In migliaia con i No Tav per fermare il progetto alta velocità
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In migliaia con i No Tav per fermare il progetto alta velocità

“La terra non si espropria, la dignità non si compra”, era lo striscione di apertura del lungo corteo No Tav al quale hanno parteciato migliaia di persone. Il sindaco di Arquata torna a chiedere che vengano effettuate nuovi campionamenti per amianto e fonti idriche. Prossimo appuntamento domenica 21 ai cantieri a Voltaggio

?La terra non si espropria, la dignità non si compra?, era lo striscione di apertura del lungo corteo No Tav al quale hanno parteciato migliaia di persone. Il sindaco di Arquata torna a chiedere che vengano effettuate nuovi campionamenti per amianto e fonti idriche. Prossimo appuntamento domenica 21 ai cantieri a Voltaggio

ARQUATA SCRIVIA – Cinque chilometri di marcia a ritmo di musica e slogan, partita da Serravalle e terminata ad Arquata Scrivia per dire ancora una volta “no” al terzo valico. Secondo la Questura i manifestanti erano 1.500, secondo gli organizzatori 3.500. Con molta probabilità erano più di duemila. Quel che conta è stato il messaggio lanciato: “La terra non si espropria, la dignità non si compra”, era lo striscione di apertura del lungo corteo.
I manifestanti hanno sfilato sotto gli occhi vigili delle forze dell’ordine, ma è stato necessario il loro intervento: tutto si è svolto in assoluta tranquillità. C’erano, come ormai siamo abituati a vedere nelle manifestazioni contro la linea alta velocità Genova – Milano, famiglie con bambini, anziani, gruppi di amici. Presenti al completo i rappresentanti degli undici comitati locali No Tav, da Novi alla Val Lemme, passando per Serravalle ed Arquata e arrivando fino a Ronco Scrivia. Presenti i delegati Fiom Cgil e Rifondazione Comunista, alcuni rappresentanti di Sel e del Movimento 5 Stelle, ma senza bandiera. A centinaia le bandiere bianche e rosse con la scritta No Tav.
Al termine della manifestazione, hanno parlato due rappresentanti dei proprietari sotto esproprio, che a giugno si sono opposti al Cociv. Dice Martina di Serravalle: “Il mio percorso è stato comune a quello di tanti altri. Un bel giorno, a giungo, ci è arrivata una lettera da Cociv in cui ci viene detto che devono prendere un pezzo delle nostre terre. Ho letto, mi sono informata e mi sono resa conto che questa non è un’opera di pubblica utilità, ma di pubblica distruzione”. Legge il discorso con un po’ di timidezza: “l’ho scritto perchè non sono abituata a parlare in pubblico” avverte. Ma la voce le torna forte e chiara quando dice che “siamo gente pacifica, sappiamo che sarà dura fermare l’opera, ma andremo avanti perchè siamo convinti che quei 6 miliardi di euro, che sono soldi di tutti, vorremo che fossero usati per le nostre scuole, per altre opere, e non buttati a beneficio di pochi”. 
Marina
ha una attività commerciale a Borgo Fornari e sarà probabilmente costretta a trasferirsi: “insieme ai comitati No Tav abbiamo fatto un percorso a piccoli passi che ci ha portato a prendere coscienza del fatto che quest’opera porterà solo distruzione per le nostre terre e le nostre valli”.
Il sindaco Paolo Spineto, unico primo cittadino presente, anche se senza fascia tricolore, ha atteso il corteo all’ingresso del suo comune, Arquata. Un “esempio di come si possa fare politica senza perdere la dignità”, hanno detto gli organizzatori. Suo malgrado, forse, è diventato uno dei simboli della resistenza contro l’opera e, nonostante, anche per dovere istituzionale, abbia accettato il confronto con Cociv, non rinuncia ad invocare il “diritto alla salute” per i cittadini.
I nodi che secondo Spineto vanno sciolti, senza se e senza ma, sono quelli relativi al rischio di presenza di amianto nelle rocce e il rischio per le fonti idriche. “Nella risposta ad una interpellanza parlamentare dell’onorevole Mario Lovelli, il Governo assicura che le analisi sono già state fatte e che sarà fatto un monitoraggio. Ritengo sia una risposta inaccettabile. Analisi corrette devono indicare dove e quando sono stati fatti i campionamenti. Per un’opera che costa 6 miliardi di euro, credo che ci si possa anche permettere di rifarle correttamente, questa analisi”. Sul tema amianto l’amministrazione comunale di Arquata aveva anche chiesto l’intervento del ministro della Salute Renato Balduzzi. “Ma non abbiamo mai ricevuto risposta”. Altro elemento sono le fonti idriche. “Se c’è anche un rischio basso che vengano distrutte delle fonti, ritengo che la popolazione non se lo possa accollare. Non si può pensare di intervenire se e quando verranno intercettate le fonti dagli scavi, occorre saperlo prima”.
Prossimo appuntamento domenica 21, a Voltaggio, per un “pic nic pomeridiano tra le bellezze naturali della Val Lemme e le bruttezze dei cantieri arrugginiti del foro pilota e del campo base della Tav, ianttivi e abbandonati dal lontano 1998 e che vorrebbero riaprire”.
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