Quanta val Lemme, in quelle pagine di storia e fantasia
Dal primo romanzo della gaviese Deborah Ameri alla storia del Forte di Gavi, raccontata da Armando Di Raimondo, fino ai volumi che raccontano il tragico dramma della Benedicta; Tanti i libri che raccontano e rivivono fatti e eventi, ma anche la quotidianità, del territorio
Dal primo romanzo della gaviese Deborah Ameri alla storia del Forte di Gavi, raccontata da Armando Di Raimondo, fino ai volumi che raccontano il tragico dramma della Benedicta; Tanti i libri che raccontano e rivivono fatti e eventi, ma anche la quotidianità, del territorio
VAL LEMME – “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via”. Così Pavese, ne “La luna e i falò”, introduceva uno dei grandi protagonisti delle sue opere: Santo Stefano Belbo. Non continuando oltre il paragone con così alti esempi, andiamo a scoprire come nel corso degli anni la val Lemme e i suoi comuni abbiano fatto da sfondo a romanzi e saggi.
Nella prima opera della gaviese Deborah Ameri, “Dire sì è una cosa semplice”, pubblicato nel 2013, a fare da cornice all’infanzia della protagonista è Gavi, ritratta come il paese poteva comparire negli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso agli occhi di una bambina: un luogo idilliaco, un angolo di provincia dove le prime comunioni sono “eventi mondani” e il momento più importante dell’anno è la Festa dell’Uva. Crescendo la protagonista, cambia anche l’immagine del paese all’ombra del Forte, che si trasforma in una gabbia di pregiudizi, fatta di persone che “ragionano per stereotipi”, dove l’abitudine è giudicare tutti, dall’apparenza e non dai fatti.
E proprio il maniero che sovrasta Gavi è protagonista de “Il Forte del Castel di Gavi (1528-1797)”. La storia dell’antico Castello diventato fortezza inespugnabile, chiave d’accesso alla città di Genova dalla parte dell’Oltregiogo, descritta da Armando Di Raimondo in una pubblicazione dello scorso anno. Ma c’è un luogo della val Lemme dove, nessuno può dimenticare, si è fatta una parte di storia: la Benedicta. Quest’angolo, nel comune di Bosio, fa da sfondo a “I ribelli della Benedicta”. La raccolta di percorsi, biografie dei caduti e dei deportati, riportati alla memoria da Giovanna D’Amico, Brunello Mantelli e Giovanni Villari nel 2011 per l’Associazione Martiri della Benedicta.