Terzo
Home
Giampiero Carbone - g.carbone@ilnovese.info  
18 Novembre 2012
ore
00:00 Logo Newsguard

Terzo valico, modifiche al piano cave

Modifiche al piano cave del Terzo Valico su tutto il territorio provinciale. La novità principale è quella di Sezzadio; confermata invece la cava a Pozzolo, alla Cascina Romanellotta, dove l'impatto sul territorio sarà notevole.

Modifiche al piano cave del Terzo Valico su tutto il territorio provinciale. La novità principale è quella di Sezzadio; confermata invece la cava a Pozzolo, alla Cascina Romanellotta, dove l'impatto sul territorio sarà notevole.

PROVINCIA – Modifiche al piano cave del Terzo Valico ma tanti dubbi sui rischi di inquinamento per il territorio di buona parte della provincia. Cociv ha depositato la documentazione in Regione cambiando la classificazione e l’utilizzo di alcuni siti rispetto al 2004. Il piano (400 pagine e 20 tavole) è stato illustrato l’altra sera nel municipio di Sale, nella serata organizzata dal Comune, dal Comitato No Tav Terzo Valico di Alessandria e dal Comitato autogestito No Tav Terzo Valico.

La principale novità riguarda senza dubbio il sito di Cascina Borio, a Sezzadio, dove il deposito dello smarino avrebbe messo a rischio la falda acquifera che alimenta numerosi Comuni dell’Acquese e dell’Ovadese, tanto che undici sindaci avevano sottoscritto una lettera contro questa previsione. La cava non dovrebbe più essere utilizzata secondo la nuova valutazione del piano cave 2012. Previsto inoltre meno materiale nella ex cava Cementir di Voltaggio: da 2 milioni a 1,3 milioni di metri cubi.

Confermato invece il massiccio sfruttamento della Cascina Romanellotta a Pozzolo, con 2 milioni di metri cubi di prelievo e dove saranno inoltre depositati 1,3 milioni di rocce e terreno. Alcune cave serviranno quindi per il prelievo, altre per il deposito dello smarino (in totale 5 milioni nei siti in pianura).

A Sale, Alberto Mallarino, ex assessore all’ambiente del Comune di Novi, ha evidenziato come sia previsto “un riutilizzo nei cantieri di 4,5 milioni di metri cubi di materiale scavato (lo “smarino”) nel tunnel di valico su un totale di 11,5 milioni. Dalle cosiddette cave di prestito verranno inoltre prelevati circa 6,5 milioni di metri cubi”. Cociv ha suddiviso i 130 siti controllati in quattro livelli: A per le 11 cave che rispondono alle esigenze del piano e alle prescrizioni del Cipe; B per i 4 siti utilizzabili ma con qualche studio ulteriore; C per le 14 cave da valutare con molta attenzione per la necessità di recuperi ambientali di non facile realizzazione; infine, N, cioè i siti con valutazione negativa per l’eccessivo impatto ambientale. Fra questa rientra Cascina Borio di Sezzadio, dove è concreto il pericolo di inquinamento della sottostante falda acquifera.

Le cave di livello A, cioè certamente utilizzate da Cociv, saranno ad Alessandria (Cascina Bolla per 1 milione di metri cubi, e le due di Cascina Guarasca per 1,3 e 2,4 milioni), a Castelnuovo Bormida (località Noviglia, 225 mila metri cubi), Pontecurone (I Dossi, 289 mila, e Cascina Braccanona, 272 mila), Pozzolo (località Bettole, 400 mila), Sezzadio (località Sopra Badia, 30 mila) e Tortona (Castello Bollo, 416 mila e due in località Castellotto per 1,3 e 2,3 milioni)

Nella categoria B, considerati di riserva, un’altra area a Pontecurone (200 mila metri cubi sempre in località I Dossi), Cascina Guendalina a Pozzolo (1 milione), Cascina Montemerla a Tortona (2,2 milioni) e Castello Armellino tra Tortona e Sale (1,5 milioni).

“I timori – hanno detto il sindaco di Sale Angelo Barco e Tino Balduzzi del Comitato No Tav – riguardano i controlli sui materiali che verranno depositati nelle cave, compito che i Comuni non possono assolvere”. Sottolineato poi il rischio per il deposito del terreno scavato dalla “talpa” che realizzerà il tunnel: le rocce saranno “lubrificate” con sostanze chimiche ma il governo ha stabilito che non si tratta di rifiuti ma di sottoprodotti, quindi smaltibili come intende fare Cociv.

Intanto, ieri pomeriggio a Genova hanno sfilato 1500 persone, secondo gli organizzatori, nel corteo contro il Terzo Valico. Fra di loro, circa 200 cittadini arrivati dalla nostra provincia raccolti dietro lo striscione che recitava “La terra non si espropria la dignità non si compra”, riferito agli espropri che Cociv intende far ripartire da gennaio.