Lo Casale, l’agriturismo “solidale”
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Arianna Borgoglio  
8 Aprile 2014
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Lo Casale, l’agriturismo “solidale”

In provincia di Alessandria tra le numerose aziende a vocazione sociale, si trova l'agriturismo di proprietà di Anna Maria Rivera, che collabora con le istituzioni per offrire ai richiedenti asilo politico ospitalità

In provincia di Alessandria tra le numerose aziende a vocazione sociale, si trova l'agriturismo di proprietà di Anna Maria Rivera, che collabora con le istituzioni per offrire ai richiedenti asilo politico ospitalità

ARQUATA SCRIVIA – Gli esempi di agricoltura sociale non mancano, in Piemonte e nella provincia di Alessandria, dove esistono interessanti casi di inserimento lavorativo e di numerose aziende in cui a mettersi in gioco sono soprattutto le donne e i giovani, che grazie all’agricoltura trovano uno sbocco alternativo ad un futuro incerto e con troppi interrogativi.

E’ questo quanto è emerso dal convegno organizzato da Coldiretti Alessandria, Donne Impresa e Ue.Coop in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria che si è svolto in questi giorni in Camera di Commercio, dal titolo “Agricoltura Sociale: per guardare al di là dell’apparenza”. Le pratiche di agricoltura sociale segnano un percorso che permette di integrare nell’attività agricola elementi di carattere sociosanitario, educativo, di formazione e inserimento lavorativo, di ricreazione, diretti in particolare a fasce di popolazione svantaggiate o a rischio di marginalizzazione.

In provincia di Alessandria esistono numerose aziende a vocazione sociale, tra cui l’agriturismo “Lo Casale” di Arquata Scrivia, di proprietà di Anna Maria Rivera, che collabora con le istituzioni per offrire ai richiedenti asilo politico ospitalità: interessante l’esperienza dei profughi di nazionalità bengalese con regolare permesso di soggiorno che hanno svolto attività lavorative in azienda.

“Nel maggio 2011 c’è stata una forte affluenza di richiedenti asilo politico a causa dei continui e sanguinosi scontri in Libia, al punto da spingere il Governo a mettere a punto il piano emergenza Nord Africa, dando la possibilità a particolari strutture ricettive di dare una mano agli immigrati bisognosi – ha sottolineato Mara Alacqua, nipote della Rivera e coordinatrice del progetto – Abbiamo così deciso di unire la gestione del nostro agriturismo ai miei studi nell’ambito delle politiche per l’immigrazione e dei diritti umani, dando lavoro a undici immigrati ad Arquata, e fondando anche un’associazione, Cambalache, che si occupa di assistenza legale, orientamento alla cittadinanza, corsi di italiano e molto altro”.

L’associazione nasce da una convenzione stipulata tra l’agriturismo, la Prefettura di Torino e la Protezione Civile, e ha ottenuto risultati positivi su due fronti, come ribadisce con soddisfazione Alacqua: “Il contesto agricolo a conduzione familiare è l’ideale per ridare una vita serena e una dignità a queste persone che hanno perso tutto; inoltre, l’associazione e l’agriturismo hanno ridato vita alla realtà locale, lavoro ad alcuni giovani della zona e nuova linfa ai nostri progetti”.

 

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