È davvero stata la pioggia del secolo
Matteo Ponzano, giovane novese con la passione della meteorologia e che si è laureato con lode in fisica dell'atmosfera e meteorologia a Bologna, spiega cos'è accaduto lo scorso 13 ottobre. "Si è trattato di un temporale stazionario, con aria umida e mite a fare da carburante che ha permesso al temporale di autoalimentarsi"
Matteo Ponzano, giovane novese con la passione della meteorologia e che si è laureato con lode in fisica dell'atmosfera e meteorologia a Bologna, spiega cos'è accaduto lo scorso 13 ottobre. "Si è trattato di un temporale stazionario, con aria umida e mite a fare da carburante che ha permesso al temporale di autoalimentarsi"
Lo abbiamo chiesto a Matteo Ponzano, un giovane novese con la passione della meteorologia che si è laureato con lode in fisica dell’atmosfera e meteorologia a Bologna, ed è attualmente iscritto al secondo anno del corso di laurea in fisica del sistema terra. Ponzano gestisce un proprio centro di rilevamento dei dati atmosferici a Novi, e gli abbiamo chiesto di aiutarci a capire cosa è successo.
“Per poter valutare oggettivamente l’eccezionalità di un evento meteorologico entra in gioco un parametro molto importante in statistica e, nel nostro caso specifico, in climatologia: il tempo di ritorno. Viene definito come il tempo medio intercorrente tra il verificarsi di due eventi successivi di entità uguale o superiore ad un valore di assegnata intensità”.
I dati reperiti per effettuare questa analisi provengono dalla stazione meteorologica amatoriale di Novi Ligure e dalla stazione meteorologica Arpa di Gavi. “Nell’intera giornata di lunedì a Novi sono caduti 204 mm di pioggia, di cui 183 mm in 6 ore, tra le sette di mattina e l’una di pomeriggio. Consultando le serie storiche di Apa Piemonte si stima che questo ultimo dato abbia tempi di ritorno di circa 100 anni. A partire dal 1929 solo due anni hanno superato la quantità di pioggia caduta nelle 24 ore a Novi: il 1987 con 281 mm e il 1988 con 213 mm, mentre nessun evento dal 1929 ha mai raggiunto i 183 mm caduti in 6 ore”.
“A Gavi i dati sono ancora più impressionanti: 424 mm in 24 ore, di cui 405 mm in 12 ore, durante la mattinata di lunedì. Dal confronto con le tabelle Arpa risulta che questo ultimo dato vada a superare tempi di ritorno pari a 200 anni, quindi l’evento osservato a Gavi avviene solitamente con tempi ultrasecolari. La serie storica di Gavi che va dal 1929 al 2006 non presenta nessun evento con tale intensità distribuito in 12 ore e nemmeno nelle 24 ore, non si trova quindi nessun evento piovoso confrontabile con l’intensità osservata quest’anno”.
Perché è piovuto così tanto? “Il fenomeno meteorologico responsabile dei nubifragi abbattutisi nel basso alessandrino è un temporale stazionario, che può essere definito in questo caso specifico temporale auto-rigenerante. Nella fase prefrontale, ovvero nelle ore in cui un fronte perturbato si approssima ad una zona, ma non vi è ancora transitato, quindi tra la notte e nella mattina di lunedì, si è attivato un flusso di libeccio sul mar Ligure”.
“Il Libeccio è un vento proveniente da sud-ovest, che sospinge aria umida e mite verso le coste liguri. L’aria umida e mite costituisce il “carburante” che ha permesso al temporale di generarsi e autoalimentarsi, infatti le masse d’aria sospinte dal vento impattano contro i rilievi appenninici e li superano, raggiungendo il versante piemontese, dove scorrono sopra l’aria più fredda fino alla quota in cui avviene la condensazione e l’acqua cade sotto forma di pioggia. In questa situazione l’Appennino funge da trampolino di lancio delle masse d’aria ricche di vapore acqueo che salgono repentinamente, determinando così fenomeni più violenti”.
“Un secondo ingrediente fondamentale è il vento teso alle quote atmosferiche alte, che consente alle celle temporalesche senescenti di essere allontanate ed essere sostituite da celle più giovani, favorendo così un ciclo ininterrotto di rovesci intensi senza soluzione di continuità, che vanno ad imperversare anche per molte ore su un’area ristretta. I danni sono legati soprattutto alla stazionarietà del temporale, che resta bloccato dentro ad un corridoio largo poche decine di chilometri. In queste situazioni l’unica via di uscita è la rotazione dei venti, avvenuta a partire dal pomeriggio, dovuta al passaggio del fronte perturbato, a cui ha fatto seguito un rapido miglioramento”.