Davide Iacopini, da pendolare ad attore
Partito dalla periferia, a solo 30 anni il novese vanta una carriera di tutto rispetto sia a teatro sia sul grande e piccolo schermo. Nella serata di ieri, sabato 1° febbraio, è tornato in città per calcare la scena del teatro Giacometti
Partito dalla periferia, a solo 30 anni il novese vanta una carriera di tutto rispetto sia a teatro sia sul grande e piccolo schermo. Nella serata di ieri, sabato 1° febbraio, è tornato in città per calcare la scena del teatro Giacometti
A soli 30 anni vanti già una carriera di tutto rispetto sia a teatro sia sul grande e piccolo schermo. Quando è nato il tuo amore per la scena?
“Nel momento in cui mi sono stancato dell’Università. Facevo il pendolare da Novi a Pavia e non ne potevo più di tutta quella nebbia. Un giorno sul treno una mia amica (ballerina bravissima, Nadessja Casavecchia) mi consigliò di dare un taglio alla vita da pendolare e di provare a entrare in una scuola di teatro. Mi ha salvato! Ho trovato a 20 anni un lavoro che adoro: mi sento molto fortunato”.
Partire dalla periferia è stato penalizzante?
“Non direi. Anzi, mi ritengo avvantaggiato rispetto a quelli che sono nati e cresciuti in città. Ormai abito a Roma da cinque anni e posso dire di conoscere sia la metropoli che la provincia. Ho un bagaglio di esperienze maggiore rispetto a chi è nato qui. Forse l’unico grande difetto della provincia è il basso numero di cinema, o meglio, di cinema che non proiettino quasi esclusivamente pellicole molto commerciali”.
Parliamo delle tue ultime “fatiche”: la fiction I segreti di Borgo Lanzi in onda su Canale 5 ti vede protagonista di un intreccio familiare difficile da gestire: una moglie disposta a tutto per ottenere ciò che vuole e un fratello che rientra al paese natio che scompiglia i giochi. La storia è ambientata negli anni Venti, nonostante ciò, forse, certi meccanismi, certi rancori sono attuali?
“La prima puntata della fiction è uscita mercoledì scorso e sta andando discretamente bene. Nel cast ci sono attori che stimo molto. Gli autori sono gli stessi del fumetto Nathan Never e penso abbiano fatto un ottimo lavoro. Le dinamiche sono quelle più classiche e al tempo stesso attuali: la gelosia, il cambio generazionale, l’avidità, diciamo che sono temi che non vanno mai fuori moda…”.
Sabato 1° febbraio eri a Novi, al teatro Giacometti con uno spettacolo che si ispira alla storia di Costante Girardengo e Sante Pollastri. Quale è il tuo ruolo? Che idea ti sei fatto di questi due personaggi?
“Ho scritto e diretto questo spettacolo con due amici, anche loro della provincia di Alessandria e anche loro residenti a Roma, Massimo Poggio e Gualtiero Burzi. Volevamo fare qualcosa che parlasse di casa nostra ed essendo tutti e tre (Massimo in primis) appassionati di ciclismo, la storia di Pollastro e Girardengo era una scelta quasi obbligata. Sono molto contento di aver portato finalmente a Novi questo spettacolo, dopo tre anni di repliche in giro per l’Italia, era proprio arrivato il momento. Per quanto riguarda Sante e Costante, credo sia difficile farsi un’idea precisa di due persone così leggendarie, perché avevano troppe sfaccettature, di sicuro erano parte integrante di un mondo epico, come epiche sono state le loro imprese”.
Sicuramente nella tua carriera fra i lavori più importanti c’è il film Diaz di Daniele Vicari che al Festival di Berlino ha vinto il premio del pubblico, quali sono stati i tuoi sentimenti nell’interpretare e raccontare una pagina così triste della nostra storia?
“Per prepararsi a dovere ho letto e visto un’infinità di documenti sul G8 e nonostante molte cose già le sapessi, sbatterci contro un’altra volta mi ha fatto davvero male, ma è servito a rendere il mio lavoro sul set più consapevole, ne è valsa la pena. Con il film abbiamo aiutato molte persone a ricordare e molte altre a conoscere quello che è accaduto in quei giorni. È sicuramente la mia soddisfazione più grande”.
Puoi svelare ai lettori quali saranno i tuoi prossimi impegni?
“Se tutto va come dovrebbe sarò nella seconda stagione de I segreti di Borgo Larici. Nei prossimi mesi dovrei invece girare due film per il cinema, entrambi italiani, ma i contratti non sono ancora firmati, quindi per scaramanzia non dico niente…”
A Novi da anni si attende la ristrutturazione del teatro Marenco e il dibattito politico sull’opportunità o meno di riportare a nuova vita questa struttura è sempre molto acceso, come “addetto ai lavori” una volta che il Marenco sarà recuperato, come ritieni dovrà essere gestito?
“Sento parlare del Marenco da quando sono bambino, ma sempre e solo durante le campagne elettorali. È come un fantasma, si sa che c’è ma nessuno lo vede. Spero davvero che si riesca a recuperarlo il prima possibile. Per quanto riguarda la gestione so che sarebbe bello vederlo aperto il più possibile, vivo e propositivo dal punto di vista culturale. Il Giacometti, ad esempio, ha una stagione di alta qualità (noi compresi ovviamente…) ma troppe poche repliche totali, è un peccato”.
Secondo te, a Novi ci sono gli spazi per un giovane per avvicinarsi al mondo dello spettacolo?
“Rispetto a Novi non saprei, ma a pochi chilometri di distanza (Genova, Torino, Milano) ci sono molte scuole di recitazione di altissimo livello, le migliori in Italia. Poi una volta che si è finito di studiare e che si è fatta un po’ di esperienza, si può sempre tornare indietro, magari a fare uno spettacolo al Giacometti, magari su Sante e Costante, magari il primo febbraio…”.