Elisa, Enrico, Martina e Claudio sono i nostri Campionissimi
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Maurizio Iappini - m.iappini@ilnovese.info  
11 Dicembre 2015
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Elisa, Enrico, Martina e Claudio sono i nostri Campionissimi

La passione per la corsa non conosce frontiere. È il caso della onlus “I campionissimi” che ha portato a Roma alla “Run for Autism” quattro dei suoi ragazzi. Accompagnati da sette “angeli custodi”, Enrico, Claudio, Elisa e Martina hanno provato l’ebbrezza di gareggiare nella kermesse nazionale

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NOVI LIGURE – La passione per la corsa non conosce frontiere. È il caso della onlus “I campionissimi” che ha portato a Roma alla “Run for Autism” quattro dei suoi ragazzi. Accompagnati da sette “angeli custodi”, Enrico, Claudio, Elisa e Martina hanno provato l’ebbrezza di gareggiare nella kermesse nazionale che ha richiamato quasi 2.500 persone per una quattro giorni cha ha fatto capire a tutti come si possa fare sport in ogni situazione. “Esperienza unica, che ti riempie il cuore e ti dà soddisfazioni”, spiega Pilar Gaggero, presidente della onlus novese, una delle anime della trasferta romana e referente con la sua associazione del progetto Filippide che ambisce a inserire nello sport i ragazzi autistici.

A Roma, ospiti del centro Giulio Onesti, i novesi hanno vissuto un’esperienza assimilabile a quella di un villaggio olimpico, frequentando momenti comuni anche con atleti di altre discipline e responsabilizzandosi lontano dalle proprie famiglie. Gite per la città, spettacoli teatrali e vita comune sono state le chiavi per vivere l’evento ma il clou si avuto con la corsa che prevedeva due distanze, la 2,5 chilometri e la 10: alla prima hanno partecipato Claudio, Elisa e Martina mentre Enrico ha gareggiato nella 10 chilometri e il suo sguardo sul traguardo dovrebbe essere uno dei simboli dell’iniziativa.

Ideali angeli custodi del ragazzo che si è migliorato sui 10 chilometri, Antonio Mascia e Vincenzo La Camera e tocca a quest’ultimo spiegare cosa abbia significato l’esperienza romana: “Dopo l’arrivo Enrico mi ha chiesto se aveva vinto e gli ho detto di sì perché si può vincere anche senza arrivare primi. Lui si è migliorato, ha corso per dieci chilometri consecutivi nonostante abbia poche sedute di allenamento nelle gambe, ma soprattutto si è divertito perché le gioie che sanno darti questi ragazzi difficilmente le ho mai provate”. 

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