Cgil: è ancora crisi nel mondo del lavoro. Serve “nuova vita ai diritti”
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Cgil: è ancora crisi nel mondo del lavoro. Serve “nuova vita ai diritti”

La proposta di un nuovo Statuto dei Lavoratori arriva dalla Cgil con la presentazione di una Carta dei diritti aggiornata e una raccolta firme per un disegno di legge di iniziativa popolare. Una proposta che si contrappone allo "smantellamento dei diritti sul lavoro" del Jobs Act. Aumentano le aziende che chiudono e anche a livello occupazionale non si riscontrano grandi miglioramenti

La proposta di un nuovo Statuto dei Lavoratori arriva dalla Cgil con la presentazione di una Carta dei diritti aggiornata e una raccolta firme per un disegno di legge di iniziativa popolare. Una proposta che si contrappone allo "smantellamento dei diritti sul lavoro" del Jobs Act. Aumentano le aziende che chiudono e anche a livello occupazionale non si riscontrano grandi miglioramenti

 LAVORO – Se il mondo del lavoro cambia nel tempo, “anche la Carta dei diritti del lavoro deve andare al passo con i tempi”. Così la Camera del Lavoro (Cgil) di Alessandria ha presentato il progetto di legge di iniziativa popolare con raccolta firme in tutto il territorio provinciale per dare vita ad un Nuovo Statuto dei Lavoratori. L’ultima Carta dei diritti universali del lavoro è del 1970: “va cambiata, va adeguata ai tempi, alle nuove forme del lavoro precario…insomma deve riportare al centro il lavoro e il lavoratore”. L’iniziativa nasce come risposta e proposta “costruttiva” allo smantellamento dei diritti operato dal Jobs Act.

“Con la globalizzazione – spiega il segretario generale Cgil, Tonino Paparatto – il lavoratore è diventato imprenditore di se stesso. Questo modello non ha funzionato. Anzi, ha fatto crescere la precarietà del lavoratore, senza nemmeno garanzie sociali”. Fino al 19 marzo si svolgerà quindi una consultazione degli iscritti Cgil per prendere parte a questa campagna, “che speriamo possa coinvolgere però non solo i lavoratori e gli iscritti alla Camera del Lavoro, ma anche tanti cittadini e il mondo politico”. L’obiettivo è quindi quello di raccogliere un numero di firme di gran lunga superiore a quello richiesto dalla proposta di legge di iniziativa popolare. “Il tuo punto di vista, un punto di svolta” è lo slogan delle assemblee che si terranno ad Ovada il 2 marzo alle ore 15 al salone Coop, a Casale Monferrato il 3 marzo al salone Tartara, a Novi Ligure il 9 marzo al dopolavoro ferroviario, a Tortona il 10 marzo nella sala comunale, a Valenza il 14 marzo alle ore 18 al centro comunale di cultura, ad Acqui Terme il 15 marzo alle ore 15 alla Camera del lavoro e infine ad Alessandria il 16 marzo alle 10 con un convegno alla presenza di Claudio Treves.

Il perché di questa nuova carta è spiegato dalla crisi che non si decide ad arrestarsi, sia a livello nazionale che sul territorio della provincia alessandrina. Alcune crisi sono state superate (come quella che ha visto protagonista la Michelin) ma ancora tante sono le grosse questioni aperte, come Ilva, Paglieri, Kme e Cerutti per le quali non si conoscono le prospettive contrattuali future. E ancora le difficoltà di settori come il metalmeccanico o il mondo dell’edilizia. Una crisi che sta ancora nei numeri, con valori ancora molto elevato di ricorso alla cassa integrazione. “leggera flessione rispetto allo scorso anno, ma dovuta anche ai criteri più restrittivi nel concederla” spiega la responsabile del mercato del lavoro della Cgil, Daniela Migliani. Un -15% di ore autorizzate rispetto al 2014, che si traducono in una diminuzione della cassa integrazione ordinaria, ma di un aumento della Straordinaria, “legata a cessazioni di attività, crisi aziendali, riorganizzazioni e procedure concorsuali”. E la parte del leone nel ricorso a questo ammortizzatore sociale lo fa il settore metalmeccanico che rappresenta il 25% del totale.

Specchio di una crisi delle imprese non ancora svanita è il numero (dati di stock) delle aziende che chiudono: si passa da 44.766 imprese registrate nel 2014 a 44.432 a fine 2015, con una diminuzione di 334 unità, ovvero uno 0,7%. In coerenza con questi dati ci sono quelli del settore occupazionale: “i dati sono regionali e non sono ripuliti delle cessazioni di attività, ma segnano un incremento anche abbastanza netto dei contratti a tempo indeterminato grazie agli sgravi fiscali da parte del Governo (che non trasformano quindi le posizioni lavorative già esistenti), così come una crescita dei voucher”. Quasi 9 milioni e mezzo di voucher venduti nell’intera regione Piemonte: “questa è la forma più subdola, senza diritti per i lavoratori” hanno spiegato dal sindacato. La risposta della Cgil è quindi di dare un piano dei diritti con questa nuova carta: 97 articoli, divisi in tre Titoli, cioè in tre parti. La prima sui diritti fondamentali, tutele e garanzie che si riconoscono nella costituzione; mentre le altre due sezioni fanno riferimento a quelle norme affinchè questi diritti non restino solo sulla carta delle discipline attrattive.

Sintomatico della “mancanza di tutele” sul posto di lavoro è il numero crescente della mortalità sul lavoro. A sostenerlo è Franco Armosino che definisce questo dato un “trend” della provincia alessandrina che si trova al 23esimo posto nel rapporto occupati caduti sul lavoro in Italia con 10 morti registrate nel 2015 in provincia. “Primi quindi in Regione e vicini a città non del Nord Italia”. “Un peggioramento delle condizioni di lavoro e dei lavori in appalto” queste alcune delle cause che portano ad avere “serie preoccupazioni per quale sarà il futuro a livello economico e produttivo del nostro territorio, di cosa resterà qui sul territorio” come precisa Anna Poggio. Oggi infatti la preoccupazione arriva sia “da chi un lavoro ce l’ha, anche se non sa ancora per quanto tempo”, sia “da chi non ce l’ha più e non ne trova un altro”. Questa carta dei diritti vuole rimettere al centro lavoro e lavoratore.

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