Liguria “vietata” agli attivisti No Tav piemontesi
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Liguria “vietata” agli attivisti No Tav piemontesi

"Espulsi" da quattro comuni liguri dieci attivisti No Tav di Novi, Arquata e Alessandria perchè "personaggi pericolosi". "Un atto grave che rievoca il fascismo", dicono dal Movimento che annuncia "Non ci fermeremo". Intanto i sindacati chiedono un incontro urgente in Provincia sul terzo valico

"Espulsi" da quattro comuni liguri dieci attivisti No Tav di Novi, Arquata e Alessandria perchè "personaggi pericolosi". "Un atto grave che rievoca il fascismo", dicono dal Movimento che annuncia "Non ci fermeremo". Intanto i sindacati chiedono un incontro urgente in Provincia sul terzo valico

NOVI LIGURE – Quattro comuni liguri “vietati” per gli attivisti No Tav. In dieci – cinque arquatesi, un novese e quattro alessandrini – si sono visti recapitare dalla questura di Genova un “foglio di via” che “inibisce” – questo il termine che si legge nel provvedimento – l’ingresso, e il transito per tre anni, nei comuni di Genova, Ceransi, Ronco Scrivia e Campomorone. Alla base del provvedimento la presunta “pericolosità” degli attivisti. 
“Un fatto gravissimo, in odore le legge fascista al quale ci opporremo. Per dieci di noi che non potranno essere con il movimento ai prossimi presidi in Liguria, ce ne saranno altri venti”. A dirlo sono gli attivisti che hanno reso pubblica la decisione dell’autorità genovese assunta dopo il presidio dello scorso 10 luglio quando in circa 200 hanno impedito a Cociv di dare esecuzione agli espropri dei terreni lungo la linea dell’alta velocità.
“Lo interpretiamo come un segnale di avvertimento, come un tentativo di avvelenare il clima e dividere il movimento, ma non ci riusciranno”, dice Claudio Sanita, uno dei colpiti da provvedimento. Quel giorno, a Trasta, “nessuno ha usato violenza, è stata un’opposizione pacifica”, ribadiscono gli attivisti.
“Quel che non è pacifico è invece il provvedimento che ha anticipato quel che è accaduto l’altro giorno: la riapertura del cantiere tra Pontedecimo e San Quirico con oltre cento poliziotti in assetto antisommossa.”
Non si arrendono, quindi i No Tav, convinti che “saremo noi a breve a consegnare i fogli di via a Cociv, non ci fermeremo fino a quando non se ne andranno”.
Il 25 ci sarà una mobilitazione attorno all’area del cantiere e il30 e il 31 luglio il movimento annuncia che sarà nuovamente a Trasta, per impedire gli espropri. Due pesi e due misure da una parte all’altra del confine: “in Piemonte tutto sembra tacere, mentre in Liguria, accelerano”. Gli attivisti colpiti dal decreto annunciano che faranno ricorso al Prefetto di Genova e al Tar Liguria.

Intanto, i sindacati Cgil, Cisl e Uil di Alessandria hanno richiesto un incontro urgente alla Provincia di Alessandria sui temi del Terzo Valico,

L’oggetto della richiesta è la riproposizione delle tematiche già poste più di un anno fa rispetto alle quali mancano risposte, soluzioni e trasparenza.

“Pur rendendoci conto che la Provincia non è l’unico soggetto responsabile, – scrivono – continuiamo a pensare che debba però svolgere un ruolo cruciale di coordinamento del territorio affinché si riesca a fare massa critica verso Regione Piemonte (improvvisamente riemersa dal letargo), Governo (per tutte le responsabilità legate ad ambiente nonche attualizzazione del rapporto costi benefici) e Cociv (i cui interessi sono lapalissiani).
Fare ma fare bene e con quale convenienza per il territorio: se siamo alle strette, perché l’opera sta accelerando, bisogna stringere sulle risposte, sulla trasparenza, sul rispetto democratico.
Chiediamo inoltre che la Provincia sia promotrice di un tavolo per lo sviluppo. Perché è evidente che se dobbiamo chiedere ad altri (Regione e Governo), dobbiamo promuovere interesse e condivisione, prima di tutto sul territorio.

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