Distretti sanitari, unione in vista tra Novi e Tortona
I distretti sanitari di Novi Ligure e Tortona sono destinati allaccorpamento. A prevederlo è la proposta del direttore generale dellAsl, Gilberto Gentili, volta a ridurre il numero dei distretti, che passeranno da sette a quattro.
I distretti sanitari di Novi Ligure e Tortona sono destinati all?accorpamento. A prevederlo è la proposta del direttore generale dell?Asl, Gilberto Gentili, volta a ridurre il numero dei distretti, che passeranno da sette a quattro.
Come nel caso del riordino degli ospedali, anche questa volta le modifiche introdotte non sono viste di buon occhio dai sindaci del territorio. A confermarlo in una nota è Domenico Ravetti, consigliere regionale e capogruppo del Pd, che commenta: “Come prevedevo, dopo la formalizzazione della proposta del direttore generale dell’Asl Gilberto Gentili volta a ridurre il numero dei distretti sanitari, la reazione di una parte della comunità Istituzionale della nostra provincia non si è fatta attendere e va nella direzione della conservazione dell’esistente. In sostanza la proposta in discussione contiene un numero inferiore di distretti, da sette a quattro, con l’accorpamento territoriale di Ovada e Acqui Terme, Novi Ligure e Tortona, Valenza e Casale Monferrato, oltre al distretto alessandrino”.
L’invito di Ravetti è rivolto a prendere in esame alcuni aspetti peculiari. “Come ho già detto in altre occasioni, oltre ai riferimenti normativi nazionali che suggeriscono i parametri numerici degli abitanti per distretto, tra 80 mila e 150 mila, è da subito fondamentale mettere al centro del dibattito pubblico almeno due questioni: la prima è l’analisi dell’esistente evidenziando senza sconti le eventuali criticità. La seconda questione è economica e qualitativa, cioè un elaborato scientifico sugli effetti degli accorpamenti in termini di efficacia e di efficienza dei servizi per i cittadini”.
“Se non spostiamo le attenzioni sulla concretezza – conclude Ravetti – diventerà difficile spiegare a una provincia tendenzialmente conservatrice le ragioni di una scelta votata al cambiamento. E sarà complicato sventare l’arrocco a difesa almeno delle identità costruite nei secoli attorno ai sette centri zona”.