Grassano, nove anni e otto mesi all’ex parlamentare
La seduta di venerdì 14 dicembre ha chiuso il secondo processo, il troncone bis, per le imputazioni di tentata truffa e falso con sentenze che hanno lasciato spiazzata la difesa, la quale aveva invocato l'assoluzione. Al banco degli imputati, anche il novese Sergio Cavanna, condannato a 8 anni e 8 mesi
La seduta di venerdì 14 dicembre ha chiuso il secondo processo, il troncone bis, per le imputazioni di tentata truffa e falso con sentenze che hanno lasciato spiazzata la difesa, la quale aveva invocato l'assoluzione. Al banco degli imputati, anche il novese Sergio Cavanna, condannato a 8 anni e 8 mesi
ALESSANDRIA – Nove anni e 8 mesi a Maurizio Grassano, di Alessandria, 8 anni e 8 mesi a Sergio Cavanna, di Novi Ligure, a cui si aggiungono 692 mila euro tra danni patrimoniali e morali da risarcire al Comune di Alessandria.
Queste le sentenze emesse dal giudice Aldo Tirone, che nella giornata di venerdì scorso ha sfoderato pene rivelatesi molto più severe di quelle richieste dal pm Giancarlo Vona, il quale aveva richiesto 5 anni e 10 mesi per l’ex presidente del consiglio comunale di Alessandria ed ex parlamentare e 5 anni e 4 mesi per l’imprenditore novese.
Un colpo di scena che ha lasciato spiazzata la difesa, rappresentata dagli avvocati Luca Gastini e Alberto Genovese, i quali aveva invocato l’assoluzione. La seduta di venerdì ha chiuso il secondo processo, il troncone bis, per le imputazioni di tentata truffa e falso. Non consumata, ma solo tentata, in quanto la cifra richiesta dall’impresa di Grassano, la VeGa di Novi, per il trimestre ottobre-dicembre 2008, non era stata ancora versata dal Comune di Alessandria quando nei primi mesi del 2009 le Fiamme Gialle erano intervenute, portando poi alla luce la vicenda. Al termine del primo processo, gli imputati erano stati condannati in primo grado a 4 anni ciascuno per truffa consumata, sentenza ridotta a 2 anni e 9 mesi in appello e ora in attesa di giudizio in Cassazione. Inaspettate, quindi, le aspre pene a chiudere il troncone-bis.
Nella seduta di venerdì, l’ultimo a parlare è stato Cavanna: “Grassano lavorava per me. L’avevo preso perché era abile nel farmi acquisire lavori e, soprattutto, aveva ottimi rapporti con le banche: mi capitava di aver bisogno di centomila euro, gli chiedevo aiuto, lui faceva qualche telefonata e ottenevo fuori-fido immediati”. Gli ingenti rimborsi che la VeGa si faceva corrispondere dal Comune, per compensare il fatto che le cariche di Grassano gli impedivano di dedicarsi interamente all’attività privata, attirarono l’attenzione della Guardia di Finanza, dando il via alle indagini.