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    Andrea Vignoli  
    3 Agosto 2014
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Piccoli segni del tempo, di cui non ci accorgiamo più

    Novi nasconde angoli che raccontano una storia: i colpi di mitragliatrice sull'hangar dell'aeroporto Mossi; l'insegna sbiadita e nascosta del cinema Marconi, nell'omonima via; la palla di cannone incastonata nell'intonaco di una casa in via Roma, in ricordo della battaglia di Novi nel 1799

    Novi nasconde angoli che raccontano una storia: i colpi di mitragliatrice sull'hangar dell'aeroporto Mossi; l'insegna sbiadita e nascosta del cinema Marconi, nell'omonima via; la palla di cannone incastonata nell'intonaco di una casa in via Roma, in ricordo della battaglia di Novi nel 1799

    NOVI LIGURE – La storia ha lasciato grandi segni nella nostra Novi Ligure: palazzi nobiliari, chiese, facciate dipinte. Molti testi e molte guide citano le bellezze più o meno notevoli della nostra città. Il tessuto urbano di ogni città è il frutto delle trasformazioni del tempo, e del vissuto delle persone che sono venute prima di noi. Accanto ai tanti segni importanti del tempo che hanno dato vita a strutture grandi, oggi magari riattate a nuovo uso oppure abbandonate e in disfacimento, abbiamo tanti piccoli segni del tempo di cui oggi non ci accorgiamo più,sebbene magari siano davanti ai nostri occhi tutti i giorni. 
     
    Durante le ricerche per la rubrica sui “Lan” (Luoghi abbandonati novesi) mi sono imbattuto in tanti piccoli segni, invisibili, da decifrare, che testimoniano anche loro le trasformazioni che la nostra città ha avuto, il suo passaggio nella storia. Piccole testimonianze davanti alle quali magari passiamo tutti i giorni, senza accorgercene. 
    I colpi di mitragliatrice sull’hangar dell’aeroporto Mossi, ad esempio, lasciati dagli aerei francesi all’inizio della seconda guerra mondiale. L’insegna sbiadita e nascosta del cinema Marconi, nell’omonima via. La palla di cannone incastonata nell’intonaco di una casa in via Roma, in ricordo della battaglia di Novi nel 1799. I negozi chiusi che un tempo ospitavano le tripperie, fondamentali nell’alimentazione novese fino al boom economico. L’asta portabandiera con ancora lo stemma fascista all’aeroporto. 
     
    Sono segni del passaggio del tempo, come quella cicatrice ormai invisibile sul ginocchio che ci ricorda quando, bambini, giocavamo a nascondino. Solo noi, che ci ricordiamo quel momento, riusciamo a dargli significato. 
    C’è un segno che può essere preso come simbolo di queste innumerevoli cicatrici del tempo sulla nostra città. Un segno che ci ricorda i momenti terribili della seconda guerra mondiale, e di Novi occupata dalle truppe tedesche. 
    Ognuno di voi che legge vi è sicuramente passato davanti, probabilmente senza notarlo. Si tratta del foro preparato dalla Wermacht nel 1944 per far saltare il ponte della ferrovia sopra viale Saffi. L’esercito tedesco aveva ormai capito che non poteva arrestare la risalita delle truppe alleate lungo la penisola, e la lotta di liberazione partigiana. Prima di lasciare le zone occupate, cercava di rendere inservibili le infrastrutture che si lasciava dietro. 
     
    Per far saltare il ponte ferroviario, che avrebbe bloccato la linea tra Genova e Torino, venne predisposto un foro di mina circolare di circa un metro di diametro sulla massicciata del ponte. Lo potete vedere a destra, sul lato della massicciata che delimita i giardini di piazzale Indipendenza. Il foro venne riempito di esplosivo ed era pronto per essere fatto brillare facendo crollare il ponte e i binari che vi passano sopra. I tedeschi alla fine vennero convinti con una trattativa partigiana ad abbandonare Novi nottetempo, di nascosto, quasi senza colpo ferire. L’esplosivo venne recuperato e il foro chiuso. Ancora oggi possiamo vedere il rattoppo circolare sul muraglione. 
     
    “È delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra”, fa dire Italo Calvino a Marco Polo nelle sue “Città invisibili”. 
     
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