Novesi doc e stranieri, disoccupati e partigiani: tutti insieme per ripartire
Alla caserma Giorgi, presso il comando della polizia municipale, si raccolgono i nominativi dei volontari disposti a dare una mano per ripulire la città. E si scopre che alla fine le divisioni non contano
Alla caserma Giorgi, presso il comando della polizia municipale, si raccolgono i nominativi dei volontari disposti a dare una mano per ripulire la città. E si scopre che alla fine le divisioni non contano
Ieri dall’alba presso il comando di polizia municipale, alla caserma Giorgi, si è attivato il centro di coordinamento dell’emergenza. Come già era successo per il terremoto del 2003, anche i rappresentanti della politica locale si sono messi a disposizione per dare una mano. Fabrizio Gallo e Cecilia Bergaglio, che siedono su banchi opposti in consiglio comunale, lavorano in coppia per registrare i tanti ragazzi che cominciano ad arrivare per mettersi a disposizione. Altri consiglieri danno un mano a scaricare le confezioni d’acqua, alcuni se le caricano in auto e le portano a chi non può venirsele a prendere da solo, magari perché anziano.
Non stupisce più di tanto vedere consiglieri comunali che spontaneamente vengono a mettersi a disposizione. Del resto, se uno vuole amministrare un città, in momenti come questo deve esserci. Stupisce magari non vedere qualcuno, ma magari ha la casa allagata pure lui.
Quello che stupisce è anche vedere arrivare tanti ragazzi, giovani, giovanissimi, che si mettono a disposizione. “Sono venuto a dare una mano”: così si presentano. Fabrizio Gallo segna nome e numero di telefono su un foglio, e lo passa a Cecilia Bergaglio che li carica su un computer.
“Sono a casa disoccupato. Non ho avuto danni, ma ho visto la situazione e sono venuto a vedere se posso dare una mano”, ci dice Keith, che a dispetto del nome arriva dal Perù.
Ci sono due ragazzi rumeni e due italiani che si occupano di scaricare il camion appena arrivato carico di sacchetti di acqua. Arriva un signore anziano che si avvicina ai ragazzi: “Se non mi date una mano, vi picchio tutti”, dice ridendo. “Ho 87 anni e sono stato fatto prigioniero dei tedeschi, una volta. Se non mi hanno ammazzato loro, non mi ammazza nessuno”. I ragazzi gli riempiono di sacchetti d’acqua la vecchia Panda.
A Novi quando arriva la televisione vuole dire che la situazione è brutta. Ecco le telecamere di Sky, e subito dopo Rainews, che blocca il sindaco in attesa di collegamento. Muliere aspetta un po’, con la giornalista con il microfono in mano davanti alla telecamera. Il collegamento tarda e il sindaco a un certo punto li liquida: “Non posso mica star qui tutto il giorno”, e se ne torna dentro.
La faccia di Muliere, dicevamo. Se lo avessero preso a botte tutta la notte, probabilmente avrebbe una faccia più allegra. Ma la vera faccia di Novi, è quella di quel ragazzo che la scorsa settimana lo hanno licenziato, e oggi è qui che dà un mano al vecchio partigiano a caricare l’acqua.