Addio a Mary, supertifosa dei biancocelesti
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Maurizio Iappini - m.iappini@ilnovese.info  
17 Aprile 2015
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Addio a Mary, supertifosa dei biancocelesti

Molto più di una tifosa: Antonietta Maria Anselmo (Mary) per la Novese era una sorta di figura istituzionale, un simbolo di cosa significa tifare per la squadra di calcio della propria città. Era nata nel 1924 e per oltre mezzo secolo aveva fatto dello stadio Girardengo di Novi la sua ideale seconda casa.

Molto più di una tifosa: Antonietta Maria Anselmo (Mary) per la Novese era una sorta di figura istituzionale, un simbolo di cosa significa tifare per la squadra di calcio della propria città. Era nata nel 1924 e per oltre mezzo secolo aveva fatto dello stadio Girardengo di Novi la sua ideale seconda casa.

NOVI LIGURE – Molto più di una tifosa: Mary Anselmo per la Novese era una sorta di figura istituzionale, un simbolo di cosa significa tifare per la squadra di calcio della propria città. Infermiera in pensione del reparto Oculistica del San Giacomo, vedova, Antonietta Maria Anselmo era nata nel 1924 e per oltre mezzo secolo aveva fatto dello stadio Girardengo di Novi la sua ideale seconda casa. Puntuale ogni domenica per sostenere la Novese, “la Mary” non disdegnava le trasferte, anche le più difficili dove ignorava i tifosi avversari per sostenere i suoi beniamini, perché per lei la Novese era quasi una seconda famiglia.

In casa poi il suo tifo era fatto di urla e di un grido che si riconosceva anche nel caos più esagerato perché il suo “Alé novese” risuonava sempre più forte delle altre voci, fossero quelle degli ultras avversari (simpaticamente su Facebook qualcuno l’ha ricordata nel modo migliore: “Era più ultras lei che tanti giovani”) o dei contestatori della compagine di casa. Mai un insulto però agli avversari, al massimo quel “seduto in panchina” rivolto al malcapitato mister di turno che osava alzarsi in piedi per incitare i suoi giocatori.

Di lei rimangono tanti bei ricordi: dalle tante emozioni positive a ogni promozione alle poesie scritte di getto (e firmate “Mary la tifosa”) per ogni evento importante, fossero un libro sulla Novese o una promozione. A ogni raduno estivo la sua presenza non mancava mai, come un piccolo pensiero (ovviamente in biancoceleste) da regalare al capitano della squadra; a Natale poi la bicchierata fra la squadra e la Mary era una tradizione. Anche lacrime però di tristezza nelle sconfitte più dure da digerire ma il suo ottimismo la portava sempre a rincuorare i biancocelesti, mai a criticarli.

Normale quindi che quando se ne vanno personaggi del suo calibro i ricordi escano fuori ma le parole più sincere le ha pronunciate il “suo” capitano Giancarlo Traverso: “Ogni tifoso della Novese ha perso più di una persona cara, quasi una mamma ma soprattutto un grande esempio di cosa significhi la passione vera per una bandiera”.

Da lassù (crediamo che il biancoceleste non mancherà anche ovunque ora si trovi) “la Mary” sorriderà e si asciugherà una lacrima perché “il Gian” ha centrato più di tutto il rapporto che legava la supertifosa alla novese: quello che ci può essere fra una madre e un figlio. Buon cammino, piccola grande “Mary la tifosa”.

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