Terzo Valico e amianto, battaglia a colpi di ricorsi
Continua ad essere irto di ostacoli il percorso del Terzo Valico dei Giovi. Le modalità di rilevamento dell'amianto nelle rocca da scavo hanno portato a uno scontro in tribunale tra Cociv, che ha presentato ricorso al Tar del Lazio, e Arpa. Appoggiata dai sidnaci del territorio, la Regione Piemonte, da cui dipende Arpa, ha deciso di presentare un controricorso
Continua ad essere irto di ostacoli il percorso del Terzo Valico dei Giovi. Le modalità di rilevamento dell'amianto nelle rocca da scavo hanno portato a uno scontro in tribunale tra Cociv, che ha presentato ricorso al Tar del Lazio, e Arpa. Appoggiata dai sidnaci del territorio, la Regione Piemonte, da cui dipende Arpa, ha deciso di presentare un controricorso
Motivo del contendere, le modalità di rilevamento dell’eventuale presenza di amianto nelle rocce di scavo. Il protocollo di analisi (vale a dire la metodologia da usare per vedere se le terre di scavo contengono amianto, e in quale quantità) predisposto dal Cociv non ha soddisfatto l’Arpa, che hanno ottenuto dal ministero l’imposizione di un protocollo più accurato.
Il Cociv ha però fatto ricorso al Tar del Lazio e la Regione Piemonte, da cui dipende l’Arpa, ha deciso di fare controricorso.
Il tema è fondamentale non solo per la salute dei lavoratori impiegati nella realizzazione dell’opera e dei cittadini dei territori interessati, ma anche anche per le conseguenze sui costi di costruzione. Una presenza di amianto troppo alta fa vacillare se non crollare il conto economico predisposto per la realizzazione.
In base al protocollo proposto dalla Regione, che propone un rilevamento più accurato e puntuale, e quindi più costoso, è più probabile che le terre di scavo risultino contenenti amianto oltre il limite di legge per essere conferite in discarica. La normativa vigente stabilisce che, per l’utilizzo dei materiali da scavo come sottoprodotti, il rispetto dei requisiti di qualità ambientale è garantito quando il contenuto di amianto all’interno dei materiali da scavo sia inferiore al valore limite di 1g/Kg. Oltre questo limite, le terre di scavo diventano rifiuti speciali da smaltire in opportune discariche per rifiuti pericolosi. Discariche che sono in Germania, a che fanno salire i costi di smaltimento da 5 euro a 250 euro per tonnellata. Basta fare due conti: le terre di scavo, per il tunnel completo, dovrebbero ammontare a ben 14 milioni di metri cubi… il conto finale potrebbe variare di qualche miliardo di euro!
Venerdì scorso presso il Comune di Novi Ligure si è tenuta una riunione dei Sindaci dei territori alessandrini interessati dai lavori. La decisione presa è stata quella di appoggiare il ricorso della Regione, dando mandato all’ufficio legale della Provincia di Alessandria di verificare con il competente ufficio regionale le modalità di questo appoggio.
“Tutti i comuni della zona hanno fatto proprie le preoccupazioni dell’Arpa e appoggiano il ricorso contro la decisione del Tar, e hanno deciso di agire in un percorso comune”, ha dichiarato il Sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere.
Percorso comune da cui però si è voluto distinguere il comune di Arquata, che ha dato mandato al suo legale di avviare “in solitudine” un analogo ricorso verso il Tar del Lazio.
Il tema per i comuni è probabilmente anche economico: un ricorso verso il tar ha dei costi, che con l’appoggio all’ufficio legale della Provincia non graverebbero sulle casse comunali, già sofferenti. In termini percentuali, questo ricorso peserebbe molto sulle casse dei comuni più piccoli, con bilanci conseguenti.