“Sono andato all’Expo”: recensione seria ma non troppo
Il tema è il cibo ed è forse questo il limite dell'Expo: sembra un po' di essere a Dolci Terre di Novi, ma nessuno offre nulla. La cosa che ho trovato più interessante è l'architettura: alcun strutture sono davvero strepitose. Se non volete fare code, se non vi piace camminare, state a casa. Ma se siete gente curiosa, non perdetevi l'Expo
Il tema è il cibo ed è forse questo il limite dell'Expo: sembra un po' di essere a Dolci Terre di Novi, ma nessuno offre nulla. La cosa che ho trovato più interessante è l'architettura: alcun strutture sono davvero strepitose. Se non volete fare code, se non vi piace camminare, state a casa. Ma se siete gente curiosa, non perdetevi l'Expo
Viste le notizie che dicevano che mangiare all’Expo è carissimo, abbiamo optato per l’opzione panini da casa. Poi vi dirò sui prezzi che abbiamo trovato all’interno. Ci presentiamo ai cancelli in orario pre-apertura, ma c’è già coda. Se odiate le code, come me, dovrete farvene una ragione. Comunque in 10 minuti siamo dentro. Primo padiglione visitato quello dell’Oman: bello, ci parla dell’importanza dell’acqua. Al bancone c’è una bella ragazza (le belle ragazze si sprecano, negli stand all’expo). Penso: “va che bionde ci sono in Oman”, poi scopro che è italiana. Poi padiglione della Russia, che ci spiega che loro sono il granaio del mondo. Grazie, lo sapevo già.
Al padiglione del Giappone, che giapponese precisione, c’è una cartello che indica l’attesa della coda: alle 10 e mezza sono già 120 minuti di attesa. Lo saltiamo, come salteremo tutti gli stand con la coda perché proprio non la sopportiamo. Ci dedichiamo ai Paesi minori. Il più misero che vediamo è lo stand (chiamarlo padiglione è troppo) del Gambia, uno stato che se fossi senegalese invaderei al volo (guardate la cartina del mondo e poi mi dite). C’è dentro un tizio che vende collanine colorate, tipo in spiaggia. Anche lo stand degli Usa è abbastanza triste, anche se enorme. Grandi schermi, con Obama che spiega il bisogno di sfruttare correttamente le risorse. Sui lati del padiglione, delle serre verticali che mostrano che si può coltivare l’insalata anche sui muri. Come se lo spazio fosse un problema in America.
L’Austria ha ricreato un bosco nel suo padiglione: bellissimo, proprio uguale a un sentiero nel bosco che conosco a 10 minuti di strada da casa mia. Domani ci vado, penso. La cosa più comune, è entrare in uno stand e trovare qualcuno che ti offre un casco con visore 3d incorporato: un bel modo per fare vedere le bellezze del proprio paese. Allo stand della Moldavia me ne mettono uno, mi ritrovo in cima a una torre altissima e per uno che soffre di vertigini come me è un’esperienza terrificante.
Il tema è il cibo ed è forse questo il limite dell’Expo: sembra un po’ di essere a Dolci Terre di Novi, ma nessuno offre nulla (tranne allo stand del Belgio, dove una ragazza ci dà un biscotto). Tristissimo lo stand della Romania: dentro c’è solo una stanza in cui 4 danzatori in costume tradizionale mimano lo sgozzamento delle capre, con sottofondo di belati diffuso dagli altoparlanti. Probabilmente questi poveri cristi devono ripetere la stessa scenetta dalle 10 alle 21 tutti i giorni, ininterrottamente, e sono la maschera della rassegnazione.
La cosa che ho trovato più interessante è l’architettura, le strutture: alcune sono davvero strepitose, come l’alveare ricreato in acciaio inox dalla Gran Bretagna. A parte quello però, non c’è nulla. Uno potrebbe pensare che l’unica attività svolta dagli inglesi sia allevare api. Del resto, la cosa migliore che gli inglesi possano fare, sotto il tema “nutrire il mondo” è impegnarsi a stare lontani dai fornelli.
Il decumano – la strada principale dell’Expo – è lunga e protetta da una lunga serie di vele che trovo spettacolari dal punto di vista tecnico. L’albero della vita è di nuovo molto bello, anche se trovo le vele più pregevoli. La coda più terrificante è al padiglione Italia, che quindi saltiamo con rammarico.
In generale, il cardo (strada che interseca il decumano) in cui stanno i vari padiglioni regionali italiani è la parte più bella dell’Expo. Stranamente tutto sembra funzionare bene, code a parte. E’ tutto pulito e curato, ci sono erogatori di acqua fresca – anche gassata – un po’ dappertutto. Rassicurante la presenza delle forze dell’ordine: Carabinieri che vanno avanti e indietro su golf car elettriche, e agli ingressi esterni militari in mimetica.
Veniamo al cibo: mi avevano preannunciato che il costo della ristorazione all’interno era proibitivo. Ecco, io non so cosa si intenda per proibitivo, ma pagare 5 euro per un hamburger mi sembra abbastanza nella norma. Certo, ci sono posti dove lo si può pagare di meno, ma ho visto anche prezzi molto più esosi in località turistiche. Le tentazione del cibo esotico è forte, e alla fine ci facciamo tentare dal padiglione della Lituania. Mangio un strepitosa zuppa di funghi servita dentro a una cosa di pane, che da noi si chiama panettone. Insomma, un panettone pieno di zuppa di porcini: strepitosa! Mio figlio prende una zuppa di yogurt, cetrioli e barbabietola, che sembra il gelato al puffo. Spendiamo 14 euro, e secondo me sono spesi bene.
Poi, se pensate che l’Expo, come dicevo prima, è Dolci Terre di Novi e gli espositori fanno a gara a farvi assaggiare la loro focaccia, sarete delusi. Egoisticamente, il vero problema dell’Expo è la troppa gente: ma non potevate andare tutti al mare e lasciarmelo visitare da solo, o al limite con uno o due bus di universitarie svedesi? Quasi tutte le nazioni hanno scelto di mostrare i loro prodotti primari: l’agricoltura la fa da padrona. L’unico stand desolatamente vuoto è quello della pomposa “associazione internazionale degli agronomi”, che non se li fila nessuno. Chissà cosa hanno speso per quello spazio… si vede che i fondi non mancano.
La cosa che ho trovato più interessante è l’esposizione, in vari stand, delle serre idroponiche. Credevo fossero una roba da libri di fantascienza, invece esistono ed è possibile mettersele in casa, senza terra e riciclando l’acqua, a impatto zero con un bel pannello solare che regola temperatura, luce e umidità. Il bello di queste serre è che lì dentro è sempre la stagione giusta, e puoi avere insalatina fresca tutto l’anno, pomodori e peperoni. Non male, ne voglio una, e ho scoperto che in rete ci sono i progetti per auto-costruirsela. Ne facciamo una?
La nostra visita finisce alle 17: lo smartphone ci dice che abbiamo percorso quasi 20 chilometri a piedi, ma non li sento. Sarà il panettone lituano pieno di zuppa di funghi? Se non volete fare code, se non vi piace camminare, state a casa. Ma se siete gente curiosa, non perdetevelo.