Siti inquinati, sono ben 165 in provincia
Sono 165 siti inquinati in Provincia di Alessandria: uno ogni 21 kmq, o se preferite uno ogni 2500 abitanti. Non è facile cercare di fare il punto della situazione, distinguere tra siti inquinati da anni, e nuovi inquinamenti, tra siti già bonificati e siti dimenticati
Sono 165 siti inquinati in Provincia di Alessandria: uno ogni 21 kmq, o se preferite uno ogni 2500 abitanti. Non è facile cercare di fare il punto della situazione, distinguere tra siti inquinati da anni, e nuovi inquinamenti, tra siti già bonificati e siti dimenticati
Sempre meglio partire dai dati. I comuni in provincia che hanno l’onore di ospitare siti contaminati sono ben 46, cioè uno su 4. Se ogni sito contaminato vale una stelletta, il comune che se ne appende di più è Alessandria, che ne conta ben 28. Al secondo posto si piazza Tortona con 13 stellette, seguito sul gradino più basso di questa non invidiabile podio da Casale Monferrato. Acqui Terme, terra di buon vino e di acque salubri, porta a casa 9 stelle, davanti a Novi che ne conta “solo” 8. Situazione critica anche a Arquata e Serravalle, che hanno 6 siti inquinati a testa. Ovada tra i centri zona è quello che se la cava meglio, con solo 3 siti segnalati.
La suddivisione per zone ci restituisce una lettura forse più significativa: la zona di Alessandria conta 45 siti, seguita dal novese con 28, tortonese con 25. La zona di Casale ha 20 siti segnalati, davanti all’acquese (14), ovadase (6) e valenzano (3).
La sola indicazione del numero dei siti inquinati non è sufficiente, occorre considerare anche la loro dimensione.
L’area inquinata più grande è quella delle ex discariche “Fallita” e “Pulcianetta” a Castellazzo Bormida. Qui all’incontro tra Bormida e Orba negli anni ’80 sono stati interrati fusti tossici, e la superficie contaminata vale 800mila metri quadrati. Per chi non è pratico con le misure, parliamo di un’area pari a quella di 115 campi da calcio.
La zona della Pedaggera, a Capriata, è al secondo posto con i suoi 349mila metri quadrati. Serravalle è probabilmente il comune che ha la maggior quantità di superficie contaminata: 277mila mq sono stati inquinati dai metalli pesanti emessi dalla KME, 60 mila dall’ex Ecolibarna, 15mila dalla Soris che si occupa di produrre acido solforico dai rifiuti.
Ma quali le cause di una simile concentrazione di inquinamento? A parte i drammatici lasciti della vicenda Ecolibarna a Serravalle, Capriata, Carbonara e Tortona, e i residui della stagione dei veleni degli anni ’80 in cui ogni buco veniva riempito di fusti tossici e qualunque porcheria raccolta da ogni angolo d’Europa, sono molteplici le cause dell’inquinamento.
Perfino gli impianti cosiddetti sportivi sono stati la causa di inquinamenti notevoli, come a Bistagno dove il “tiro a volo” ha permesso di raggiungere livelli di inquinamento da piombo nei terreni vicini che arrivano a 5 chili per metro quadrato.
Vecchi serbatoi interrati pieni di veleni spuntano un po’ ovunque: ad Arquata, 12 anni fa, durante i lavori di ricostruzione del ponte sulla Scrivia danneggiato dalla piena, venne riscontrata nel terreno la presenza di olio combustibile “surnante”, un termine tecnico per descrivere il fatto che bastava fare un buco per terra, che subito si riempiva di petrolio proveniente dal vicino deposito della Erg.
Gran parte dell’inquinamento di oggi risale a situazioni pregresse, di tempi in cui le norme ambientali erano praticamente inesistenti ed era normale che un’attività produttiva contaminasse per sempre, e pesantemente, il suolo su cui operava.
Da un lato occorre concentrarsi sulla bonifica, dall’altro impedire che si ripetano situazioni simili, come sta accadendo con i recenti casi di furti di carburante che lasciano fuoriuscire nel terreno migliaia di litri di sostanze inquinanti.