto: ma, in sintesi?
In sintesi, pensi solo ai dipendenti: i provinciali guadagnano mediamente il 25% dei loro colleghi regionali, per contratto. Ma se li trasferisci in carico alle regioni, mica puoi fare due pesi e due misure. Se non ricordo male, solo lì ci sarebbero circa 650 milioni di euro di costi aggiuntivi, che è assai di più di quanto si spende attualmente per le indennità politiche. Ma la questione vera è la costosa riorganizzazione delle attività e dei servizi.
Stiamo sul nostro territorio, e lavoriamo su qualche numero.
Volentieri: L’80% delle spese della Provincia sono incomprimibili: non solo personale, ma lavoro, formazione, agricoltura. Il resto sono essenzialmente investimenti, già notevolmente “limati” negli anni: e se fermi completamente quelli, si ferma anche l’economia del territorio. Ma vediamo i dettagli dei miei assessorati: noi abbiamo 2.145 chilometri di strade da gestire. E con risorse sempre più scarse, facciamo molta fatica: abbiamo complessivamente 6 strade chiuse, e altre 16 compromesse. Quanto sia vasto e problematico questo territorio credo i cittadini lo sappiano. Consideri, ad esempio, che la Regione ha recentemente rinunciato, per ragioni di bilancio, a finanziare la circonvallazione Ovest tra Novi e Pozzolo. Ebbene, noi avevamo messo da parte, come nostro contributo al progetto, oltre 8 milioni di euro, e abbiamo deciso di utilizzarli su altri fronti, dove saranno utilissimi per far fronte ad emergenze. Ma si immagina cosa succederebbe se di tutto questo dovesse occuparsi la Regione?
Ce lo spieghi…
La Regione dovrebbe aggregare e armonizzare 8 diverse Province, con organizzazioni gestionali diverse. C’è chi ha solo i cantonieri, chi lavora in service, chi con sistema misto. Come minimo dovrebbero creare nuovi profili dirigenziali centrali per gestire il tutto: ma si può gestire tutto il Piemonte da Torino? Ne dubito. Poi ci sono gli edifici scolastici: noi ne abbiamo più di 40, e la manutenzione riusciamo a garantirla, complessivamente, con 10 persone dedicate. Ma a chi passiamo tutto ciò? Ai 7 comuni centro zona? Personale compreso? A parte che, con le ferree regole del patto di stabilità, dubito che possano permettere di acquisire nuovo personale: ma rimane il problema più grande, che è quello dell’economia di scala. Smembrano il patrimonio edilizio provinciale tra i diversi centri del territorio, i costi di gestione sicuramente crescerebbero, anche se non so dirle di quanto. Dubito peraltro che i singoli comuni aspirino a farsene carico.
Insomma assessore Moro, la sua soluzione è: lasciamo tutto come è ora?
Assolutamente no. Io ritengo che il mio partito, il Pd, abbiamo elaborato a livello nazionale una proposta seria e credibile: no all’eliminazione delle Province, sì ad un accorpamento intelligente, che consenta di ridurre e quasi azzerare i costi della politica, ma anche di applicare economie di scala sulle aree di cui abbiamo parlato, e su altre. Riorganizzandole quando serve: esistono comparti come il turismo, il commercio, la cultura, che oggi davvero sono soggetti a duplicazione o triplicazione di competenze tra enti diversi. E lì si può e deve intervenire: senza però commettere l’errore di annullare l’esistenza di un ente intermedio come la Provincia, che a mio avviso ha un ruolo essenziale. Attendiamo comunque con fiducia il decreto del Governo Monti, atteso per aprile, per capire meglio cosa succederà.
Parliamo del suo futuro politico assessore: il suo nome circola come possibile sindaco di Novi Ligure nel 2014. Parteciperà alle primarie?
(sorride, ndr) Direi che è presto, e comunque mi pare che in pole position per Novi ci siano candidature eccellenti: l’attuale assessore al Bilancio Germano Marubbi, che ha lavorato e sta lavorando benissimo, e una figura di valore ed esperienza come il consigliere regionale Rocchino Muliere. Se come credo faremo le Primarie, saranno i cittadini a scegliere, tra una rosa certamente di qualità. A me non l’ha ordinato il medico di partecipare, vedremo. Novi è la mia città, e lì ebbi una splendida esperienza come amministratore dal 1990 al 1994, in una giunta che aveva Angeli come sindaco, e una squadra di cavalli di razza che si chiamavano Mario Lovelli, lo stesso Muliere, Lorenzo Robbiano, Bruno Soro, Nico Andronico, e il compianto Giancarlo Scotti. Diciamocelo: dalle mie parti il centro sinistra ha sempre generato una classe dirigente di ottimo livello. Ma prima di tornare alle urne a Novi, tra poco tocca ad Alessandria. Chissà cosa succederà: e nel frattempo che ne sarà della Provincia? Sono mesi davvero di grande incertezza.