Le storiche cinque fontane piene di stelle
Rappresentano la testimonianza dei diversi momenti storici della città: piccoli gioielli in piazza San Pietro, viale Saffi, piazza delle Stazione, piazza della Collegiata e in largo Valentina
Rappresentano la testimonianza dei diversi momenti storici della città: piccoli gioielli in piazza San Pietro, viale Saffi, piazza delle Stazione, piazza della Collegiata e in largo Valentina
Ritornando, invece, alle “storiche” cinque fontane, esse sono: la fontana di piazza Collegiata, la fontana di piazza San Pietro, la fontana dei giardini pubblici di viale Saffi, la vecchia fontana di piazza della Stazione, la fontana di largo Valentina. Tutte hanno un “qualcosa” da raccontare essendo una viva testimonianza dei particolari momenti storici e degli eventi che hanno interessato la città nel corso degli anni.
La fontana di piazza della Collegiata è la più antica in quanto è stata ultimata nell’anno 1823. La sua costruzione è legata a un episodio degli ultimi momenti del periodo napoleonico: esiliato Napoleone all’Elba, l’esercito confederato composto dagli inglesi e dai loro alleati, conquistata Genova, si apprestava a dare l’assalto al forte di Gavi, ancora in mano ai francesi. Il comandante della guarnigione Bernardino Poli ordina la resistenza a oltranza e invia a Novi un reparto di soldati con alcuni carri con l’ordine di prelevare 200 quintali di sale da un grande deposito per approvvigionare il forte che di lì a poco sarebbe stato stretto d’assedio. I responsabili del deposito si rifiutarono di soddisfare le pretese dei francesi e non consegnarono quanto ri-chiesto, appoggiati dalla popolazione che si era riversata sulle strade per impedire quel prelievo di risorse che considerava appartenenti alla comunità.
La protesta e la sollevazione dei novesi si rivelò purtroppo inutile in quanto, dopo pochi giorni, entrarono in città le truppe inglesi, comandate da Lord Bentink, che, nonostante le rimostranze dei novesi, provvidero al sequestro sia del deposito del sale che del tabacco promettendo comunque un congruo risarcimento una volta effettuata la vendita delle merci in questione. La promessa fu mantenuta e fu proprio Lord Bentink, dopo qualche tempo, a consegnare alle autorità municipali una cospicua somma di denaro. Si decise pertanto di utilizzare questa somma per rammodernare l’acquedotto civico e costruire una fontana di marmo che desse decoro alla piazza della Collegiata. I lavori di rifacimento dell’acquedotto si conclusero nel 1816 e subito dopo si affidò l’incarico dell’ideazione della fontana all’architetto Cervetto di Genova.
Questi presentò alcuni progetti e fu prescelto quello che proponeva una vasca circolare con al centro un basamento sormontato dalla figura di un pastore dalla cui zampogna s’innalzava uno zampillo. Appoggiate al bacino maggiore vi erano due vasche sormontate da due mascheroni muniti di rubinetto, affinché si potesse attingere acqua. La realizzazione dell’opera fu affidata nel 1820 allo scultore genovese Giuseppe Gaggini (1791-1867) che portò a termine i lavori nel 1823. I novesi andavano così orgogliosi della bontà dell’acqua della loro fontana che quando un forestiero non era gradito dicevano: “Stemu atainti che chilè u-n baiva l’egua da Culegiota, durèstu u-n va pù via da Nove” (“Facciamo attenzione che quel tipo non beva l’acqua della Collegiata, altrimenti non va più via da Novi”).
La fontana della Collegiata è stata recentemente restaurata su iniziativa del Comune di Novi e con il prezioso contributo del Rotary Club di Novi. È stato rifatto sia l’impianto elettrico che quello idraulico ed è stata eseguita una pulitura della fontana e un trattamento antiossidante. Nuovi sono anche i rubinetti da cui scaturisce acqua potabile.
Non molto grande ma aggraziata è la fontana che si trova di fronte alla chiesa di San Pietro. Su di un basamento squadrato ornato da un piccolo mascherone munito di rubinetto che aggetta su un bacino di marmo non molto rilevato, si innalza un’agile colonna sulla quale appoggia una vaschetta circolare dalla quale si erge un putto sovrastante un delfino munito di zampillo. È opera dello scultore novese Michele Sansebastiano (1853-1907) che modellò la fontana appena sedicenne: appartenente a una famiglia di artisti, superò ben presto in abilità il padre e il fratello. Frequentata a Genova l’Accademia Ligustica, completò la sua formazione a Firenze presso lo scultore Rivalta.
Nel 1891 vinse un concorso internazionale bandito dal governo del Brasile per la costruzione del monumento commemorativo della proclamazione della Repubblica di quella nazione. Ciò gli diede grande fama e gli procurò molte commissioni di lavoro da parte di privati per sculture ornamentali da realizzare in ville e palazzi. Tra le sue opere più note sono da annoverarsi notevoli monumenti sepolcrali nel cimitero genovese di Staglieno. È purtroppo da ricordare che il putto, qualche anno fa, è stato gravemente vandalizzato da ignoti ed è stato sostituito da una copia comunque di ottima fattura.
La fontana dei giardini pubblici, come del resto la fontana della stazione e la fontana di largo Valentina, è opera dell’architetto novese Gian Serra (1891-1964) cui si devono anche i progetti per alcuni palazzi novesi, il più importante dei quali è il Palazzo Dellepiane, in puro “stile Novecento”, che fa mostra di sé all’angolo tra via Cavallotti e viale Saffi. Convinto interventista, allo scoppio della Grande Guerra, Gian Serra si arruolò volontario nel Corpo degli Alpini per poi, terminata la guerra, laurearsi in architettura a Perugia. A lui, affermatosi come apprezzato professionista, la locale sezione del Partito Fascista affidò l’incarico di progettare una fontana luminosa da collocare nei giardini pubblici a perenne memoria dei “martiri fascisti”.
La fontana, solennemente inaugurata il 5 agosto 1930, ha forma ottagonale e consta, a livello del terreno, di una prima vasca del diametro di quasi nove metri che, allora, era ornata su quattro lati da rigogliosi cespugli nani di alloro: in essa l’acqua precipita da una seconda vasca sopraelevata, la quale è sovrastata da un terzo bacino formato da quattro pareti smussate, alternate ad altrettante facce piene, originariamente recanti quattro pannelli su cui erano incise frasi celebrative. Una quarta vasca, sempre di pietra, a forma di coppa, raccoglie l’acqua che cade da un bacile di bronzo (un tempo dorato e sorretto da una colonnina scanalata ricordante il fascio littorio). Alla fine della Seconda Guerra Mondiale furono asportate la colonnina e tutte le lapidi commemorative.
La costruzione della “vecchia” fontana di piazza della Stazione – composta da una vasca circolare a livello del terreno ornata di tre calici di fiore stilizzati, due esterni più bassi e uno centrale più grande, tutti muniti di zampillo – risale agli anni Cinquanta del secolo scorso. La fontana fu collocata al centro della piazza dove un tempo faceva bella mostra di sé (dal 1880) una statua in marmo di Vittorio Emanuele II rimossa in seguito un decreto del 1944. La fontana, in seguito ai lavori per la costruzione del parcheggio sotterraneo della piazza, ha dovuto essere spostata e collocata su di un lato della piazza.
La statua di Vittorio Emanuele, dopo un lungo e indisturbato sonno di svariati decenni in qualche magazzino comunale, attualmente è collocata nel cortile della biblioteca civica, in via Marconi. La fontana di Largo Valentina è formata da un’ampia vasca in cemento, di forma circolare leggermente rastremata verso l’alto. La parete esterna presenta un motivo ornamentale geometrico in rilievo. Il manufatto è in sé pregevole ma purtroppo, da numerosi anni, non è più alimentato dall’acqua e la grande vasca circolare è attualmente utilizzata per ospitare una aiuola.