Lovelli ricorda Soro: “Un vuoto improvviso, era un esempio”
"Oreste ha rappresentato forse più di altri il filo rosso che teneva insieme tante storie, anche perché non si è mai sottratto allimpegno della militanza e alla responsabilità dellamministratore - scrive con commozione Mario Lovelli -Perché era un esempio. Lo è stato fino allultimo"
"Oreste ha rappresentato forse più di altri il filo rosso che teneva insieme tante storie, anche perché non si è mai sottratto all?impegno della militanza e alla responsabilità dell?amministratore - scrive con commozione Mario Lovelli -Perché era un esempio. Lo è stato fino all?ultimo"
Stare nelle piazze, in mezzo alla gente, era il suo elemento costitutivo a partire dall’esperienza operaia all’Italsider, passando attraverso le lotte per i diritti sindacali a quelle per la difesa della democrazia messa in discussione dal terrorismo degli anni di piombo. E accanto a questo una vocazione a governare i problemi fuori dai massimalismi verbali con una impronta riformista vera, molto più concreta di tanti che la declamavano solo a parole. Non si capirebbe d’altronde la storia del movimento operaio di matrice comunista in Italia, e ancor più nella nostra Novi, se non partendo da figure come la sua, o come Armando Pagella o Egidio Sonsino o Gianni Bellasera, che ci hanno lasciato negli ultimi anni e che hanno saputo governare una città partendo dall’esperienza delle lotte operaie, quando non della Resistenza.
Né si capirebbe, senza di loro, la capacità di innovazione che quella tradizione politica ha saputo produrre, fino ad arrivare oggi al Partito Democratico. Si chiamava un tempo l’università della fabbrica, quella che noi giovani studenti sessantottini approcciavamo con timore, più di un esame universitario, e che ha aiutato a crescere qualche generazione di militanti politici. Oreste ha rappresentato forse più di altri il filo rosso che teneva insieme tante storie, anche perché non si è mai sottratto all’impegno della militanza e alla responsabilità dell’amministratore. Perché era un esempio.
Lo è stato fino all’ultimo. E perciò, mentre non ha mai mancato una presenza (anzi, ne è stato l’“anima”) nelle feste dell’Unità, poi diventate feste democratiche, il suo ruolo riconosciuto nell’amministrazione comunale e poi in particolare nel settore della gestione dei rifiuti, ne ha fatto un punto di riferimento a livello pro-vinciale, cui si sono rivolti con fiducia sindaci di tutte le parti politiche. Con sofferenza, ma con determinazione Oreste era ancora riuscito a votare, la domenica precedente, per essere partecipe di un risultato storico per questo suo nuovo/vecchio partito che sentiva come la “sua” casa. Ma Gabriella, Sonia e Ivana sanno l’amore e la dedizione che ha dato prima di tutto a loro, alla “sua” famiglia. Alla quale ci stringiamo con affetto in un momento di grande dolore.
Mario Lovelli