Visti da lontano
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C’era forse bisogno di quest’ultima prova per avere la certezza matematica che ai politici italiani non interessa la volontà popolare se non nel momento del voto. Lo dimostrano i nomi usciti dal cilindro di Bersani, messi a confronti con quelli usciti dai tanti sondaggi fatti dai media.

C?era forse bisogno di quest?ultima prova per avere la certezza matematica che ai politici italiani non interessa la volontà popolare se non nel momento del voto. Lo dimostrano i nomi usciti dal cilindro di Bersani, messi a confronti con quelli usciti dai tanti sondaggi fatti dai media.

LA PECORA NERA – C’era forse bisogno di quest’ultima prova per avere la certezza matematica che ai politici italiani non interessa la volontà popolare se non nel momento del voto.
Lo dimostrano i nomi usciti dal cilindro di Bersani, messi a confronti con quelli usciti dai tanti sondaggi fatti dai media.
I candidati usciti dagli ammuffiti palazzi facevano quasi paura: Giuliano Amato, Franco Marini, Romano Prodi e Massimo D’Alema, ma anche il nuovo che avanza dei pentastellati non è stato da meno, perchè scegliendo Stefano Rodotà ha sicuramente prodotto meglio del pd, ma non rappresenta certo quel cambiamento richiesto a gran voce dal Paese.
E’ una voce forte, basta aprire un qualsiasi social network o forum per leggere l’indignazione di tanti che volevano altri nomi (come ad esempio Emma Bonino o Laura Boldrini) e a questo punto sembra che nemmeno la sinistra sia più in grado di ascoltare la pancia dei proprio militanti, cercando solo strenuamente una quadra per accontentare tutti per arrivare al potere.
Ancora prima di sapere i nomi, si sapeva che l’ala democristiana scalpitava per avere almeno quello scranno, visto che Camera e Senato erano andati a esponenti non certo riconducibili all’area prettamente cattolica; quindi non mi stupisco se all’inizio è stato scelto Marini, però la voglia di cadrega ha veramente accecato Bersani.
Il gioco è chiaro: accontentare l’area moderata e nello stesso tempo anche Berlusconi, in modo da avere la strada in discesa per la formazione di un suo futuro governo.
Gli stessi militanti del pd, però, fanno fatica a ingoiare il rospo e camminare a testa bassa come hanno sempre fatto, forse perché oggi le posizioni al vertice non sono più allineate e coperte come un tempo e c’è chi (forse per opportunismo) dichiara apertamente il proprio dissenso nella scelta del leader maximo, ma anche la base inizia a mugugnare e chiede spiegazioni su queste scelte che sanno di fregatura ed inciucio.
Dove sono finite tutte quelle belle parole su rinnovamento, cambiamento e via dicendo?
Domanda che va posta anche ai pentastellati, perché Gabanelli e Strada a parte, la terza scelta uscita dalle quirinarie appare un “usato-casta” sicuro, in barba ai tanti “arrendetevi” sbraitati da Grillo nelle piazze d’Italia.
Il curriculum di Rodotà è noto: giurista, docente universitario e politico, 80 anni con alle spalle una lunga attività parlamentare nella sinistra (PCI prima, presidente del pds dopo), mentre dal 1997 al 2005 ha ricoperto il ruolo di garante per la privacy.
La rete non perdona ed ecco uscire il profilo di una persona non proprio estranea alla politica e sicuramente non un esponente della società civile, quale in teoria chiedevano i pentastellati.
Lo stesso Grillo, nei suoi strali anti casta, aveva preso Rodotà di striscio, nominandolo in un post sul suo blog del luglio l’anno 2010 (http://www.beppegrillo.it/2010/07/il_blog_lancia.html), quando lanciò una fatwa collettiva contro tutti i tutti i parlamentari che avevano maturato il diritto alla pensione dopo una sola legislatura.
”Ogni parlamentare che non rinunci al diritto di percepire la pensione acquisita dopo una sola legislatura sia maledetto” scriveva, aggiungendo poi diversi nomi di pensionati eccellenti, tra cui ecco spuntare Rodotà con 8455 euro di vitalizio mensile.
Oggi Beppe ha dichiarato: “Rodotà, anche se è anziano, non fa inciuci e inciucetti”, in pratica un onesto vecchio maledetto.
Forse l’accatto hacker non ha colpito solo i server delle quirinarie?
Oppure per opportunismo ci si dimentica della casta quando fa comodo?
Parafrasando il mitico Humphrey Bogart, potremmo dire: è la politica bellezza e tu non ci puoi fare niente!
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