Tav e piano cave, i dubbi dei sindaci
A Torino prima seduta della conferenza dei servizi sul Terzo Valico. Mallarino: "Abbiamo chiesto di valutare l'impatto del traffico pesante per il trasporto dei materiali". Intanto i comitati si preparano agli espropri del 29 novembre
A Torino prima seduta della conferenza dei servizi sul Terzo Valico. Mallarino: "Abbiamo chiesto di valutare l'impatto del traffico pesante per il trasporto dei materiali". Intanto i comitati si preparano agli espropri del 29 novembre
Intanto, l’altro giorno, a Torino, in Regione, prima seduta della conferenza dei servizi sul piano cave del Terzo Valico. Il Cociv e i tecnici regionali hanno esposto a grandi linee le 400 pagine del progetto che contengono tutti i siti di deposito degli 11 milioni di metri cubi di smarino che verrà estratto dallo scavo della maxi galleria tra Genova e Arquata, di cui 4,5 verranno riutilizzati nei cantieri e 7 milioni portati nelle cave di pianura.
“Abbiamo chiesto – spiega Alberto Mallarino, rappresentante dei Comuni nel tavolo tecnico in Regione – di conoscere il piano del traffico. È necessario sapere dove passeranno i camion che partiranno dai cantieri per comprendere il loro numero, l’impatto sulle strade e sulla qualità dell’aria, questo anche allo scopo di proporre eventualmente nuovi siti in luogo di quelli indicati”.
Cociv e la Regione vorrebbero avere tutto pronto entro fine anno. “Un obiettivo che appare piuttosto difficile – commenta Mallarino – considerando che fra le richieste di modifica del progetto del Terzo Valico, che il Cipe ha chiesto di valutare, c’è anche l’eliminazione dello shunt a Novi”. L’amministrazione novese aveva chiesto di eliminare il tracciato del Tav nel basso Pieve per farlo invece passare in città e valorizzare così l’area logistica di San Bovo. “Nel piano cave – continua Mallarino – questa modifica non è stata contemplata. Verrebbero eliminati 6 km di galleria artificiale e la conseguente movimentazione di terra”.
Nella seduta della conferenza dei servizi a Torino non è stato affrontato il piano nel dettaglio. Sono però apparse delle incongruenze che verranno affrontate nelle prossime sedute. Per Cascina Borio, a Sezzadio, in un parte della documentazione si parla di livello C, quindi un utilizzo meno probabile anche se non del tutto escluso. Altrove viene invece indicata nel livello A, quindi ideale come sito di deposito nonostante il rischio per la sottostante falda acquifera.