La poesia secondo Rossano Pestarino
Uscita in queste settimane ed edita da "La vita felice", l'autore pozzolese torna con una nuova e più matura pubblicazione, "Lingua che non so". Si tratta di un percorso che raccoglie immagini dall'esterno, lungo un continuum , che è quello di una lingua che l'autore ha perso e desidera ritrovare
Uscita in queste settimane ed edita da "La vita felice", l'autore pozzolese torna con una nuova e più matura pubblicazione, "Lingua che non so". Si tratta di un percorso che raccoglie immagini dall'esterno, lungo un continuum , che è quello di una lingua che l'autore ha perso e desidera ritrovare
Pestarino scrive poesie da sempre e proprio la poesia è diventata anche il suo lavoro, tramite l’insegnamento all’Università di Pavia: “La poesia è la mia vita. Ho imparato ad apprezzarla sin dai tempi della scuola, quando frequentavo il liceo classico di Novi. Di quegli anni ricordo con affetto Alberto Pedemonte, mio docente di letteratura, che nelle sue lezioni ci insegnava a capire e amare la poesia con una profondità straordinaria. Poi la mia passione è continuata all’università, insieme al professor Franco Gavazzeni, che ha accompagnato i miei studi sino al conseguimento del dottorato. Ad aiutare la mia formazione è stato, però, anche l’insegnamento di lettere che ho svolto nella scuola media di Spinetta, prima di diventare ricercatore universitario”.
Una passione, quella per la poesia, che si è trasformata in un libro soltanto due anni fa, con la pubblicazione di “Lune d’Honan”, una raccolta di versi che copriva un ampio arco temporale. E oggi, a distanza di soli due anni, è arrivato il secondo libro: “Dopo la mia prima raccolta è come se avessi ritrovato l’entusiasmo di scrivere, così sono arrivato a una nuova pubblicazione, molto più strutturata rispetto alla prima»”.
“Lingua che non so” non è, infatti, una semplice raccolta di versi, ma un vero e proprio percorso che raccoglie immagini dall’esterno, lungo un continuum, che è proprio quello di una lingua che l’autore “non sa”, o meglio che ha perso e che non riconosce più, ma che vuole ritrovare, attraverso lo sforzo del ricominciare a scrivere. Una lingua, quella di Pestarino, che diventa anche sinonimo di un mondo, che spesso rimane sconosciuto, ma che si cela a poco a poco, con immagini – dal valore quasi pittorico – che alternano momenti negativi (più legati alla realtà dei fatti), a scorci positivi (che derivano da valori ai quali l’autore vuole rifarsi). Per il futuro Rossano non si sbilancia, ma assicura ai suoi concittadini che in cantiere c’è già un nuovo libro, forse ancora più legato alla poesia come un organismo, fatto di testi in grado di dialogare tra loro.