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    Distretti
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    Redazione - novionline@novionline.net  
    2 Agosto 2015
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Distretti sanitari, unione in vista tra Novi e Tortona

    I distretti sanitari di Novi Ligure e Tortona sono destinati all’accorpamento. A prevederlo è la proposta del direttore generale dell’Asl, Gilberto Gentili, volta a ridurre il numero dei distretti, che passeranno da sette a quattro.

    I distretti sanitari di Novi Ligure e Tortona sono destinati all?accorpamento. A prevederlo è la proposta del direttore generale dell?Asl, Gilberto Gentili, volta a ridurre il numero dei distretti, che passeranno da sette a quattro.

    CRONACA – I distretti sanitari di Novi Ligure e Tortona sono destinati all’accorpamento. A prevederlo è la proposta del direttore generale dell’Asl, Gilberto Gentili, volta a ridurre il numero dei distretti, che passeranno da sette a quattro. Non solo Novi verrà accorpata con Tortona, ma anche Ovada si unirà a Acqui Terme, Valenza a Casale Monferrato, mentre rimarrà da solo il distretto alessandrino. L’accorpamento di Novi e Tortona potrebbe costituire il distretto con il maggior numero di utenti, circa 135 mila, a fronte dei 124 mila di quello alessandrino.

    Come nel caso del riordino degli ospedali, anche questa volta le modifiche introdotte non sono viste di buon occhio dai sindaci del territorio. A confermarlo in una nota è Domenico Ravetti, consigliere regionale e capogruppo del Pd, che commenta: “Come prevedevo, dopo la formalizzazione della proposta del direttore generale dell’Asl Gilberto Gentili volta a ridurre il numero dei distretti sanitari, la reazione di una parte della comunità Istituzionale della nostra provincia non si è fatta attendere e va nella direzione della conservazione dell’esistente. In sostanza la proposta in discussione contiene un numero inferiore di distretti, da sette a quattro, con l’accorpamento territoriale di Ovada e Acqui Terme, Novi Ligure e Tortona, Valenza e Casale Monferrato, oltre al distretto alessandrino”.

    L’invito di Ravetti è rivolto a prendere in esame alcuni aspetti peculiari. “Come ho già detto in altre occasioni, oltre ai riferimenti normativi nazionali che suggeriscono i parametri numerici degli abitanti per distretto, tra 80 mila e 150 mila, è da subito fondamentale mettere al centro del dibattito pubblico almeno due questioni: la prima è l’analisi dell’esistente evidenziando senza sconti le eventuali criticità. La seconda questione è economica e qualitativa, cioè un elaborato scientifico sugli effetti degli accorpamenti in termini di efficacia e di efficienza dei servizi per i cittadini”.
    “Se non spostiamo le attenzioni sulla concretezza – conclude Ravetti – diventerà difficile spiegare a una provincia tendenzialmente conservatrice le ragioni di una scelta votata al cambiamento. E sarà complicato sventare l’arrocco a difesa almeno delle identità costruite nei secoli attorno ai sette centri zona”.

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