Il rock edonistico dei Roypnol, così è, se vi piace
Pronti per un nuovo cd di successi e qualche inedito, lanciati recentemente sui circuiti nazionali di Radio Deejay: ecco chi sono i Roynol, band che si divide tra Genova e la Val Borbera. Andrea Strano e Nicolò Paoli, figlio d'arte, ne sono i fondatori
Pronti per un nuovo cd di successi e qualche inedito, lanciati recentemente sui circuiti nazionali di Radio Deejay: ecco chi sono i Roynol, band che si divide tra Genova e la Val Borbera. Andrea Strano e Nicolò Paoli, figlio d'arte, ne sono i fondatori
BORGHETTO BORBERA – “Essere Roypnol è una filosofia”. Si definiscono edonistici, sicuramente divertenti, spassosi, provocatori. Sono un gruppo musicale di sei elementi, cinque chitarre, un basso, percussioni, che vivono tra Genova e la Val Borbera: Andrea Strano è “il nonno”, anima e fondatore del gruppo, di professione “camallo al porto di Genova” trapiantato a Borghetto Borbera per amore, insieme a Nicolò Paoli (si, figlio d’arte di cotanto padre che lui non nomina, ma chiama “l’uomo con i baffi”). Serge Cancian, di Borghetto, chitarra e cori e produttore di un’ottimoa formaggetta, ma solo per gli amici; Federico Barattino, geometra di Vignole; gli ultimi entrati nel gruppo sono il bassista Daniele Napolitano (“come il presidente della Repubblica, ma non siamo parenti”) e Serena Bodrato, alle percussioni, unica donna del gruppo, fan della prima ora dei Roypnol, estrazione punk, e si sente. Il gruppo è stato fondato nel 1994, poi rifondato diverse volte, fino alla formazione attuale. Senza pretese di successo, senza promozione, senza case discografiche alle spalle, le canzoni “Zerbino” e “La Professoressa” sono state trasmesse recentemente su Radio Deejay, ed è stato subito un successo.
Da qui in poi, tutte le strade sono aperte, “purchè ci si diverta”.
Il nome della band è una variante al nome di un farmaco antidepressivo, ansiolitico che, se assunto in combinazione con alcool può avere effetti devastanti, tanto da essere utilizzato come allucinogeno. “A me in realtà piaceva il suono, non c’è alcuna altra allusione”, precisa Andrea.
Se proprio si deve trovare una somiglianza o una velata appartenenza con un genere più noto, “diciamo che nasciamo nel contesto grunge, i Nirvana, per intenderci. Ma noi non siamo depressi, al contrario”. Ascoltando le loro canzoni, non c’è che da credergli: ironici, sarcastici, anche quando parlano della fine di un amore (“fermati, ascoltami, non piangere, è difficile dirtelo anche per me… vorrei i miei abiti, sono da te. Sai ci tengo, sono costosi” (libera citazione da “Fermati, ascoltami”).
Per Nicolò l’incontro con il fondatore del gruppo “è stata una chiamata divina”: “mi sento Roypnol in tutto quello che faccio. Tutti fanno canzoni per ‘sfondare’, a noi invece interessa essere così, come siamo. Siamo consapevoli di essere censurabili, e lo siamo anche stati. Ma ‘sfondare’ significa rinunciare alla creatività. Vivere d’arte in Italia è difficile, come altrove, del resto. Non nego che ci siano tante soddisfazioni, ma non anche tanti momenti bui e non è certo una passeggiata”. La domanda, per quanto banale, è inevitabile. Essere figlio di Gino Paoli è di aiuto o di ostacolo, nel mondo della canzone italiana? Non risponde direttamente: “pensare che mi ha chiesto di cambiare cognome… pensavo di ribattezzarmi Pauer (power, potere, in inglese, ma scritto rigorosamente all’italiana: “non sopporto chi canta in inglese, neppure gli inglesi che cantano in inglese”, scherza Andrea, ndr). Secondo me papà è ‘Roypnol’, anche lui, ma non lo sa. In fondo credo che apprezzi quel che faccio, a volte”.
A proposito di censura, racconta divertito Serge (“si scrive alla francese”) di quando furono cacciati in un centro sociale, durante un esibizione a Genova: “con una nostra canzone avevamo fatto arrabbiare un gruppo di femministe”. O di quella volta in cui hanno suonato nudi su un palco. O, ancora, quando in un raduno per motociclisti sono stati allontanati: “eppure avevamo anche scritto una canzone apposta per loro…”
Di concerti ne hanno fatto tanti, tra Genova e la provincia di Alessandria. “In un concorso per gruppi abbiamo passato la prima selezione, poi non ci siamo più presentati…”, dicono. Al concorso in un locale che propone musica dal vivo, sempre in zona, hanno vinto, alla prima.
All’attivo hanno una settantina di canzoni scritte, due album, e un terzo in progetto. “Stiamo selezionando un po’ di testi, già scritti, qualcuno inedito. Vedremo”.
Nella vita quotidiana sono altro, ma sempre un po’ Roypnol. Andrea, Serge e Nicolò sono padri di famiglia. “La paternità ci ha migliorati. Con i nostri figli siamo soprattutto padri”, ma conservano sempre un po’ di sana follia, anche nella quotidianità.
Un nuovo disco, una nuova formazione. La prossima tappa Sanremo? “si, ma per fare altro…”, dice Nicolò. E comunque se dovessimo partecipare, vinceremmo subito, non c’è storia”.