I gioielli di casa nostra
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Arianna Borgoglio  
1 Maggio 2014
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I gioielli di casa nostra

Un rapido viaggio attraverso i tesori nascosti all'interno degli edifici religiosi della zona di Serravalle: dalla Collegiata dei Ss. Martino e Stefano all'Oratorio della confraternita di San Giovanni Battista, fino alla nuova struttura di Cà del Sole

Un rapido viaggio attraverso i tesori nascosti all'interno degli edifici religiosi della zona di Serravalle: dalla Collegiata dei Ss. Martino e Stefano all'Oratorio della confraternita di San Giovanni Battista, fino alla nuova struttura di Cà del Sole

SERRAVALLE SCRIVIA – La Pasqua appena trascorsa potrebbe aver spinto qualcuno, che solitamente non frequenta gli ambienti ecclesiastici, a entrare in una delle chiese del nostro paese e magari, una volta dentro, ad alzare gli occhi, accorgendosi che qualche piccolo gioiello artistico ce l’abbiamo anche noi. Sì, perché potrà sembrare strano, ma Serravalle non è solo Outlet, centri commerciali, stazioni semi abbandonate o, come affermano i più brontoloni, centro storico in declino.

Serravalle è anche pale d’altare firmate da artisti noti e capaci, dipinti pregiati, spesso nascosti o sottovalutati, opere che, con la dovuta “caccia al tesoro”, andrebbero riscoperte e rese note. All’estero, dove spesso sono un po’ più astuti rispetto a noi, questo auspicio probabilmente sarebbe già divenuto realtà.

Ma partiamo subito con la nostra breve “visita virtuale”, che inizia dalla Collegiata dei Ss. Martino e Stefano, un edificio dalla struttura architettonica tardo rinascimentale, con qualche influenza barocca, ben visibile nella preponderanza delle linee curve e sinuose. La chiesa fu decorata da Luigi Gainotti e da Rodolfo Gambini nel 1911, e presenta alcune raffigurazioni di particolare pregio: il Martirio di Santo Stefano di Giovanni Andrea Carlone, esponente di spicco della nota famiglia di pittori e frescanti genovesi. Un dipinto dalla particolare forza espressiva, dove il colore, nonostante la superficie sia abrasa e rovinata in alcuni punti (urge un restauro!), vibra e trasmette chiaroscuri ricchi di pathos e coinvolgimento psicologico.

Da citare assolutamente anche la Natività di Francesco Campora, allievo, tra gli altri, dei pittori Domenico Parodi e Francesco Solimena. Una scena sacra soave, che ricorda le opere del Palmieri, un altro dei grandi maestri di Campora. Ma la Collegiata merita una visita anche per i pregevoli arredi sacri, dagli ostensori argentei con notevoli dorature, al fonte battesimale marmoreo del 1486, per l’antico organo Serassi, uno tra i più antichi d’Italia e senz’altro tra i più grandi e complessi dell’epoca. Una vera opera d’arte, protetta dalla Soprintendenza artistica del Piemonte.

Ma passiamo ai due oratori serravallesi, quello dei Bianchi e quello dei Rossi, che prendono il nome dal colore delle vesti delle rispettive confraternite religiose. Il primo, l’Oratorio dei Disciplinati dell’Assunta e Santa Croce, è il più antico, datato presumibilmente al 1398, ma forse ancor prima. Tra le opere degne di nota ricordiamo la Deposizione, un gruppo di otto sculture lignee dotato di incredibile forza espressiva, l’Assunta del nostrano Bartolomeo Carrea, che unisce la grazia decorativa tardo settecentesca e l’espressività tipica dell’opera dell’artista, e il Gonfalone di Nicolò Barabino, uno dei maggiori artisti genovesi dell’Ottocento.

L’Oratorio della confraternita di San Giovanni Battista e della Ss. Trinità, detto dei Rossi, è un notevole esempio di barocco genovese, che racchiude in sé il gruppo ligneo policromo della Trinità di Francesco Montecucco, e la Sacra Famiglia con San Giovannino di Valerio Castello, replica del dipinto conservato all’Accademia Ligustica a Genova, opera di uno degli artisti più importanti e prolifici della Genova del Seicento. Interessanti anche gli elementi di “arte minore” ugualmente pregiati, tra cui mantelli processionali in velluto con ricami in oro e argento. Per chi volesse godersi anche una passeggiata nel verde, splendida anche la piccola chiesetta di Montei, vicino alla località Monterotondo, in posizione panoramica tra vigneti e una folta vegetazione che le fa da cornice naturale.

Infine, la più recente delle chiese serravallesi, quella dedicata a Maria Regina, nel quartiere Ca’ del Sole: un centro pastorale all’avanguardia, dallo stile minimale ma di grande impatto. Tra marmi bianchi di Carrara, la statua della Vergine che troneggia splendente sull’altare nella sua candida veste marmorea, e le vetrate coloratissime, che filtrano la luce creando un’atmosfera di grande impatto, propone un esempio artistico nuovo e inedito in un paese come Serravalle, un’opera unica sul territorio.

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