“Inquinamento colposo”, in quattro condannati a due anni e sei mesi
Due anni e sei mesi per inquinamento colposo (e non doloso, come era nell'ipotesi di accusa), a quattro dirigenti di Ausimont e Solvay per l'emergenza cromo. Deluse le parti civili presenti alla lettura della sentenza. Riconosciuto il risarcimento del danno a Comune e ministero dell'Ambiente e ad una ventina di cittadini o lavoratori. Solvay annuncia il ricorso
Due anni e sei mesi per inquinamento colposo (e non doloso, come era nell'ipotesi di accusa), a quattro dirigenti di Ausimont e Solvay per l'emergenza cromo. Deluse le parti civili presenti alla lettura della sentenza. Riconosciuto il risarcimento del danno a Comune e ministero dell'Ambiente e ad una ventina di cittadini o lavoratori. Solvay annuncia il ricorso
La condanna è arrivata per l’articolo 449 del codice penale, disastro colposo, appunto, nella cui fattispecie rientra l’avvelenamento delle acque, contestato a chi ha diretto lo stabilimento prima Montedison, poi Ausimont e, dal 2002, Solvay. Colposo e non doloso, non ci sarebbe stata, cioè, l’intenzionalità di creare un danno ambientale.
“E’ un graffio e non una ferita profonda”, è stato uno dei commenti raccolti subito dopo la sentenza letta dal presidente della Corte d’Assise, il giudice Sandra Casacci.
E’ decaduta, invece, l’ipotesti di reato di omessa bonifica. Al termine di tre anni di procedimento giudiziario, quattro anni di inchiesta e una cinquantina di udienze sono stati condannati Francesco Boncoraglio, ressponsabile della funzione ambiente dello stabilimento; Luigi Guarracino, direttore di stabilimento di Spinetta fino all’ingresso dell’attuale direttore Stefano Bigini; Giorgio Carimati, responsabile tecnico ambiente e sicurezza per il gruppo Solvay; e Giorgio Canti, dirigente Ausimt, poi Solvay.
Assolti per non aver commesso il fatto Carlo Cogliati, Bernard De Laguiche, Pierre Jacques Joris; reato estinto per Giulio Tommasi, l’unico imputato che ha presenziato alla lettura della sentenza e a molte udienze del processo.
A carico dei condannati saranno anche le spese processuali e il risarcimento dei danni, in solido tra loro e anche con il responsabile civile Solvay Speciality Polymers Italy, nei confronti delle parti civili ammesse. La somma più cospicua, ma ancora da quatificare, va al ministero dell’Ambiente (100 milioni di euro era la richiesta iniziale); al comune di Alessandria saranno risarciti 50 mila euro, contro i 160 mila richiesti; 25 mila euro vanno alle associazioni Legambiente, Wwf, Cgil e Medicina Democratica; 10 mila euro all’associazione Pro Natura; 10 mila euro ad alcune parti civili, cittadini ed ex dipendenti. Ma non tutti sono stati ammessi al risarcimento.
Una sentenza che non scontenta nessuno e che, forse, voleva mettere il riconoscimento del danno in evidenza, rispetto alla pena inflitta. Ma nel, contempo, non fa cantare vittoria la pubblica accusa.
“Siamo delusi”, dicono i lavoratori e i familiari che hanno assististo all’ultima udienza. Una decina quelli presenti ad ogni appuntamento con la giustizia. Ieri ce ne erano circa venti.
Lino Balza di Medicina Democratica parla di “sentenza deludente e preoccupante. Deludente per le parti civili vittime dell’ecocidio che esigeva condanne e risarcimenti severi. Preoccupante per gli abitanti della Fraschetta, consapevoli che soltanto una costosissima bonifica del territorio potrà scongiurare un futuro di indagini epidemiologiche con sempre più morti e malattie. Deludente e preoccupante anche per le innumerevoli comunità italiane che proprio dalla Magistratura di Alessandria attendevano una coraggiosa inversione di tendenza alle sentenze (Eternit, Thyssenkrupp, Bussi, ecc.) che hanno scandalizzato l’universo ecologista e aperto un vasto dibattito sulla Giustizia in materia ambientale per la loro sostanziale impunità tramite la derubricazione dei reati dal pesante dolo alla lieve colpa e le prescrizioni, per non dire delle assoluzioni”.
Annuncia il ricorso in appello il nutrito pool di avvocati Solvay: “Per quanto riguarda la condanna di alcuni suoi dipendenti per il reato di disastro ambientale è stato escluso il dolo e ritenuta soltanto l’ipotesi colposa. Ciò nondimeno Solvay Specialty Polymers Italy SpA ritiene ingiustificata tale condanna colposa e ribadisce la fiducia nell’operato dei propri manager che assisterà in appello per vedere riconosciuta la loro completa estraneità da ogni forma di addebito e la correttezza della gestione del sito”.
Anche il direttore di Confiundustria Fabrizio Riva si esprime sulla sentenza: “Riteniamo che la sentenza, disattendendo in grande parte le tesi accusatorie, abbia, tra l’altro, tenuto in considerazione che Solvay è una azienda che opera con responsabilità ed ha dimostrato impegno con rilevanti sforzi sia sul piano tecnico che economico per assicurare la sostenibilità ambientale delle sue produzioni.
Solvay è una importante realtà produttiva della provincia di Alessandria, lo stabilimento di Spinetta Marengo è oggi un sito produttivo di punta, tecnologicamente avanzato, con significative esportazioni di prodotti in tutto il mondo e con rilevanti ricadute positive sia sul piano occupazionale che economico sul territorio alessandrino”.