Morto Carmi, re dell’astrattismo. Sua la Cheirasca che ispirò Eco
Eugenio Carmi è stato uno dei protagonisti della scena artistica internazionale. Il suo nome è legato alla tenuta Cheirasca, a Gavi. Ledificio fino ai primi anni Ottanta fu un luogo di incontro di grandi artisti e personaggi della cultuara. Tra loro Eco, che si sarebbe ispirato anche alla Cheirasca per ambientare Il nome della rosa
Eugenio Carmi è stato uno dei protagonisti della scena artistica internazionale. Il suo nome è legato alla tenuta Cheirasca, a Gavi. L?edificio fino ai primi anni Ottanta fu un luogo di incontro di grandi artisti e personaggi della cultuara. Tra loro Eco, che si sarebbe ispirato anche alla Cheirasca per ambientare ?Il nome della rosa?
GAVI – È stato uno dei maggiori esponenti dell’astrattismo italiano. È morto martedì l’artista Eugenio Carmi, alla vigilia del suo 96esimo compleanno. Nato a Genova nel 1920, Carmi nel 1938 si trasferì in Svizzera per sfuggire alle leggi razziali. Alla fine della guerra rientrò in Italia per studiare pittura a Torino con il maestro Felice Casorati. Pluripremiato, è uno dei pochissimi italiani a figurare nel catalogo 2016 del Moma, il Museum of Modern Arts di New York. Tra le sue caratteristiche la lunga esperienza di grafico che ha impostato tutta la sua ricerca pittorica. Carmi fu responsabile dell’immagine dell’Italsider negli anni del boom. Ma esplorò anche l’arte elettronica e il cinema sperimentale, diventando protagonista della scena artistica internazionale.
Il nome di Carmi è legato al territorio novese per la tenuta Cheirasca, a Gavi. L’edificio fino ai primi anni Ottanta fu un luogo di incontro di grandi artisti. Proprietario era proprio Eugenio e uno dei suoi più grandi amici era Umberto Eco, il quale si sarebbe ispirato anche alla Cheirasca per ambientare “Il nome della rosa”.
Costruita nel Seicento dalla nobile famiglia novese dei Ricchini, alla tenuta della Cheirasca trovava posto sia una parte padronale, sia una parte adibita a rustico e a filanda, sia una chiesetta dedicata alla Madonna della Salute. Una parte della costruzione, che comprende un centinaio di stanze, era servita per le vacanze estive di studenti benedettini, che trovavano ricovero nelle cellette numerate (le stesse che Eco avrebbe descritto nel suo romanzo).
Nel 1872 la fattoria passò ai Romanengo di Genova che la cedettero a un agente di cambio, tal Folz, e successivamente da lui a tal Ottonello. La proprietà nel 1935 arrivò ai Carmi. Buen retiro della famiglia genovese, nel 1988 l’edificio fu venduto a una società milanese e trasformato in albergo e ristorante (“L’ora canonica”).
Da lì in poi un lento declino. La settimana scorsa è andata deserta la terza asta indetta per la vendita dell’edificio, a seguito del fallimento della società incaricata di costruire alla Cheirasca una beauty farm con annesse decine di villette. Ora l’immobile versa in condizioni critiche, con il tetto parzialmente crollato, e la strada di accesso è stata trascinata via dall’alluvione del 2014.