L’Enciclica del Papa e l’accordo sul clima del G7
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Renzo Penna - redazione@alessandrianews.it  
20 Giugno 2015
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L’Enciclica del Papa e l’accordo sul clima del G7

È stato probabilmente l’annuncio dell’attesa Lettera Enciclica di Papa Francesco con l’incipit ripreso dal cantico delle creature di san Francesco d’Assisi a favorire l’accordo delle nazioni industriali appartenenti al G7 per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e il contenimento dei cambiamenti climatici in atto

È stato probabilmente l?annuncio dell?attesa Lettera Enciclica di Papa Francesco con l?incipit ripreso dal cantico delle creature di san Francesco d?Assisi a favorire l?accordo delle nazioni industriali appartenenti al G7 per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e il contenimento dei cambiamenti climatici in atto

OPINIONI – È stato, probabilmente, l’annuncio dell’attesa Lettera Enciclica di Papa Francesco “Sulla cura della casa comune”, con l’incipit ripreso dal cantico delle creature di san Francesco d’Assisi: “Laudato si’, mi’ Signore”, a favorire l’accordo delle nazioni industriali appartenenti al G7 per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e il contenimento dei cambiamenti climatici in atto.  I principali mezzi d’informazione europei hanno presentato l’esito del vertice – svolto ai primi di giugno a Elmau in Baviera – come un importante successo della cancelliera Angela Merkel che si è prodigata per includere nella dichiarazione finale l’obiettivo di limitare a 2° C il riscaldamento del pianeta entro la fine del secolo, “includendo lo sviluppo e la diffusione di tecnologie innovative nello sforzo di trasformare il settore energetico entro il 2050”.

Un risultato sicuramente accolto con soddisfazione dal presidente francese Francois Hollande che nella prima metà di dicembre accoglierà a Parigi i leader di tutto il mondo per la Conferenza sul clima COP 21. Un’intesa per nulla scontata vista la posizione del primo ministro giapponese Shinzo Abe, tra i meno sensibili al tema della riduzione delle emissioni, e la presenza del Canada, nazione fortemente impegnato nell’estrazione di petrolio dalle sabbie bituminose; ma, nell’occasione, entrambi non si sono opposti all’accordo.

Ricordando che la battaglia tra energie fossili, rinnovabili ed efficienza energetica è ormai aperta, mentre autorevoli esperti sostengono che, senza misure radicali a livello globale, il riscaldamento della terra è destinato ad aumentare di 3-4 gradi entro pochi decenni, la presidente del Partito Verde Europeo Monica Frassoni si domanda se l’accordo siglato in Baviera è davvero così ambizioso. “Potrà – afferma l’esponente dei Verdi – davvero rilanciare le prospettive di un trattato vincolante sulla riduzione delle emissioni, la fine dei sussidi ai fossili e adeguati strumenti finanziari per i paesi in via di sviluppo alla COP21 di Parigi? Potrà davvero sancire ‘la fine dell’era del carbone’, dei fossili e del nucleare, che godono ancora oggi di 5 volte più di sussidi pubblici che le rinnovabili ed il settore dell’efficienza energetica (5,3 trilioni di dollari all’anno)?”

Dubbi alimentati dal fatto che a Elmau la Cina, il Paese responsabile della maggior quantità di CO2 rilasciata nell’atmosfera, non era presente, così come l’India e lo stesso Obama, negli Stati Uniti, è fortemente limitato dalle maggioranze ostili del Congresso di Washington.

Chi al G7 non ha svolto un ruolo significativo è stato, purtroppo, il nostro Paese. Il premier Renzi non ha dimostrato alcun particolare interesse a giocare davvero la partita del clima, accontentandosi di fare da spettatore. Bloccato da una politica nazionale incoerente con gli obiettivi sanciti in Baviera a causa di una politica contraddittoria nei confronti delle energie rinnovabili e per le decisioni prese su trivellazioni e gasdotti. Un errore anche sotto il profilo dello sviluppo economico e delle potenzialità che l’efficienza energetica e l’incremento delle energie rinnovabili possono rappresentare per lo stesso settore industriale italiano, se adeguatamente sostenuto e incentivato dalle politiche del governo. Per altro la stessa Unione europea rischia di perdere la leadership sul clima lasciandosi sfuggire mercati e possibilità di investimenti; gli obiettivi su cui si è impegnata nella riduzione delle immissioni e l’incremento di rinnovabili ed efficienza energetica al 2030 non paiono, infatti, essere sufficienti a contenere l’aumento del riscaldamento climatico.

Le possibilità e i segnali che, comunque, la Conferenza di Parigi possa avere un esito migliore rispetto a quella che si tenne sei anni fa a Copenaghen ci sono tutti. I Paesi del G7 nella dichiarazione sottoscritta hanno riaffermato la loro “forte determinazione a trovare un accordo alla COP21” e la necessità di un impegno “urgente e concreto per affrontare il cambiamento climatico”. Usa e Cina si sono di recente spesi per prendere impegni precisi, anche se ancora limitati, di riduzione delle emissioni di CO2. Persino nella finanza internazionale alcuni parlano di disinvestimenti dai combustibili fossili e banche importanti offrono proposte di pacchetti “verdi” ai propri clienti. E, come ci ha rivelato la trasmissione di “Report”, fin’anche alcuni sceicchi sauditi paiono disposti a investire nel solare.

Un aiuto non marginale potrebbe poi venire dall’attesa Enciclica del Papa interamente dedicata alla cura e alla tutela di “nostra sorella terra”; soprattutto, dove indica tra le cause del fallimento dei passati Vertici mondiali sull’ambiente, la sottomissione della politica alla tecnologia, alla finanza e ai poteri economici. E dove si può leggere una severa autocritica nei confronti dell’idea della proprietà e del dominio che ha autorizzato l’uso irresponsabile da parte dell’uomo dei beni naturali e il loro saccheggio. Alcuni assi portanti che attraversano tutta l’Enciclica riguardano l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia; la grave responsabilità della politica internazionale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita. Viene considerato anche l’inquinamento prodotto dai rifiuti. “La terra, nostra casa – vi si legge – sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia.”

Naturalmente occupa uno spazio adeguato l’acqua buona e pulita indispensabile per la vita umana e per sostenere gli ecosistemi terrestri e acquatici il cui accesso rappresenta un diritto umano essenziale. Un campo fondamentale dove le nazioni più ricche del mondo hanno accumulato un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile.

E ancora la denuncia del livello scandaloso di consumo di alcuni settori privilegiati della popolazione e la necessità di cambiare stile e qualità di vita. Maggiore sobrietà, meno sprechi e corruzione. Mentre, si sostiene, in ogni discussione che riguarda le finalità di un’iniziativa imprenditoriale ci si dovrebbe sempre porre una serie di domande, per poter discernere se porterà ad un vero sviluppo integrale: Per quale scopo? Per quale motivo? Dove? Quando? In che modo? A chi è diretto? Quali sono i rischi? A quale costo? Chi paga le spese e come lo farà? Il principio della massimizzazione del profitto è una distorsione concettuale dell’economia. Qual è il posto della politica?”

Un Enciclica destinata a far discutere e che sta già suscitando polemiche, persino in alcuni ambienti della Curia vaticana. Noi però auspichiamo serva a sensibilizzare e a mobilitare l’opinione pubblica, europea e non solo, in vista della Conferenza di Parigi.

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