Intervistando la storia. Beatrice di Tenda: innocenza e vendetta
Dopo Facino Cane, ecco Beatrice di Tenda, moglie del condottiero casalese, che gli sopravvisse solo per pochi anni: accusata di tradimento, fu decapitata nonostante le sue proteste di innocenza. Sentiamo la sua versione dei fatti
Dopo Facino Cane, ecco Beatrice di Tenda, moglie del condottiero casalese, che gli sopravvisse solo per pochi anni: accusata di tradimento, fu decapitata nonostante le sue proteste di innocenza. Sentiamo la sua versione dei fatti
No, prima di morire il mio uomo aveva provveduto a tutto.
In che senso?
Quando si ammalò, sentendo vicina la propria fine, Facino valutò rapidamente, da vero condottiero, la questione della propria successione. Non avendo figli né parenti prossimi degni di lui, non restava che scegliere tra Giovanni Maria Visconti, duca di Milano, ed il fratello minore Filippo Maria Visconti, conte di Pavia: entrambi solo formalmente, perché di fatto a governare era Facino. Giovanni Maria, però, aveva già tentato di far fuori mio marito nel 1410, mentre Filippo Maria aveva accettato la situazione, dedicandosi alla caccia ed alla lettura.
Giovanni Maria Visconti assassinato a Palazzo Ducale lo stesso giorno della morte di Facino: fu lui il mandante?
Non ne sono sicura, ma non mi stupirebbe. In effetti nessuno perseguì gli assassini di Giovanni Maria e, quando il morto fu portato in Duomo, solo una donna di malaffare ebbe il coraggio di rendergli omaggio, coprendolo di rose: evidentemente si pensava che il mandante fosse Facino e lui sì che metteva paura.
E voi?
Bartolomeo Capra, arcivescovo di Milano, combinò le mie nozze con Filippo Maria Visconti, nuovo duca: in cambio del tesoro e delle milizie di Facino, che portavo in dote, il mio ruolo di duchessa mi avrebbe garantito agio ed incolumità. Per un po’ le cose andarono bene, nonostante io avessi vent’anni in più, forse perché ognuno faceva la propria vita: Filippo Maria con Agnese del Maino, io con Michele Orombelli.
Ma poi questo equilibrio si ruppe
E’ vero: forse Filippo Maria cominciò a non vedere più di buon occhio la mia intraprendenza negli affari di Stato (tenevo io i contatti con le fazioni genovesi e con l’imperatore Sigismondo), forse anch’io, ritenendolo un “bamboccione”, ne avevo sottovalutato la capacità di manipolare le persone. Di fatto Filippo Maria mi fece arrestare, torturare e decapitare, accusandomi di tradimento.
E l’esercito di Facino? Non intervenne per liberarla?
No, e questo in un primo momento mi stupì. Poi, quando seppi che quell’ambizioso di Francesco Bussone detto “il Carmagnola”, comandante delle milizie di Facino e per anni suo braccio destro, era passato agli ordini diretti di Filippo Maria, capii che per me era finita, e maledissi quel traditore. Anche il Carmagnola, però, fu accusato di tradimento e mori decapitato: solo una coincidenza, o fu la mia maledizione ad essere andata a segno?