Gavi, un assessore nei guai?
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Giampiero Carbone - g.carbone@ilnovese.info  
8 Novembre 2012
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Gavi, un assessore nei guai?

Mario Pestarino, testimone decisivo per l'assoluzione del sindaco Nicoletta Albano al processo per le "giunte fantasma", ora potrebbe finire a sua volta sul banco degli imputati per presunte assenze dal suo posto di lavoro, all'ospedale di Novi

Mario Pestarino, testimone decisivo per l'assoluzione del sindaco Nicoletta Albano al processo per le "giunte fantasma", ora potrebbe finire a sua volta sul banco degli imputati per presunte assenze dal suo posto di lavoro, all'ospedale di Novi

GAVI – “Acquisiremo la sentenza d’appello per valutare eventuali provvedimenti”: l’Asl intende fare chiarezza sulla posizione di Mario Pestarino [nella foto], dipendente dell’azienda sanitaria nel Pronto Soccorso dell’Ospedale di Novi, assessore del Comune di Gavi dal 2006. L’esponente della maggioranza consiliare gaviese, suo malgrado, è stato decisivo nel processo che ha visto imputate il primo cittadino e l’ex segretaria comunale Maria Pia Sciutto: in primo grado le ha portate alla condanna per falso in atto pubblico per le false attestazioni delle presenze sue e di Anna Rabbia alle sedute di giunta mentre in appello è stato fondamentale per farle assolvere.

Tutto è ruotato infatti intorno ai suoi orari di lavoro da luglio a dicembre 2006: circa quaranta delibere di giunta di quel periodo sono state oggetto delle indagini della Procura della Repubblica e poi nei due processi, seppure con esiti ben diversi.
Già in occasione della condanna in primo grado, Albano aveva dichiarato “per quattro timbrature è stato dimostrato che due erano autocertificazioni di Pestarino da lui presentate alcuni giorni dopo essere uscito dal lavoro senza timbrare e una era palesemente falsa”. L’assessore, secondo quanto emerso nel processo a Alessandria, nonostante fosse indicato presente alle sedute, era in realtà al lavoro a Novi.
Durante le indagini aveva dichiarato che “molte volte” le riunioni di giunta avvenivano senza il segretario comunale, verbalizzatore delle sedute. Soprattutto, non aveva chiarito definitivamente se in concomitanza di alcune sedute nelle quali era stato indicato presente era invece al lavoro, salvo poi cercare di fare marcia indietro durante il processo di primo grado.

Sempre il giudice alessandrino aveva però scritto, a proposito delle dichiarazioni di Pestarino: “ha candidamente richiamato incontri informali e verosimilmente casuali durante i quali si discuteva dei vari argomenti, rinviando ad altra data la redazione del verbale, talvolta contenente giorni e orari non coincidenti con quelli reali”.
I legali del sindaco, nel ricorso in appello, hanno infine scritto che “Pestarino si è autocertificato in un momento successivo gli orari di uscita e di entrata dal lavoro ma tali autocertificazioni sono, almeno in un caso, certamente false. Il 28 settembre del 2006 alle 17 si è svolta una giunta e alle 21 il Consiglio comunale, dove Pestarino è indicato presente ma la timbratura dal posto di lavoro indica le 21.50”. Una situazione che ha spinto la Corte d’Appello a credere che l’assessore fosse in municipio e non in ospedale, stabilendo la regolarità delle delibere e assolvendo le imputate.

Ora l’Asl intende capire fino in fondo se nel comportamento del suo dipendente ci sia stato qualcosa di irregolare: “Rispetto alla sentenza di primo grado era stato deciso di tralasciare proprio perché erano possibile modifiche, come è poi avvenuto”. Modifiche che hanno riguardato le due imputate ma non Pestarino.

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