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Dolcino: un’interpellanza sul campo in sintetico
È una questione in ballo da tre anni: la realizzazione del campo da calcio in sintetico in zona San Marzano, riportata allattenzione del consiglio comunale da Pino Dolcino, con uninterpellanza che è arrivata in questi giorni sulla scrivania di sindaco e assessore
È una questione in ballo da tre anni: la realizzazione del campo da calcio in sintetico in zona San Marzano, riportata all?attenzione del consiglio comunale da Pino Dolcino, con un?interpellanza che è arrivata in questi giorni sulla scrivania di sindaco e assessore
Secondo quanto riportato dal consigliere, si era parlato per la prima volta della realizzazione del campo in sintetico, in sostituzione del attuale terreno in sabbia, nell’ordine del giorno del 29 novembre 2010, all’analisi della voce “Variazione dotazioni bilancio di previsione esercizio 2010, assestamento”, dopo che nella propria relazione l’assessore Marubbi aveva citato la vendita dell’edificio ex comando della polizia urbana, per 900 mila euro;
“A questa dismissione era legata la sistemazione dei giardini pubblici, 250 mila euro, destinati alla sistemazione di piazza Partigiani”, spiega Dolcino, continuando: “oltre alla cifra di 230 mila euro, trasferita al comitato Sport in Novi, deciso ad impegnarsi nella realizzazione del campo in sintetico. Proprio su questi due “investimenti”, si era espresso con interessamento e soddisfazione tutto il consiglio comunale, tanto che anche da parte mia e di alcuni consiglieri di minoranza c’era stata la volontà di votare con responsabilità a favore, dando fiducia all’amministrazione”. Ora sono però passati circa tre anni e, citiamo testualmente Dolcino, “di risultati non se ne vedono”.
Insomma, sulla questione il consigliere ha alcune domande da porre all’amministrazione comunale: esiste ancora il progetto del prato in sintetico in zona S. Marzano? Se la risposta è si, quando si parlerà della realizzazione? Inoltre, sono stati fatti dei mutui dal comitato Sport in Novi o dal Comune per iniziare e completare l’opera? Ma soprattutto, dove sono i 230 mila euro?