Comunità montane, la Regione cambia idea
Approvato dall'Ente un ddl in giunta che punta tutto sulle Unioni montane, mettendo di fatto nel cassetto le convenzioni fra i Comuni
Approvato dall'Ente un ddl in giunta che punta tutto sulle Unioni montane, mettendo di fatto nel cassetto le convenzioni fra i Comuni
Quest’ultima possibilità significa però non ottenere i fondi con i quali attuare le funzioni di tutela, promozione e sviluppo della montagna e quelle già attribuite alle Comunità montane, quali la manutenzione ambientale, il turismo, l’artigianato e produzioni tipiche, il servizio scolastico e alla persona. La Regione infatti intende erogare il Fondo regionale per la montagna solo alle Unioni costituite e operanti al 1° gennaio 2014. In sostanza, le convenzioni dei servizi fra i Comuni vengono messe nel cestino in quanto a possibilità di sopravvivenza economica.
“Con queste nuove norme – ha commentato l’assessore Molinari – si completa la complessa riforma degli enti locali, si chiarisce quali siano e come debbano essere svolte le funzioni della montagna e quali siano i finanziamenti. Le procedure di liquidazione delle Comunità montane potranno procedere in modo ordinato e spedito. Il patrimonio e il personale saranno presto riattribuiti alle nuove Unioni, in modo da supportarne l’attività”.
Di tutt’altro avviso i sindaci, almeno alcuni. “Spero davvero – dice il sindaco di Brignano Frascata, Roberto Mandirola – che la Regione smetta di prenderci in giro. Quanto indicato nel ddl della giunta regionale doveva essere deciso lo scorso anno, non adesso, non si può dire dopo un anno che le convenzioni non servono più. Da Torino dicano chiaramente che la legge dell’ex assessore Maccanti era sbagliata”. Il primo cittadino di Mornese Marco Mazzarello parla di “caos più completo. Sarebbe bastato, nel 2012, dire che l’accorpamento delle Comunità montane attuato nel 2010 era sbagliato e che si tornava alle precedenti Comunità chiamandole Unioni montane, dando a queste i soldi stanziati in precedenza”.
Anche in Val Borbera c’è ancora incertezza sulle aggregazioni. “Stiamo valutando una convenzione delle funzioni con alcuni Comuni dell’alta valle – dice il sindaco di Vignole Giuseppe Teti ma questa novità mi fa solo sperare che la giunta Cota cada il prima possibile. Ogni due-tre mesi cambiano le carte in tavola. La questione, in realtà, è una sola: chi paga gli stipendi del personale della Comunità montana. Se la Regione è pronta a sborsare questi soldi non ci sono problemi, altrimenti anche facendo le Unioni saremo da capo”.
Plauso al ddl invece dall’Uncem (l’unione degli enti montani) Piemonte: “Prevista finalmente una corretta e veloce trasformazione delle Comunità in Unioni per drenare sulle aree montane le risorse dell’Ue. Ci auguriamo un impegno del Consiglio regionale per fare in modo che il Fondo montagna copra le spese del personale delle Unioni. Servono almeno 6 milioni di euro nel bilancio 2014”.
Il 13 novembre il Tar dovrebbe pronunciarsi sul ricorso presentato dalla Comunità montana Alpi del Mare (Cn) contro la nomina dei commissari liquidatori degli enti montani, attesi da marzo. Il rischio di ulteriore confusione c’è.