Uccise la madre, si trattò di una tragedia annunciata?
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Sara Moretto - s.moretto@ilnovese.info  
18 Novembre 2013
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Uccise la madre, si trattò di una tragedia annunciata?

Nelle scorse settimane si è aperta l’udienza preliminare, dopo che il pm Giancarlo Vona ha presentato al gup la richiesta di processare la psichiatra, che visitò Pier Luigi Sommo, per omicidio colposo. Il dramma poteva essere evitato se l'uomo fosse stato trattenuto nella struttura ospedaliera?

Nelle scorse settimane si è aperta l?udienza preliminare, dopo che il pm Giancarlo Vona ha presentato al gup la richiesta di processare la psichiatra, che visitò Pier Luigi Sommo, per omicidio colposo. Il dramma poteva essere evitato se l'uomo fosse stato trattenuto nella struttura ospedaliera?

PREDOSA – Nella giornata del 13 luglio 2010, Pier Luigi Sommo uscì dal Pronto Soccorso di Ovada, dove era stato condotto dopo esser stato ritrovato, nudo, graffiato e scorticato in un bosco. Riportato a casa, a Predosa, nella sera dello stesso giorno, accoltellava a morte l’anziana madre, Franca Pisano. Questa tragedia poteva essere evitata se l’uomo, 36 enne, fosse stato trattenuto nella struttura ospedaliera per un trattamento sanitario obbligatorio?

Questa è la tesi che il padre del matricida, e vedovo della vittima, sostenne dal primo momento fino alla propria morte, al punto di presentare un esposto alla procura della Repubblica per chiedere che la psichiatra che rilasciò Sommo dal Pronto Soccorso, la dottoressa Patrizia Giacobbe, 58anni, finisse sotto processo.

 Nelle scorse settimane si è aperta l’udienza preliminare, dopo che il pm Giancarlo Vona ha presentato al gup Enrica Bertolotto la richiesta di processare la Giacobbe, difesa da Tino Goglino, per omicidio colposo, sostenendo che la sua decisione di non sottoporre Pier Luigi Sommo a trattamento sanitario obbligatorio avrebbe influito sui tragici fatti delle ore seguenti.

Ascoltando le testimonianze di più infermieri, è però emerso come l’uomo, giunto nella struttura ovadese, risultasse lucido e calmo. Il medico affidò quindi Sommo al padre, a patto che lo conducesse al Distretto psichiatrico di Alessandria nella mattinata seguente, dove lei stessa lo avrebbe ricevuto. È possibile, quindi, che la dottoressa Giacobbe abbia semplicemente seguito i protocolli che privilegiano l’affidamento ai famigliari, nel caso manchino i presupposti per un Tso. La domanda si riduce a questo: era possibile scorgere in quelle ore al Pronto Soccorso i segni preannuncianti il folle gesto? E perché Sommo fu lasciato solo con l’anziana madre una volta tornato a casa?

Nel corso del processo si cercherà di dirimere questi punti, per fare chiarezza su questo caso delicato, che vede ora Pier Luigi Sommo parte civile nel procedimento contro la dottoressa Giacobbe. L’uomo, residente in una comunità, dopo un periodo in una struttura psichiatrica, ha ereditato dal padre la costituzione si parte civile nel procedimento. La prossima udienza sarà al 20 febbraio, per la chiamata all’Asl come responsabile civile.

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