Don Luigi, Don Piero, Elsa e Francesco fra i Giusti
La storia dei giorni terribili delle persecuzioni e della deportazione è fatta di ombre terribili, ma anche di qualche luce. Ad esempio le storie di don Luigi Mazzarello, di don Emanuele Levrero, dei coniugi Francesco e Elsa Garofalo, che sono stati inseriti nellelenco dei Giusti tra le Nazioni
La storia dei giorni terribili delle persecuzioni e della deportazione è fatta di ombre terribili, ma anche di qualche luce. Ad esempio le storie di don Luigi Mazzarello, di don Emanuele Levrero, dei coniugi Francesco e Elsa Garofalo, che sono stati inseriti nell?elenco dei ?Giusti tra le Nazioni?
I campi di concentramento non furono fatti solo dai nazisti: in Italia operarono 20 campi e le vittime italiane furono circa 50 mila. Un episodio terribile fu quello della Benedicta: un rastrellamento messo in opera dalle forze tedesche che portò – tra l’altro – alla deportazione di 350 ragazzi, di cui 140 trovarono la morte nei lager nazisti.
La storia dei giorni terribili delle persecuzioni e della deportazione è fatta di ombre terribili, ma anche di qualche luce. Ad esempio le storie di don Luigi Mazzarello, di don Emanuele Levrero, dei coniugi Francesco e Elsa Garofalo, che sono stati inseriti nell’elenco dei “Giusti tra le Nazioni”, la più alta onorificenza che Israele riconosce a quanti hanno messo a rischio tutto pur di aiutare ebrei a scampare alla deportazione.
Don Luigi Mazzarello era rettore del Santuario della Rocchetta di Mornese e nel periodo tra l’estate 1943 e la primavera 1945 ospitò e nascose quattro ebrei nella cripta della sepoltura dei marchesi Spinola di Lerma, posta sotto la chiesa. In quel periodo per ben tre volte la chiesa fu perquisita da militari fascisti e tedeschi ma gli ebrei non vennero trovati, e riuscirono così ad avere salva la vita.
Don Emanuele Levrero fu parroco di Carrosio dal 1976 al 1999. Durante i tempi della deportazione don Levrero era il giovane parroco della parrocchia di San Bartolomeo, a Sampierdarena, e anche lui nascose decine (ma c’è chi dice centinaia) di ebrei nella cantina della chiesa, nella cabina di proiezione del cinema dell’oratorio, nella soffitta. Ma non si limitava a tenerli nascosti: organizzava per loro anche una via di fuga, imbarcandoli sulle navi che dal porto di Genova salpavano per l’America. Finita la guerra don Levrero tenne a lungo il suo segreto, fino a quando grazie ai ricordi dei parrocchiani venne alla luce il suo operato.
Francesco Garofalo era podestà del piccolo comune di Grognardo, vicino ad Acqui Terme. Nel 1943 la famiglia ebrea genovese degli Urman era sfuggita miracolosamente alla deportazione, e incontrò casualmente mentre cercava di fuggire il giovane Gabriele Garofalo, figlio di Francesco. Il diciassettenne, capita la gravità della situazione, invitò la famiglia a seguirlo a Grognardo, dove il padre e la madre decisero di aiutarli, facendoli passare per loro parenti e ospitandoli fino al termine del conflitto. Anche loro sono stati inseriti nell’elenco dei Giusti.
Sono 525 gli italiani che sono stati insignii dell’onoreficenza di “Giusti tra le Nazioni”. E bene però sapere che l’Italia non “subì” le leggi razziali, ma ne fu promotrice a fianco della Germania. Le tante persone che si opposero a quelle folli decisioni, permettono a tutti noi di guardare a quel passato – ma anche al futuro – con un po’ meno di vergogna.