Varato il piano di riordino degli ospedali. Non si placa la protesta dei sindaci
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Stefano Brocchetti - redazione@tortonaonline.net  
19 Novembre 2014
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Varato il piano di riordino degli ospedali. Non si placa la protesta dei sindaci

Approvato dalla giunta regionale il piano di riordino della rete ospedaliera: confermato il declassamento di Tortona e Acqui. Chiamparino e Saitta: “Per i cittadini non ci saranno rivoluzioni, la revisione della rete ospedaliera pubblica non comporta alcun disservizio per gli utenti". Sale la protesta dei sindaci e amministratori locali [AGGIORNAMENTO]

Approvato dalla giunta regionale il piano di riordino della rete ospedaliera: confermato il declassamento di Tortona e Acqui. Chiamparino e Saitta: ?Per i cittadini non ci saranno rivoluzioni, la revisione della rete ospedaliera pubblica non comporta alcun disservizio per gli utenti". Sale la protesta dei sindaci e amministratori locali [AGGIORNAMENTO]

TORTONA – 15.00 Approvato dalla giunta regionale il piano di riordino
Approvato questa mattina dalla giunta regionale di Sergio Chiamparino il piano di riordino della rete ospedaliera
“Il nostro obiettivo è riqualificare la spesa sanitaria riducendo gli sprechi che in questi anni hanno abbassato la qualità del sistema sanitario piemontese, per tornare ad investire sul territorio, sulle tecnologie più avanzate e sulla prevenzione. Oggi abbiamo avviato un percorso che entro il 2017 ci consentirà di mettere in movimento risorse importanti per almeno 400 milioni di euro destinate anche all’edilizia sanitaria e soprattutto a rafforzare in modo considerevole l’assistenza territoriale e domiciliare”, ha detto il governatore Chiamparino.
L’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta precisa i tempi dell’applicazione di questa revisione: “l’attuazione concreta di questa delibera di programmazione, che applica il decreto Balduzzi ed il Patto della salute, sarà il primo compito dei nuovi direttori generali delle Asl e delle Aso, nella primavera prossima” . Domani giovedì 20 novembre la delibera sarà portata come atto di impegno politico al cosiddetto Tavolo Massicci a Roma, al Ministero dell’economia che poi la dovrà approvare entro i prossimi mesi, presumibilmente nella prossima convocazione di marzo 2015.
“Per i cittadini non ci saranno rivoluzioni, la revisione della rete ospedaliera pubblica non comporta alcun disservizio per gli utenti, anzi: nei prossimi due anni porterà ad un reale aumento di efficienza nei reparti”. “Non ci saranno né licenziamenti, – prosegue Saitta – né riduzioni di personale: a partire dal 2015 ci saranno invece incrementi di personale medico ed infermieristico. La nostra programmazione serve a valorizzare le numerose eccellenze della nostra sanità, ma soprattutto a garantire ai piemontesi un servizio sanitario che fermi l’emorragia di mobilità passiva verso altre Regioni”.
Non si placa però la polemica di sindaci e amministratori di Tortona e Acqui


I sindaci del territorio iscritti al Partito Democratico hanno rimesso la tessera, in segno di protesta nei confronti della giunta regionale di centro sinistra, che oggi dovrebbe approvare il piano sanitario che vedrà il declassamento dell’ospedale di Tortona e la chiusura di diversi reparti specialistici. Simbolicamente la scena della restituzione è avvenuta nel tardo pomeriggio di martedì 18, nell’atrio dell’ospedale, proprio sotto l’insegna di quel dipartimento di emergenza che verrebbe depauperato in seguito alle decisioni della Regione. Ad effettuare il gesto, consegnando materialmente le tessere al segretario Pd di Tortona Antonello Santoro, sono stati il sindaco di Tortona Gianluca Bardone, il vicesindaco di Castelnuovo Scrivia Gianni Tagliani, i primi cittadini di Pontecurone Ernesto Nobile, di Dernice Carlo Buscaglia, che è anche consigliere regionale, di Spineto Scrivia Alessandro Canegallo, di Casalnoceto Ernesto Vegezzi, più altri sindaci non iscritti ma solidali nel tentativo di sostenere l’ospedale, come Flaviano Gnudi di Carbonara Scrivia e Adolfo Guagnini di Alzano Scrivia.

“Per noi è un gesto fortemente sofferto”, si è espresso Ernesto Nobile, “visto che l’appartenenza e l’impegno politico, in qualunque partito esso avvenga sono parte delle idee personali e della nostra vita, ma sappiamo anche che da primi cittadini non dobbiamo accettare scelte ingiuste solo perchè provengono dalla nostra parte politica. Prima di tutto dobbiamo mettere l’interesse del territorio che rappresentiamo. Ed è doveroso da parte nostra fare quanto in nostro potere per dire al nostro partito che sta facendo scelte sbagliate”.

“La conseguenza più pesante per il nostro territorio non sarà soltanto la chiusura o il trasferimento di reparti: sarà l’obbligo che Tortona faccia sistema con Alessandria”, ha sottolineato Gianluca Bardone: “questo comporterà ulteriore declino, perchè nei reparti che rimarranno attivi non ci saranno più gli specialisti migliori, che verranno impegnati negli ospedali di primo livello”.

“Il grosso problema è per i residenti nella val Curone, che già oggi si appoggiano spesso all’ospedale di Varzi, a sua volta prossimo alla chiusura. Quando anche solo pochi minuti sono determinanti per salvare una vita umana, allungare un tragitto fino ad Alessandria, magari nelle ore del traffico di punta sul ponte dello Scrivia, significa condannare le persone che hanno urgenza a una morte certa o a gravi conseguenze”, ha difeso il territorio Carlo Buscaglia.

E sulla mobilità oltre confine è stato nettissimo Gianni Tagliani: “E’ chiaro che un residente in Bassa Valle Scrivia non andrà mai a curarsi a Novi Ligure o ad Alessandria: già oggi va a Voghera, che è quasi più vicina di Tortona. Se chiuderà l’ospedale di Tortona, questa mobilità oltre confine aumenterà: anzi, sono pronto come comune ad organizzare corriere fisse quotidiane per l’ospedale di Voghera”.

Una speranza perchè la regione riveda la sua decisione però arriva dal consiglio di Stato, che martedì 18 ha rigettato il decreto Balduzzi perchè pieno di incongruenze ed errori tecnici e formali. Su questo documento deve basarsi il nuovo piano regionale e quindi, essendo incerto il futuro di questo atto, la giunta regionale potrebbe rallentare l’iter di approvazione del piano che declasserà l’ospedale di Tortona, lasciando un po’ più di tempo alle azioni del territorio. Tra l’altro la sentenza del consiglio di Stato potrebbe essere un atout eccellente nel ricorso sugli atti regionali che il comitato tecnico varato in comune sta valutando.

Il paradosso è che non sia bastato negli anni recenti che Tortona avesse addirittura il ministro della sanità di origine tortonese: anzi, proprio in virtù del rabberciato decreto di riforma da lui sottoscritto, si è originata la situazione sfavorevole all’ospedale e al territorio. E la sentenza del Consiglio di Stato è l’ennesima riprova di come l’incertezza del diritto pervada l’Italia a tutti i livelli rendendo impossibile mettere in atto riforme efficaci, al di là delle logiche di campanile. E comunque, tutelare un ospedale con tutti i requisiti per rimanere di primo livello, non è comunque campanile.

 

 

 
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