Bundy, si riapre la trattativa ma i lavoratori “non mollano”
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Irene Navaro - irene.navaro@alessandrianews.it  
4 Dicembre 2013
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Bundy, si riapre la trattativa ma i lavoratori “non mollano”

Dal primo incontro tra azienda e sindacati arriva un timido segnale: “c'è la disponibilità a rivedere il piano industriale”. Oggi nuovo incontro. Ma i lavoratori non mollano e vanno avanti con il presidio. “Dai sei notti in tenda sottozero, resistiamo”

Dal primo incontro tra azienda e sindacati arriva un timido segnale: ?c'è la disponibilità a rivedere il piano industriale?. Oggi nuovo incontro. Ma i lavoratori non mollano e vanno avanti con il presidio. ?Dai sei notti in tenda sottozero, resistiamo?

BORGHETTO BORBERA – “C’è la disponibilità a rivedere il piano industriale. E’ un primo passo”. Sono le prime parole dei delegati sindacali all’uscita dall’incontro di ieri con la dirigenza dello stabilimento Bundy, nelle sede del municipio di Borghetto (nella foto). Un barlume di speranza che si spegne, però, poco dopo.
La condizione che l’azienda porrebbe è la consegna di una commessa. Ne hanno parlato a lungo, dopo l’incontro, i lavoratori riuniti in assemblea, sotto le tende del presidio davanti alla fabbrica. E la reazione è stata decisa: “non molliamo”. Oggi i sindacati torneranno a trattare con l’azienda nella sede di Confindustria. Intanto il presidio prosegue, nonostante il freddo pungente di questo inverno anticipato.
Da sei giorni ormai gli operai si danno in cambio per presidiare l’entrata e l’uscita dai cancelli. “Non è entrato più nulla”, dicono con un briciolo di orgoglio. Quello, almeno, è rimasto. “Se ci tolgono il lavoro, ci tolgono la dignità e fanno morire non solo le nostre famiglie, ma un’intera valle”. Venti per turno, dentro le tende, “come se fossimo al lavoro. In più, facciamo anche gli straordinari, perchè il presidio non si ferma neppure di sabato e domenica”, racconta Michele. Anzi, “non solo ci rimettiamo lo stipendio, ci autotassiamo anche: 1 euro al giorno per comprare viveri e gasolio”. Segnali di solidarietà ne sono arrivati tanti, dai comuni della valle, dal comune di Alessandria, dai colleghi di altre fabbriche. I lavoratori della Roquette hanno aperto una sottoscrizione per raccogliere fondi, il sindaco del comune di Vignole, Giuseppe Teti, ha fatto arrivare taniche di gasolio per alimentare il gruppo elettrogeno. E’ arrivata anche una lettera da parte dell’associazione Albergatori della Val Borbera e tante testimonianze di ex colleghi o semplici amici. Attestati di solidarietà che aiutano, se non altro, il morale.

Bundy è l’unico stabilimento di grande dimensione della valle a dare lavoro alla gente dei paesi attorno. In tanti arrivano anche da Busalla e Ronco Scrivia. “Lavoro in Bundy dal 2001. Ho visto portare via una linea di produzione, trasferita in Turchia. Non abbiamo mai protestato per non perdere gli ammortizzatori sociali. Ma ora ci sentiamo presi in giro”, racconta ancora Michele. “Il problema che la proprietà del gruppo è di un fondo americano e non gliene frega nulla del fatto che qui a Borghetto abbiamo sempre lavorato bene. Le commesse non mancano. La scelta di delocalizzare risponde ad altre logiche, legate unicamente al profitto” dicono Massimo e Giorgio. “Solo un mese fa il capo del personale ha presentato il piano “Bundy is magic”, parlandoci di nuovi investimenti e di crescita. Ora il nuovo piano parla di licenziamenti. Ci sentiamo presi in giro”. Tanto per rendere pan per focaccia, ieri il direttore del personale è stato accolto da un corteo di fischi e un grande cartello. Un po’ di magia, in effetti, ora ci vorrebbe.

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