Nel Portino il passato medievale sopravvive
Un viaggio nel passato, per le bellezze di Gavi, fino al XIII secolo, quando per entrare nel borgo sareste passati per quella che è lultima delle porte medievali di Gavi ad essere interamente sopravvissuta fino ai giorni nostri, Il Portino
Un viaggio nel passato, per le bellezze di Gavi, fino al XIII secolo, quando per entrare nel borgo sareste passati per quella che è l?ultima delle porte medievali di Gavi ad essere interamente sopravvissuta fino ai giorni nostri, Il Portino
GAVI – Continua con un salto indietro di qualche secolo il nostro viaggio per le bellezze di Gavi. Dobbiamo tornare nel XIII secolo, quando per entrare nel borgo (o per assaltarlo, vedete voi) sareste passati per quella che è l’ultima delle porte medievali di Gavi ad essere interamente sopravvissuta fino ai giorni nostri, Il Portino. Indagando su questa costruzione, abbiamo scoperto come essa risalga proprio ai primi anni del Duecento, quando Gavi divenne oggetto delle attenzioni dei genovesi, freschi della vittoria contro i Marchesi Obertenghi, dei quali avevano così conquistato i domini.
Lo scopo del Portino era difensivo: la sua struttura esterna rendeva impossibile per gli assedianti attaccare frontalmente la città. Inoltre è ancora visibile una caditoia, progettata e costruita per far cadere su chi veniva preso dalla fantasia di assediare Gavi proiettili, frecce e sabbia rovente che, finendo tra le maglie della cotta di ferro indossata dai soldati nemici, diventava un’autentica tortura. Che dire, non c’è da stupirsi che il medioevo non sia rimasto celebre per lo spirito di accoglienza verso i nuovi arrivati in città.
Il Portino non è però l’unica vestigia degli anni a cavallo tra XII e XIII secolo rimasta a Gavi. Del periodo, cruciale per la storia del borgo, si può ammirare anche la chiesa di San Giacomo. Il primo documento che conferma l’esistenza di quella che è tutt’oggi la parrocchia di Gavi risale al 1172. È nel XII secolo infatti che la Chiesa, fu eretta seguendo i dettami dello stile romanico sui resti di un ospizio per i pellegrini. Risalente al periodo di costruzione anche il portale e la rappresentazione dell’”Ultima Cena”, racchiusa nell’architrave. L’interno risente invece delle trasformazioni subite nel periodo barocco.