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Islamici, cristiani e guerra santa

Una riflessione complessiva sulla necessità di una nuova lettura dal Corano

Una riflessione complessiva sulla necessità di una nuova lettura dal Corano

OPINIONI – Un parte del mondo islamico si sta rendendo conto che c’è bisogno di una nuova lettura del Corano. Il discorso di Al Sisi all’università Al Azar ne è forse le dichiarazione più forte. “E’ inconcepibile che l’ideologia che abbiamo sacralizzato renda tutta la nostra nazione una fonte di preoccupazione, pericolo, uccisioni e distruzione in tutto il mondo. Mi riferisco non alla “religione”, ma all’”ideologia” – il corpo di idee e testi che abbiamo sacralizzato nel corso dei secoli, al punto che oggi il metterli in discussione è diventato molto difficile. Si è arrivati al punto che questa ideologia è ostile al mondo intero. E’ concepibile che 1,6 miliardi di musulmani debbano uccidere il resto della popolazione mondiale per vivere da soli? Ciò è inconcepibile.”

Esso dimostra due cose:
Che, nonostante le sincere dichiarazioni pacifiche fatte in TV da imam e da ragazzine velate e dalla faccia pulita, la maggioranza del mondo musulmano è, nel profondo, convinta che il Corano insegni la guerra santa.
Che è necessaria, come ormai molti dicono, una rilettura dei testi, che liberi da quella che Al Sisi chiama “ideologia, non religione”
Anche se mi auguro sinceramente che questa rilettura possa avvenire estesamente e in tempi rapidi, vedo, purtroppo, un grosso ostacolo a che ciò possa avvenire.

Per me il problema sta proprio nel Corano e nel modo di leggerlo. Ci sono almeno 8 Sure che parlano esplicitamente di guerra santa. Ne cito solo una, neanche la peggiore:

III 127 “Il vostro Signore vi renderà vittoriosi e ciò per uccidere ed umiliare i miscredenti, i quali saranno così i perdenti in questa e nell’altra vita.”

Ma ci sono anche più Sure che dicono il contrario! Una per tutte:

V 48b “In verità Dio ha assegnato ad ognuno una via da seguire mentre, se avesse voluto, Egli avrebbe fatto degli uomini una sola comunità con una sola Fede. Ma ciò non è, perché Dio vuole mettervi alla prova. Gareggiate dunque nel compiere le buone opere, e nel Giorno del Giudizio tutti sarete radunati davanti a Lui. In quel giorno conoscerete da Dio le cose che vi hanno tenuto divisi su questa terra.”
Come conciliare prescrizioni, visioni, così opposte? Finora non sembra che l’Islam ci sia riuscito.
Però gli islamici ci dicono: anche voi, ebrei e cristiani avete nella Bibbia istruzioni a uccidere, a sterminare i nemici! A ciò obbiettiamo che il popolo d’Israele ha sterminato fino a quando è entrato nella terra promessa, ma non ha mai cercato di convertire con la forza gli altri popoli. In sostanza nella Bibbia la violenza è descritta mentre nel Corano è prescritta.
Sempre vero? In Numeri 15.30 troviamo: “Ma la persona che agisce con proposito deliberato, sia nativo del paese o straniero, e oltraggia l’Eterno, quella persona sarà sterminata di fra il suo popolo.” Una bella legge contro la blasfemia!

Quindi, in realtà, anche Ebrei e Cristiani sembrano avere, o avere avuto, lo stesso problema.
Ammesso che l’abbiano risolto, come hanno fatto?

Abbiamo visto come nei testi sacri le prescrizioni violente riguardino non solo l’Islam ma anche Ebraismo e Cristianesimo (il sinedrio condannò a morte Gesù per blasfemia…). Non sono in grado di spiegare come gli Ebrei, dalla diaspora in poi, abbiano elaborato, reso innoqui gli articoli della Legge che richiedevano la condanna a morte o in generale la violenza.

Ma, come cristiano, mi chiedo perché quei testi dell’Antico Testamento che non solo descrivono, ma anche prescrivono violenza, mi imbarazzano ma non mi coinvolgono veramente. Perché non li sento come ordini per me, regole che anch’io devo seguire? Io trovo una sola spiegazione: perché fra la legge antica e me, oggi, c’è stato Gesù!

E’ lui che ha detto più volte “Voi avete udito che fu detto agli antichi… ma io vi dico…” E’ lui che ha lasciato mangiare con le mani non lavate; che ha affermato che si può mangiare di tutto; che ha detto che il sabato è per l’uomo e non l’uomo per il sabato; che ha riassunto tutta la Legge ed i Profeti nei due comandamenti: ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e ama il tuo prossimo come te stesso; che ha reso universale il suo messaggio affermando “Iddio è spirito e quelli che l’adorano bisogna che l’adorino in spirito e verità”.

Ma le parole di Gesù hanno forse salvato i cristiani dalle guerre di religione?

No. Le stragi di Catari piuttosto che Ugonotti e Valdesi, il rogo di Giordano Bruno a Roma e quello di Michele Serveto nella Ginevra protestante di Calvino sono emblematici e dimostrano che nessuno ha resistito alla tentazione di far valere le proprie idee con la forza. E, checchè ne dicano i nuovi atei, non è nemmeno colpa delle religioni: a quale Dio si sono ispirati i lager nazisti, o i gulag staliniani o gli assassinii delle Brigate rosse?
Il problema è più profondo e universale, è dentro di noi, dentro ogni uomo. Potete anche chiamarlo peccato e si è manifestato da subito, in Caino.

Anche i discepoli di Gesù erano soggetti alla stessa tentazione: volevano far cadere fuoco sul villaggio che aveva rifiutato Gesù, volevano impedire a chi non era dei loro di cacciare demoni in nome di Gesù e uno usò la spada contro quelli che arrestavano Gesù nell’orto del Getsemani. Tre casi emblematici: distruzione di chi non vuole il nostro Dio, rifiuto di chi non sta con noi, uso della forza per difendere Dio, che non ha bisogno di noi. Ma la lezione di Gesù è inequivocabilmente contro tutto ciò.
I cristiani sono caduti come tutti in queste tentazioni, ma hanno un’ancora di salvezza: pentirsi e tornare agli insegnamenti del loro maestro.

E i musulmani? Avrebbero bisogno di un nuovo profeta come è stato Gesù.
O forse potrebbero scoprire proprio lui, di cui Maometto fa dire ad Allah: “Noi mandammo Gesù, Figlio di Maria, a confermare il Libro che avevamo loro dato. Demmo a lui il Vangelo, in cui vi sono Luce e Guida, affinché i Virtuosi lo seguissero e credessero nelle sua parole.” (Sura V.46)