Il piatto piange… e anche i lavoratori delle mense. Angem: “riapriamo le trattative”
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Il piatto piange… e anche i lavoratori delle mense. Angem: “riapriamo le trattative”

Lavoratori e sindacati (Cgil, Cisl e Uil) incrociano le braccia per avere qualche risposta sulla contrattazione "ferma da tempo immemore" e che viaggia sull'incertezza dei cambi di appalto, senza lasciare garanzie ai dipendenti di mense di ospedali e scuole. Dall'associazione nazionale Ristorazione collettiva: "riapriamo le trattative"

Lavoratori e sindacati (Cgil, Cisl e Uil) incrociano le braccia per avere qualche risposta sulla contrattazione "ferma da tempo immemore" e che viaggia sull'incertezza dei cambi di appalto, senza lasciare garanzie ai dipendenti di mense di ospedali e scuole. Dall'associazione nazionale Ristorazione collettiva: "riapriamo le trattative"

 PROVINCIA – Hanno incrociato le braccia. Ed è già il terzo sciopero del settore della Ristorazione collettiva, ovvero mense di ospedali e scuole. E non sarà nemmeno l’ultimo, “se le cose non cambiano”. Nella mattinata di ieri, venerdì 5 febbraio, lavoratori e sindacati (Cgil, Cisl e Uil) si sono riuniti in presidio in piazza Marconi ad Alessandria per far sentire la propria voce. “I nodi sui temi del cambio di gestione, permessi per riduzione orario di lavoro ed ex festività, flessibilità oraria e malattia, sui quali le controparti hanno avanzato proposte inaccettabili per il sindacato, porterebbero i lavoratori a situazioni di arretratezze sul piano delle tutele collettive e individuali”. Le organizzazioni sindacali – oltre a sottolineare lo stop del contratto nazionale da troppo tempo – sostengono la necessità di “nuova flessibilità, ma spostata sul lavoratore e non più sul datore di lavoro” ha spiegato Rosario Trupia della Uil Tucs.

Si tratta infatti di uno dei settori già più deboli, “che risentono dei tagli a livello nazionale sulla sanità per quanto riguarda ad esempio le mense ospedaliere, che sono ridotte ad un colabrodo”. Non stanno certo meglio quelle delle scuole: “qui c’è Aristor, che ha avuto un drastico calo dei pasti, perché molta gente è in arretrato con i pagamenti, che di conseguenza porta l’azienda ad una riduzione di ore e quindi di stipendio”.

Una questione importante che è rappresentativa di questo settore è quella dei “cambi di appalto”: per Aristor sarà nel 2018. Le ditte che si occupano di preparazione e distribuzione dei pasti dipendono dagli appalti. “Ma oggi almeno c’è una clausola di salvaguardia per la tutela dei dipendenti nel passaggio da una azienda all’altra. Ora sembra che le associazioni della Ristorazione Collettiva vogliano eliminare anche questa formula di garanzia per il lavoratore”. E i sindacati dicono “No”.

Così se da un lato l’unica ad aver proseguito sulla strada del rinnovo contrattuale è Federalberghi, “da Federdistribuzione nulla e oggi molti lavoratori non sappiamo nemmeno sotto quale contratto stiano continuando la propria attività” spiega Trupia. A rispondere subito a questa forma di protesta è l’Angem, associazione nazionale delle Aziende di Ristorazione Collettiva: “Lo sciopero indetto oggi ha registrato un’adesione sicuramente inferiore a quanto previsto dagli Organizzatori. Per il bene delle lavoratrici e i lavoratori della ristorazione collettiva, le Organizzazioni Sindacali tornino al tavolo per definire un contratto di lavoro capace di rispondere, finalmente, alle esigenze del mercato e del settore”.

La richiesta è quindi di riaprire le trattative sindacali, visto che Angem “ha ascoltato e accolto molte delle richieste delle organizzazioni sindacali ma non condivide le istanze che hanno portato allo sciopero e che, se applicate, renderebbero irreversibile una situazione già critica, di fatto peggiorando la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori, oltre allo stato delle aziende” come ha spiegato Carlo Scarsciotti, Presidente Angem. Che sottolinea anche come “le parti datoriali, infatti, non hanno mai sollevato dubbi sulla clausola sociale nei cambi appalto e continuano a garantire ai lavoratori il passaggio dalle aziende uscenti a quelle subentranti, con l’eccezione -così come avviene oggi- delle figure che hanno ruoli di responsabilità”.

Altro punto è quello delle “32 ore di ex festività, che rimangono a totale disposizione dei lavoratori, e le ore di Riduzione dell’Orario di Lavoro (ROL)”. Queste ultime, introdotte con il preciso obiettivo di conciliare le esigenze private con l’attività professionale delle lavoratrici e dei lavoratori, “non sono paragonabili ai giorni di ferie né tantomeno a una forma di salario aggiuntivo; per questo, la proposta avanzata da Angem è che, nel caso di non utilizzo, le ROL decadano”. Infine, Angem conferma di avere aperto alla richiesta degli aumenti retributivi: “le lavoratrici e i lavoratori del settore sono senza contratto ormai da lungo tempo e comprendiamo la richiesta di un aumento salariale. Richiesta che abbiamo accolto, ma a fronte di un incremento di maggiore flessibilità, come peraltro definita nella riforma del modello contrattuale di Cgil, Cisl e Uil” ha precisato il presidente Scarsciotti. “Abbiamo, inoltre, mantenuto invariati buona parte degli istituti contrattuali tra i quali la quattordicesima -eliminata in molte altre formule di retribuzione- e gli scatti di anzianità. Ma saremmo irresponsabili a promettere più di quanto a disposizione”. Le aziende della Ristorazione Collettiva “lavorano quasi esclusivamente attraverso appalti pubblici che oggi vivono una forte contrazione. E i sindacati, consapevoli inoltre di quanto duramente sia stato colpito il settore dalle ultime spending review, devono dare prova di responsabilità, riconoscendo la situazione in cui oggi il mercato ed il settore versano e accettando le proposte da noi avanzate”. Queste le proposte.

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