Villa Minetta, fantasma dei tempi andati
L'edificio, residenza del conte Edilio Raggio, con un parco di sei ettari e una superficie di circa 4 mila metri quadrati è in ormai stato di abbandono, vittima dell'oblio
L'edificio, residenza del conte Edilio Raggio, con un parco di sei ettari e una superficie di circa 4 mila metri quadrati è in ormai stato di abbandono, vittima dell'oblio
È lo spettro di Villa Minetta, un fantasma reale di cui pochi si ricordano ormai. Per oltre un secolo fu il centro della vita novese e non solo. Lì abitava il conte Edilio Raggio, che fu l’uomo più ricco d’Italia al suo tempo. Un po’ come se Berlusconi vivesse a Novi e qui, e non a Arcore, ci fosse Villa San Martino. Quando il principe ereditario Umberto venne a Novi, il 7 settembre 1877, con il suo numeroso seguito, soggiornò a Villa Minetta. Una targa oggi rubata posta nelle sale della villa ricordava questo momento.
Villa Minetta è senza dubbio la più bella villa di Novi. Con un parco di sei ettari e una superficie di circa 4 mila metri quadrati, si sviluppa su cinque piani. Se fossi un architetto, vi descriverei lo stile della villa. Mi limito invece a dirvi lo stupore di vedere emergere dal bosco questa reggia. Un opuscolo di una società immobiliare che alcuni anni fa la proponeva in vendita la descrive così: “Villa Minetta fu probabilmente realizzata e completata in diversi momenti, ma l’attuale impronta più classica, risalente al Ventesimo secolo, la si deve ad Edilio Raggio, che la disegnò a sua dimora urbana, caratterizzandola con quelli che furono i suoi colori simbolo, il bianco ed il rosa. Questa villa è un susseguirsi di eleganti stanze e di sontuosi saloni, in un rincorrersi di ambienti luminosi arricchiti da colonne e capitelli, volte e pareti affrescate e tetti finestrati, stucchi e decorazioni, che sfociano in questo parco ricco di alberi secolari, di specie e esotiche, prati all’inglese bordati da cespugli fioriti, camminamenti e percorsi che conducono a sorprendenti giochi d’acqua. All’esterno la villa è stata abbellita con stucchi, rilievi, colonne e statue, con un’alternanza cromatica molto ben giocata a creare un tutt’uno con l’ambiente circostante”.
Edilio Raggio, a cui la storia della villa è indissolubilmente legata, fu uno dei personaggi più rimarchevoli della storia della nostra città. Originario di Genova, fu parlamentare per 32 anni, fino alla morte. Armatore di bastimenti, fondò le acciaierie di Cornigliano e la carbonifera di Novi, in cui si producevano mattonelle di carbone per la trazione ferroviaria. A lui si deve la nascita dell’ospedale di Novi, grazie a una donazione esorbitante per l’epoca. Se Raggio era l’uomo più influente di Novi, la sua casa era il polo d’attrazione della vita cittadina della Novi ottocentesca. Alla sua morte, nel 1906, il figlio Carlo saldò, in memoria del padre, tutti i debiti che i novesi avevano al banco di pietà.
La storia di Villa Minetta non finisce con il conte Raggio e la sua famiglia, che lascia la villa verso il 1930 per spostarsi nell’altra proprietà di Villa Lomellina. Arriva la guerra e le sue stanze sono testimoni delle alterne vicende del conflitto. Per gli enormi saloni un tempo testimoni dei balli della Belle Époque risuonano i tacchi degli stivali di un manipolo di Schutzstaffeln, le famigerate Ss con divise nere e un teschio sul cappello, che si sono acquartierati nella Villa. Dopo la liberazione di Roma da parte degli Alleati e nel timore di uno sbarco nel nord della penisola, il Comando Supremo delle Forze armate tedesche riorganizza le unità a difesa delle coste della Liguria. Nasce così il Gal (Gruppo armate Liguria), formato da unità italiane e tedesche, il cui comando prende sede proprio a Villa Minetta. Al comando dell’Armata fu designato il maresciallo Rodolfo Graziani, che prende casa nelle sale della Villa. Graziani fu uno dei più importanti e famigerati gerarchi del fascismo italiano.
Nell’aprile del 1945 sale a Villa Minetta il dottor Trucco, su una “Topolino” con due bandiere bianche montate sul cofano. I partigiani sono già entrati in città, tedeschi e fascisti trattano la loro fuga con il dottore senza colpo ferire e subire. Dalle note tristi di Lili Marleen si passa al più allegro Boogie Woogie. Nelle sale di Villa Minetta arrivano gli americani e nel parco sostano le loro Jeep. Dopo la guerra a Villa Minetta arriva il “Diavolo Rosso”: questo il nome d’arte di Giovanni Palmiri, esponente di una famiglia circense che a causa della guerra non solo non ha più tendoni da montare, ma neppure piazze da rallegrare. La famiglia circense, sfollata, viene ospitata a Villa Minetta forse anche per il fatto che la moglie di Giovanni Palmiri, Mafalda Colin, è originaria di Novi.
Palmiri è famosissimo nell’Italia del tempo. Il suo numero in cui si dondola sulla punta di una canna di bambù alta 50 metri lascia senza fiato tutte le piazze italiane. Il 17 agosto 1947 esegue, primo al mondo, un numero impossibile sui cieli di Milano eseguendo acrobazie appeso ad un trapezio attaccato a un aereo in volo. La carriera di Palmiri finisce nel 1949 a Mestre. Il numero in cui sale al volo su una motocicletta in corsa sul filo riesce male e l’acrobata precipita da 20 metri di altezza sulla piazza, spirando sul colpo. Non tornerà più a Villa Minetta. La famiglia Palmiri nel 1960 è di nuovo a Novi, per uno spettacolo. Nell’occasione un cammello scappa dal circo e getta nello scompiglio il traffico automobilistico. Viene ripreso a Basaluzzo.
Dopo i circensi, la Villa viene acquistata dalla famiglia Spinoglio che ne fa la sua residenza. Nel parco viene costruita una piscina, un campo da tennis e una struttura con saune e spogliatoi. Anche la fortuna della famiglia Spinoglio, che sarà l’ultima a abitare la villa, finisce, e la proprietà va all’asta. Si interessa all’acquisto Dody Al Fayed, che vuole venirci ad abitare con Lady Diana. Ma la loro storia sappiamo tutti come finisce. Nella metà degli anni Novanta la prestigiosa casa d’aste Ponte organizza la vendita di tutti gli arredi della villa. L’opuscolo prodotto in quell’occasione ci mostra gli interni della dimora in tutto il loro splendore. Dieci anni fa la villa passa di mano. Nel 2004 l’industriale Valter Marletti la acquista per 900 mila euro, promettendo di investire 10 milioni nella sua ristrutturazione. Con l’arrivo di Marletti inizia invece il periodo peggiore per la Villa. Cominciano l’abbandono e i furti. Villa Minetta in breve tempo diventa il fantasma di se stessa.
Oggi la villa sta affrontando i suoi ultimi giorni. Senza un intervento urgente e profondo, tra pochi anni sarà solo un ricordo. Le foto ci mostrano chiaramente la condizione di Villa Minetta oggi. Il parco è in abbandono, e nella fitta boscaglia si intravedono appena le antiche decorazioni e le essenze di pregio. Le scuderie, l’unica parte della villa visibile dalla strada, sono state depredate perfino dei pavimenti. All’interno della villa il tetto bucato fa colare acqua fino all’ultimo piano. Le stanze che ospitarono il futuro Re d’Italia oggi sono rifugio di ratti e piccioni. Ognuna delle decine di stanze un tempo era riscaldata da un caminetto di cui ora resta solo un buco e i segni lasciati dai ladri. Chissà ora quegli antichi arredi quale casa adornano.
Gli stucchi e le decorazioni che abbellivano le volte sono precipitati sul pavimento. I parquet di legno del salone delle feste sono marci e ammuffiti. I ladri si sono presi anche i cavi del vecchio impianto elettrico. Lo sporco, la desolazione, regnano. Se chiudi gli occhi nel salone delle danze, risuona nella mente il ballo Excelsior di Romualdo Marenco. Immagini nobili eleganti intenti nelle danze, cappelli a cilindro e donne bellissime. Poi li apri, e vedi un topo che fugge.