Italiani sfortunati. L’ha deciso un decreto
Nel 2013 il governo ha stabilito una diminuzione delle possibilità di vincere alle slot machine. La dea bendata centra poco: è tutto regolato da un software che fa gli interessi dello Stato
Nel 2013 il governo ha stabilito una diminuzione delle possibilità di vincere alle slot machine. La dea bendata centra poco: è tutto regolato da un software che fa gli interessi dello Stato
Nella pratica il giocatore inserisce le monete, automaticamente smistate tra due diverse casse, una per il montepremi e una per i guadagni del concessionario, finché l’apparecchio non è “pieno” e “si decide a pagare”, secondo lo slang dei giocatori. Qualsiasi habitué di slot con cui possiate parlare avrà le sue teorie e i suoi trucchi riguardo al diverso suono delle monete a seconda di dove cadono e altri parametri esoterici che dovrebbero permettere di predire il magico momento dello svuotamento. Tutte leggende metropolitane ovviamente, giacché troppi fattori (dai periodici reinserimenti di monete da parte dei gestori alla casualità del software) disturbano la previsione. Così facendo, moneta dopo moneta è tristamente facile vedere interi stipendi o pensioni sparire tra simboli colorati e musichette al ritmo di «cento euro ogni venti minuti», come ci racconta un ex giocatore.
Questo per quanto riguarda le tradizionali slot machine, ma non è tutto: il nostro interlocutore ci introduce in un ambiente molto più subdolo e pericoloso, quelle delle “video lottery” o Vlt. Con la legge 184/2008, il governo italiano fa un passo decisivo verso un concetto di stato biscazziere e promotore di ludo dipendenze. Le Vlt elevano la filosofia delle slot tradizionali a un diverso e più raffinato livello di perversione: nessuna restrizione nelle modalità di pagamento delle giocate (banconote, bancomat, carte, tutto è concesso), vincite attraenti più alte (fino a diecimila euro per sala, con jackpot nazionali di cinquecentomila), nessun requisito minimo di redistribuzione delle giocate, apparecchi non autodisciplinati da una scheda interna ma collegati in rete su base nazionale. In teoria, ogni concessionario stabilisce dei criteri di funzionamento per la propria rete di macchinette, peraltro tutte collegate a un server centrale dal Ministero del Tesoro. Il tutto dovrebbe garantire la regolarità delle giocate quanto la tracciabilità delle stesse a scopo di tassazione ma, come facilmente prevedibile, più di metà delle Vlt sul territorio nazionale non hanno mai trasmesso i dati: in quattro anni l’evasione ammonta a 98 miliardi di euro e i clan mafiosi si sono gettati sul mercato, egemonizzandolo.
E i giocatori? Facciamocelo raccontare direttamente da loro: “Le Vlt sono letali, ti rovinano dentro. Giocavo ore, le mai mi tremavano. Continuavo a buttare i soldi nella macchina sperando di rifarci almeno delle perdite ma niente, sono collegate in rete, puoi inserire migliaia di euro e non vincere nulla. Non hai nessuna garanzia, è una truffa legalizzata, se ci caschi non te ne tiri fuori. Io mi sono rovinato, ed ho solo vent’anni”.