Omicidio in stazione, condannati in tre
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Sara Moretto - s.moretto@ilnovese.info  
27 Febbraio 2013
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Omicidio in stazione, condannati in tre

Condannati: è questa la sentenza inflitta in rito abbreviato, nella giornata di lunedì, dal gup Stefano Moltrasio per l’omicidio del tunisino trentunenne Moez Chaachiu, ucciso con una coltellata al termine di una rissa, sul piazzale della stazione di Novi Ligure, la sera del 15 dicembre 2011

Condannati: è questa la sentenza inflitta in rito abbreviato, nella giornata di lunedì, dal gup Stefano Moltrasio per l?omicidio del tunisino trentunenne Moez Chaachiu, ucciso con una coltellata al termine di una rissa, sul piazzale della stazione di Novi Ligure, la sera del 15 dicembre 2011

NOVI LIGURE – Condannati. Questa la sentenza inflitta in rito abbreviato, nella giornata di lunedì 25, dal gup Stefano Moltrasio per l’omicidio del tunisino trentunenne Moez Chaachiu, ucciso con una coltellata al termine di una rissa, sul piazzale della stazione di Novi Ligure,  la sera del 15 dicembre 2011.

Sentenza che rispecchia fin nei particolari le pene proposte dal pm Vona, che aveva richiesto 14 anni e 6 mesi di reclusione per il marocchino trentaduenne Hassan Rarhoui, incriminato, oltre che per il delitto, anche per il porto abusivo del coltello e per la rissa che ha preceduto l’omicidio, 9 anni per Orges Llupo, albanese di 29 anni, anche lui coinvolto nella rissa e accusato di omicidio (in “concorso anomalo”, cioè senza la reale intenzione di uccidere) e, infine, 2 anni di reclusione per Mustapha Laqbib, marocchino di 25 anni, partecipe alla rissa.

Annientate quindi le speranze dei difensori, i quali  chiedevano l’assoluzione totale per gli imputati;  smentito l’avvocato Claudio Simonelli, che sosteneva come non ci fossero prove contro Rarhoui, per poi chiedere in un secondo momento l’applicazione dell’attenuante della seminfermità mentale, più le attenuanti generiche. Sulla stessa linea anche i difensori  Piero Monti e Guglielmina Mecucci, legali di Llupo, che richiedevano l’assoluzione, come fatto anche da Francesca Cirio e Alexia Cellerino per Laqbib.

A diversa conclusione è giunto il giudice, che oltre a non scostarsi di una virgola dalle richieste del Pubblico Ministero, ha anche ordinato il pagamento di 50 mila euro in favore della moglie, dalla quale però la vittima era separato, e della figlia, costituitesi parte civile e tutelate da Anna Maria Chiara.

La reazione della difesa non si è fatta attendere e già dalla giornata di ieri gli avvocati hanno annunciato la decisione di ricorrere in appello, in primo luogo i legali degli imputati che si sono arrogati le pene maggiori; agguerrito appare Piero Monti, che dalle pagine della Stampa commenta così la decisione del giudice: “Llupo, come peraltro viene riconosciuto in sentenza, non ha sferrato la coltellata – spiega il difensore- non immaginava che qualcuno fosse armato e che, durante la lite, uscisse un coltello”.

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