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Oda 96, rischio smembramento
Nell'asta a Torino presentata un'offerta per acquistare i macchinari: sarebbe la fine dell'azienda ferroviaria ma resta aperta la trattativa con una ditta interessata a riattivare il sito di Arquata
Nell'asta a Torino presentata un'offerta per acquistare i macchinari: sarebbe la fine dell'azienda ferroviaria ma resta aperta la trattativa con una ditta interessata a riattivare il sito di Arquata
ARQUATA SCRIVIA –
Notizie buone e cattive ieri per l’Oda 96 di Arquata Scrivia.
Nell’asta che si è svolta a Torino, nello studio del curatore fallimentare Walter Bullio, si è concretizzata l’ipotesi smembramento della fabbrica del settore ferroviaio ma, al contempo, potrebbe arrivare a un risultato positivo la trattativa in corso con una ditta interessata a riattivare il sito della Oda, proprietà delle Fs.
190 mila euro la cifra proposta, l’unica, nell’asta di ieri. L’imprenditore vuole comprare macchinari e quant’altro sia asportabile dall’area di Arquata, dove lavoravano circa 30 dipendenti tutti in cassa integrazione straordinaria.
In prima battuta una pessima notizia, che potrebbe significare la fine della storica ditta, fallita lo scorso anno sotto il peso di 7 milioni di debiti con banche e aziende fornitrici. L’offerta dovrà essere accolta dal giudice: ieri l’imprenditore ha depositato una caparra pari al 20% dell’offerta e, non appena avrà l’ok, si porterà via tutto per poi rivenderlo.
La salvezza potrebbe arrivare invece dalla trattativa che il curatore fallimentare sta portando avanti da settimane con una ditta del settore della logistica interessata a lavorare sul sito della Oda 96.
“Auspichiamo – dicono i dipendenti – che questa trattativa possa concretizzarsi, in modo da poter far riaprire l’azienda e tornare al lavoro, in un’ottica di sviluppo per tutta Arquata. Solleciteremo istituzioni e sindacati affinché questa occasione non vada persa”.
La prima asta dell’Oda 90 si era svolta il 10 gennaio ed era andata deserta nonostante le varie aziende interessate. Successivamente, il giudice, nell’approvare lo stato passivo, ha permesso ai lavoratori di accedere al tfr e agli stipendi arretrati, pari a circa 200 mila euro.
Nell’asta che si è svolta a Torino, nello studio del curatore fallimentare Walter Bullio, si è concretizzata l’ipotesi smembramento della fabbrica del settore ferroviaio ma, al contempo, potrebbe arrivare a un risultato positivo la trattativa in corso con una ditta interessata a riattivare il sito della Oda, proprietà delle Fs.
190 mila euro la cifra proposta, l’unica, nell’asta di ieri. L’imprenditore vuole comprare macchinari e quant’altro sia asportabile dall’area di Arquata, dove lavoravano circa 30 dipendenti tutti in cassa integrazione straordinaria.
In prima battuta una pessima notizia, che potrebbe significare la fine della storica ditta, fallita lo scorso anno sotto il peso di 7 milioni di debiti con banche e aziende fornitrici. L’offerta dovrà essere accolta dal giudice: ieri l’imprenditore ha depositato una caparra pari al 20% dell’offerta e, non appena avrà l’ok, si porterà via tutto per poi rivenderlo.
La salvezza potrebbe arrivare invece dalla trattativa che il curatore fallimentare sta portando avanti da settimane con una ditta del settore della logistica interessata a lavorare sul sito della Oda 96.
“Auspichiamo – dicono i dipendenti – che questa trattativa possa concretizzarsi, in modo da poter far riaprire l’azienda e tornare al lavoro, in un’ottica di sviluppo per tutta Arquata. Solleciteremo istituzioni e sindacati affinché questa occasione non vada persa”.
La prima asta dell’Oda 90 si era svolta il 10 gennaio ed era andata deserta nonostante le varie aziende interessate. Successivamente, il giudice, nell’approvare lo stato passivo, ha permesso ai lavoratori di accedere al tfr e agli stipendi arretrati, pari a circa 200 mila euro.