Ilva, stanato il ‘governo ombra’: 5 arresti
Emersa dalle indagini la presenza di personaggi che, pur non comparendo nell'organigramma dell'azienda agiva, mediava, dava ordini e scavalcava ruoli, garantendo gli interessi della famiglia Riva
Emersa dalle indagini la presenza di personaggi che, pur non comparendo nell'organigramma dell'azienda agiva, mediava, dava ordini e scavalcava ruoli, garantendo gli interessi della famiglia Riva
TARANTO – Cinque persone che non comparivano nell’organigramma dell’Ilva, ma che formavano un “governo ombra” che ufficiosamente e sottotraccia garantiva gli interessi della famiglia Riva, proprietaria del siderurgico tarantino, mediando, dando ordini e scavalcando le gerarchie ufficiali della fabbrica.
Questa la conclusione a cui è arrivata la procura di Taranto, identificando questi cinque personaggi in Lanfranco Legnani, 74 anni, Alfredo Ceriani, 69 anni, Giovanni Rebaioli, 65 anni, Agostino Pastorino, 60 anni e Errico Bessone, 45 anni, ora tutti accusati di associazione a delinquere e tutti, ad eccezione di Legnani (per motivi di età) reclusi nel carcere della città pugliese.
A richiedere le ordinanze di custodia cautelare, firmate dal gip Patrizia Todisco, è stato il procuratore Franco Sebastio, che insieme al procuratore aggiunto Pietro Argentino e ai sostituti Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile e Remo Epifani, ha condotto le indagini. Per venire a capo della questione sono state decisive alcune intercettazioni nelle quali sarebbero emerse le lamentazioni di alcuni dirigenti scavalcati dai componenti di questa struttura parallela.
Secondo gli inquirenti i cinque agivano per conto della proprietà. Insomma, non risultavano nell’organico dell’azienda, ma alcuni di loro erano alle dirette dipendenze del gruppo “Riva Fire” o ingaggiati come consulenti esterni. Quindi persone di fiducia che per un lungo periodo avrebbe garantito la proprietà, scavalcando uomini e ruoli per eseguire la volontà dei Riva.
