Le minacce ai No Terzo Valico finiscono in Senato
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Giampiero Carbone - redazione@novionline.it  
22 Marzo 2014
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Le minacce ai No Terzo Valico finiscono in Senato

Un attivista del comitato pozzolese si è sentito minacciato dalla frase di un operaio addetto alla sistemazione delle reti della futura cava Romanellotta. Solidarietà in parlamento da Marco Scibona (M5S)

Un attivista del comitato pozzolese si è sentito minacciato dalla frase di un operaio addetto alla sistemazione delle reti della futura cava Romanellotta. Solidarietà in parlamento da Marco Scibona (M5S)

POZZOLO FORMIGARO – È finita all’attenzione del Senato la minaccia di morte che Tino Pronestì, attivista del comitato No Terzo valico di Pozzolo Formigaro, sostiene di aver subìto il 10 marzo scorso da un operaio addetto alla sistemazione della recinzione del futuro cantiere di cascina Romanellotta, dove è prevista una maxi cava di prelievo di ghiaia e deposito di smarino, utile al cantiere del Tav. Pronestì nei giorni scorsi ha presentato una denuncia ai carabinieri per una frase che sarebbe stata pronunciata da un dipendente di un’impresa interessata dai lavori del Terzo valico, la Lande, secondo quanto riportato dal sito del movimento No Tav. Il nome della ditta compare, peraltro, proprio come sub appaltatrice dei lavori nel cartello dove sono indicati i termini di inizio e fine lavori, installato dopo che, il 22 febbraio scorso, i manifestanti hanno rimosso diversi chilometri di reti. “Al mio paese chi butta giù le reti gli viene tagliata la gola, fanno un buco e lo infilano sotto terra” sarebbe la frase pronunciata (in dialetto calabrese, noto al destinatario) nei confronti di Pronestì presso l’area della futura cava.

La Lande smentisce un suo coinvolgimento dell’episodio: “La nostra impresa non ha l’incarico di sistemare le reti del cantiere e quel giorno non c’era quindi nessun nostro dipendente sul posto. Per altro, nessuno nostro dipendente ha origini calabresi”.Cociv, interpellato sul nome della ditta incaricata di sistemare le reti, afferma di non poter fornire il nome, né di questa né di altre sub appaltatrici. Pronestì, da parte sua, conferma la presentazione della denuncia e di aver solo indicato che sul cartello vicino al cantiere è indicata la Lande.

La vicenda, come si diceva, è stata oggetto di un intervento del senatore del Movimento 5 Stelle Marco Scibona: “Tutta la nostra solidarietà e vicinanza a Tino e agli attivisti NoTav del Terzo Valico, e speriamo che anche tutti i politici, gli amministratori, nonché il Prefetto che invocano incessantemente l’isolamento dei violenti vogliano fare altrettanto. Violento è chi pensa di poter minacciare di morte un signore di sessant’anni con l’unica colpa di difendere con amore la terra in cui vive, non chi è da sempre in prima fila nelle iniziative del movimento che si tratti di preparare una polenta o tagliare delle recinzioni, comunque tutte azioni ispirate alla lotta gandhiana”. Secondo il senatore, la Lande sarebbe stata oggetto di un’interpellanza in Senato nel 2010: nel testo “si richiamavano informative del Ros che attenzionavano tale ditta per rapporti con la camorra”.

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