“Servono 30 mila euro per la cura”. Ma la terapia funziona?
Ha preso il via una raccolta fondi per Cecilia, 47enne di Serravalle Scrivia, affetta da sclerosi laterale amiotrofica. I familiari di Cecilia hanno lanciato un appello per raccogliere 30 mila euro e accedere a una cura sperimentale. Che però la Aisla, lassociazione italiana che riunisce i malati di Sla, ha bocciato senza mezzi termini
Ha preso il via una raccolta fondi per Cecilia, 47enne di Serravalle Scrivia, affetta da sclerosi laterale amiotrofica. I familiari di Cecilia hanno lanciato un appello per raccogliere 30 mila euro e accedere a una cura sperimentale. Che però la Aisla, l?associazione italiana che riunisce i malati di Sla, ha bocciato senza mezzi termini
Quattro anni fa in seguito alle prime avvisaglie di perdita di mobilità alla mano destra e alla diagnosi della malattia, Cecilia ha dovuto progressivamente abbandonare il lavoro e ha iniziato ad affidarsi alle cure dei medici e a sedute di fisioterapia. Poi Cecilia e la sua famiglia hanno scoperto un nuovo programma di ricerca proposto dalla Keshe Foundation che prevede l’uso di un macchinario costruito secondo la corporatura e le caratteristiche fisiologiche del paziente, al fine di guarire i processi di degenerazione della Sla e di altre malattie simili.
Il percorso terapeutico proposto alla paziente serravallese dalla fondazione dell’ingegnere iraniano Mehran Tavakoli Keshe costa però 30 mila euro, e così tramite il sito buonacausa.org la famiglia della 47enne ha dato il via a una raccolta fondi. Al termine della campagna, intorno a metà maggio, si terrà un incontro durante il quale i donatori avranno la possibilità di conoscere Cecilia.
La comunità scientifica ha però avanzato pesanti dubbi sulla reale efficacia delle cure proposte dalla Keshe Foundation. Jessica Mandrioli, responsabile del Centro Sla di Modena e componente della commissione medicoscientifica di Aisla, spiega infatti che “vi è la totale assenza di dettagli tecnici e medici relativi al protocollo utilizzato e naturalmente non esiste alcuna pubblicazione scientifica che si avvicini neanche lontanamente all’argomento”, e che “stante l’assenza totale di prove scientifiche di efficacia, oltre all’assenza totale di dettagli che non siano puramente teorici e fantascientifici sull’argomento, si può affermare che non vi sono evidenze che questa teoria sia applicabile ad alcuna condizione medica”.
In un video pubblicato in rete sono stati presentati i risultati positivi ottenuti da un paziente italiano che si è sottoposto alla terapia ideata dall’ingegnere iraniano. L’uomo però sarebbe impossibile da rintracciare da parte delle autorità sanitarie.
Il nostro augurio è che la ricerca scientifica possa presto individuare una cura per le malattie degenerative come la Sla. Siamo vicini a Cecilia e speriamo che riceva la solidarietà dei suoi concittadini: magari sostenendo (anche economicamente) associazioni come Aisla che, in maniera concreta e seria, lavorano per dare nuove prospettive di vita ai malati.