Intervistando la storia. Facino Cane: solo un guerriero sanguinario?
I capitani di ventura del Medioevo hanno spesso fama di essere sanguinari, e niente più: ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto al casalese Facino Cane, che operò a cavallo tra Trecento e Quattrocento diventando signore, tra gli altri luoghi, anche di Alessandria, Novi e Gavi
I capitani di ventura del Medioevo hanno spesso fama di essere sanguinari, e niente più: ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto al casalese Facino Cane, che operò a cavallo tra Trecento e Quattrocento diventando signore, tra gli altri luoghi, anche di Alessandria, Novi e Gavi
Forse sì, non ricordo, ma non è questo il punto. Ciò che distingue i migliori comandanti è la capacità di essere tali tanto in guerra quanto in pace, altrimenti si fa la fine di John Hawkwood, detto Giovanni Acuto: sapeva solo ammazzare e far ammazzare, e non riuscì mai ad acquisire un potere che durasse anche in tempo di pace, come invece feci io.
Voi, in tempo di pace? Proprio non vi ci vedo.
Morto Gian Galeazzo Visconti, con il caos che ne seguì, creai un dominio personale a cavallo tra Monferrato, Genova, Ducato di Savoia e Ducato di Milano. Senza dimenticarmi di Casale, mia terra d’origine, che riempii di doni: alla Cattedrale della città, un crocifisso già appartenuto al Barbarossa…
Peccato che il Barbarossa lo avesse donato alla Cattedrale di Alessandria, e voi ve lo siate preso nel settembre 1403, quando l’avete fatta saccheggiare per 8 giorni, dopo averla strappata ai Guasco, guelfi e filo-francesi.
Certo che mi ricordo della presa di Alessandria, dopo una marcia a tappe forzate da Bologna, e di come tutto il bottino, venduto a mercanti accorsi da ogni dove, venne trasportato via fiume: è lì che decisi di costruirmi un dominio personale fondato sulle acque.
In che senso?
Fiumi e mari permettono il transito di merci e persone fino a 200 miglia al giorno (300 dei vostri chilometri) contro le 16 di carri, cavalli o muli: ciò significa ricchezza per gli abitanti, e tasse per me. Per questo ho voluto da Caterina Visconti, in pegno per gli stipendi arretrati, Valenza, Montecastello e Breme di Lomellina: assieme ad Alessandria, che era già mia, erano i capisaldi del territorio che fa capo alla confluenza della Bormida nel Tanaro, e di questo nel Po.
Dicono anche che voi siate riuscito a prendere il controllo del Ducato di Milano.
Sì, misi la briglia anche ai figli di Gian Galeazzo Visconti. Filippo Maria, a Pavia, si accontentò ben presto di dedicarsi alla caccia ed alla lettura, mentre Giovanni Maria, a Milano, mi diede più da pensare. Nel 1409, macchinò con il Boucicault, governatore francese di Genova, un attacco a sorpresa: ma io scoprii tutto e, mentre i francesi marciavano da Genova a Milano, Teodoro II di Monferrato ed io conquistammo la città ligure, lasciando Boucicault a metà strada, bloccato in Fraschetta. L’anno dopo, Giovanni Maria mi convocò a Palazzo Ducale ma, come entrai nella corte presso la chiesa di San Gottardo, mi accorsi che alcuni armati correvano verso di me; scappai, e l’attentato fallì. Temendo la mia vendetta, il Duca mi nominò Governatore e, di fatto, mi lasciò carta bianca nel governo dello Stato.